Sappiamo quanto lo spreco alimentare sia un problema, ne abbiamo parlato in diverse occasioni dal punto di vista ambientale ma, non meno importanti sono quello economico e, soprattutto, sociale. Una situazione peggiorata ancor di più dalla crisi pandemica. A lanciare l’allarme su questi temi è stata la FAO nel rapporto “The state of food security and nutrition in the world 2021”, pubblicato insieme a Unicef, Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), Programma alimentare mondiale delle Nazioni unite (Wfp) e Organizzazione mondiale della sanità (Who). Nel report viene infatti stimato che, nel 2020, circa un decimo della popolazione mondiale (fino a 811 milioni di persone) abbia sofferto la fame. Nel 2020 l’Istituto stimava anche che oltre 83 milioni di persone si sarebbero trovate ad affrontare l’insicurezza alimentare e nutrizionale causata dalla pandemia.

Eppure, sempre secondo un report FAO, ogni anno circa il 17% degli alimenti prodotti, 931 milioni di tonnellate (!), viene gettato nella spazzatura.

Dati allarmanti, che stanno portando, con sempre maggior frequenza, alla nascita di diverse iniziative a sostegno delle persone in difficoltà economica, che fanno fatica persino a fare la spesa. Tra queste vi è l’apertura dei cosiddetti “empori solidali”. Non sapete cosa sono o volete approfondire l’argomento? Siete nel posto giusto!

Cosa è un emporio solidale?

Gli empori solidali sono una sorta di “supermercati” in cui, però, i prodotti vengono messi a disposizione gratuitamente per coloro i quali si trovino in una situazione di difficoltà economica. Ciò che vi si può trovare viene raccolto attraverso, ad esempio, donazioni di privati e organizzazioni o, ancora, grazie a raccolte porta a porta, ma anche acquistati direttamente dagli empori. Sono oltre 1200 le imprese che collaborano con gli empori in qualità di “fornitori”.

Sul territorio nazionale l’apertura di questi luoghi si sta diffondendo a macchia d’olio, tanto che sono diciannove le regioni in cui è presente almeno un emporio solidale (dato al 2018)

Il primo, secondo il rapporto Empori solidali in Italia, realizzato da Caritas italiana e del Csvnet, ha visto la sua realizzazione nel 1997 a Genova. Ma fu solo nel 2008, con l’apertura degli empori Caritas, che questo fenomeno ha iniziato a diffondersi sempre più ampiamente. Pensate che, solo nel triennio 2016/2018, hanno visto la luce ben il 57% degli empori in attività alla data del report. Sempre secondo il report, a gestire queste attività sono quasi sempre organizzazioni no profit: per il 52% sono associazioni (in maggioranza di volontariato), per il 10% cooperative sociali, per il 35% enti ecclesiastici diocesani o parrocchie e per il 3% enti pubblici.

L’86% degli empori, oltre a mettere a disposizione prodotti alimentari, dedica poi ulteriori servizi ai beneficiari: come l’orientamento alla ricerca di lavoro, l’accesso a terapie familiari o, ancora, consulenze legali.

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Chi può fare spesa “gratis”

Per poter usufruire dei servizi messi a disposizione dagli empori bisogna rientrare in determinate categorie e rispettare alcuni requisiti, che si possono differenziare di regione in regione (o da emporio a emporio). In generale ad avere accesso a questi solidali supermercati, sono persone le cui condizioni di difficoltà vengono verificate producendo diverse documentazioni (come l’Isee), ma anche attraverso dei colloqui individuali. Una volta ottenuto l’accesso, le famiglie e le persone vengono poi fornite di tessere punti (assegnati in base alle condizioni economiche o alla composizione del proprio nucleo familiare) o sistemi simili per fare la propria spesa. Più dei tre quarti degli empori pongono un limite temporale di accesso, rinnovabile per almeno una volta.

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Dove si trovano gli empori solidali

Grazie al rapporto della Caritas italiana e del Csvnet, che ha mappato gli empori aperti al 2018, sappiamo che in Italia ci sono 178 empori e 20 erano in fase di avvio. A guidare la “classifica” delle regioni con maggior numero di empori c’è la Lombardia con 24, segue l’Emilia Romagna a 21, il Piemonte a 18 e il Veneto a 17.

Consultando il rapporto è possibile conoscere tutti i dettagli sulla posizione degli empori censiti.

Quali prodotti ci si possono trovare

Sugli scaffali di questi market si trovano in particolare alimenti di prima necessità non deperibili (pasta, legumi, biscotti e latte a lunga conservazione, e alimenti freschi, come frutta e verdura. Non troviamo però solo alimenti, ma anche prodotti per l’igiene personale e per la cura della casa o ancora, indumenti, giocattoli, libri e molto altro ancora.

Per quanto riguarda i prodotti alimentari, nella maggior parte dei casi, si tratta di eccedenze di cibo, che viene ridistribuito tra i diversi empori, rendendoli etici e sostenibili, in quanto non solo contribuiscono a contrastare la povertà e a ridurre gli sprechi alimentari, ma favoriscono anche lo sviluppo dell’economia circolare.

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