Al di là dei dati che mostrano l’avvio a riciclo dei rifiuti urbani o speciali, che dopo essere stati trattati potrebbero poi rimanere fermi nei piazzali delle aziende anziché rientrare effettivamente sul mercato, uno degli indicatori più rappresentativi dell’economia circolare è il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo (Cmu).
Eurostat ha appena aggiornato al 2022 il dato relativo all’Ue nel suo complesso e ai vari Stati membri, documentando che solo l’11,5% delle materie prime impiegate nell’Unione europea proviene dal riciclo; dunque, l’88,5% dell’economia europea non è circolare, ma si alimenta consumando materie prime vergini.
Anche se la performance migliore è stata registrata nel 2018 e nel 2020 (11,6%), almeno il dato europeo risulta in timida crescita nell’ultimo anno (+0,1%), mentre quello italiano è in calo da due anni di fila ed è tornato a livelli che non si vedevano dal 2016.
Eurostat documenta infatti che in Italia proviene da riciclo il 18,7% delle materie prime impiegate, ovvero l’81,3% dell’economia nazionale non è circolare. Eppure tanto basta a garantire al Paese il cucchiaio di legno col quarto posto in classifica Ue, davanti a Francia (19,3%), Belgio (22,2%) e Paesi Bassi (27,5%).
«Il tasso più basso – aggiunge Eurostat – è stato registrato in Finlandia (0,6%), Romania (1,4%) e Irlanda (1,8%). Le differenze nel tasso di circolarità tra i paesi dell’Ue si basano non solo sulla quantità di riciclo in ciascun Paese, ma anche su fattori strutturali nelle economie nazionali».
Più nel dettaglio, nel 2022 il tasso di circolarità più elevato per tipologia di materiale è stato quello dei minerali metallici con il 23,9% (+0,6% rispetto al 2021), seguito dai minerali non metallici con il 13,7% (-0,1%), biomasse 10% (+0,6%) e materiali/vettori di energia fossile con il 3,2% (nessuna variazione).
Come migliorare? Prendendo a prestito le conclusioni del rapporto L’Italia che ricicla, pubblicato oggi, nel nostro Paese serve «un adeguato sostegno da parte dei decisori politici affinché vengano rimossi tutti gli ostacoli normativi, giuridici ed economici che ne frenano il pieno sviluppo».
L’articolo Eurostat, l’81,3% dell’economia italiana non è circolare: mai così male dal 2016 sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.