Alla commissione Petizioni del Parlamento europeo sono state presentate 4 petizioni incentrate sull’acciaieria ex Ilva di Taranto, col suo carico d’inquinamento che riversa in città.
Le quattro petizioni contestano il mancato allineamento del decreto “salva-Ilva” alla normativa europea, le mancate bonifiche, il mancato ottenimento del certificato di prevenzione incendi e il mancato rispetto della normativa sull’amianto nello stabilimento tarantino; da qui la richiesta di un’azione legale da parte della Commissione.
Come spiega il consigliere comunale tarantino Antonio Lenti ai microfoni di TotalEu production, l’agenzia europea di videonotizie con cui greenreport.it ha avviato una collaborazione editoriale, il «decreto ‘salva-Ilva’ che stabilisce l’immunità penale per i gestori dello stabilimento industriale è una sorta di bavaglio che impedisce alla magistratura di procedere per bloccare la produzione dopo un anno e tre mesi dall’emanazione non è stato fatto nulla, e chiediamo che la Commissione agisca per deferire il Governo italiano alla Corte di giustizia europea per crimini contro l’umanità».
La Commissione Ue ha invece adottato un approccio interlocutorio, affermando che l’esame della procedura d’infrazione europea – pendente da un decennio – è ancora in corso.
«La risposta della Commissione europea alle petizioni presentate all’Europarlamento europeo in merito al mancato adempimento alla normativa europea di alcune misure del Governo italiano, tra cui quella sullo ‘scudo penale’ per l’ex-Ilva, è oltraggiosa e offende i tarantini», commenta a TotalEu l’eurodeputata dei Verdi Rosa D’Amato.
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