Il poliuretano (PUR) è un materiale di cui non si può fare a meno, presente ovunque: dai materassi agli edifici, dalle scarpe alle pale eoliche. Eppure, sebbene lo si consideri quasi un miracolo della chimica per la sua versatilità, non si può ignorare il suo impatto devastante sull’ambiente. Molti prodotti in poliuretano, una volta giunti alla fine del loro ciclo di vita, finiscono bruciati o nelle discariche, e ciò rappresenta un problema significativo.

Il PUR è composto principalmente da derivati del petrolio, una risorsa non rinnovabile, e la sua produzione globale ha toccato i 26 milioni di tonnellate nel 2022, con previsioni di crescita a oltre 31 milioni nel 2030. Questa crescita è guidata soprattutto dalla domanda di schiume, che rappresentano il 60% del mercato.

Produrre poliuretano significa innescare una reazione chimica tra poliolo e isocianato, due sostanze derivate dal petrolio. Il problema principale è che rompere queste lunghe catene molecolari, nel tentativo di riciclare il materiale, è un processo complesso e costoso, e finora non molto diffuso su larga scala.

L’innovazione nella depolimerizzazione

Tuttavia, non tutto è perduto. Un team di ricercatori dell’Università di Aarhus ha ideato un nuovo metodo di depolimerizzazione del poliuretano. Questa tecnica si basa su un approccio chiamato acidolisi, già noto, ma qui utilizzato in modo innovativo: riscaldando la schiuma di poliuretano a 220°C insieme all’acido succinico, i ricercatori sono riusciti a separare i componenti principali del poliuretano – polioli e isocianati – in un singolo passaggio.

I polioli ottenuti hanno una qualità simile a quella dei materiali originali, e il solido rimanente può essere convertito in diamine, da cui si producono nuovi isocianati. Questo metodo ha un potenziale di recupero dell’82% del materiale originale e potrebbe rappresentare una svolta nel settore del riciclo delle schiume di PUR.

Ad ogni modo, il percorso verso un’economia circolare è ancora lungo. Le sfide riguardano non solo il costo e la complessità del processo di depolimerizzazione, ma anche la raccolta e la gestione logistica dei rifiuti di poliuretano. Inoltre, ogni produttore crea il proprio PUR con formule specifiche, complicando ulteriormente il riciclo su larga scala.

I ricercatori stanno continuando i loro esperimenti su altri tipi di poliuretano e studiano il possibile riutilizzo dell’acido impiegato nel processo. Solo il tempo dirà se questa innovazione potrà diventare la base per una gestione davvero sostenibile del poliuretano, ma è sicuramente un passo nella giusta direzione.

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Fonte: Aarhus University

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