I rifiuti da costruzione e demolizione sono in assoluto la maggiore frazione di rifiuti prodotti ogni anno nel nostro Paese – si tratta di circa 70 mln ton –, ma solo una parte di questi inerti viene effettivamente riciclata.

Stando ai dati ufficiali riportati dall’Ispra nel suo ultimo report sui rifiuti speciali, la percentuale di recupero in teoria è già al 78,1%, ma come spiega Legambiente nel Rapporto cave 2021, rispetto agli altri grandi Paesi europei «la produzione in Italia di aggregati riciclati e artificiali utilizzabili al posto di materiali da cava è molto ridotta», e i dati italiani riportati da Ispra «non sono credibili».

Nella pratica, infatti, quel 78,1% «indica solamente che questi rifiuti sono passati, e quindi sono stati registrati, in un apposito impianto. Si tratta quindi di materiali recuperati ma poi stoccati senza alcun reimpiego effettivo. Purtroppo la verità è che gran parte dei rifiuti da C&D non è dichiarata e viene ancora oggi abbandonata illegalmente sul territorio. Anche perché nelle statistiche ufficiali solo le imprese di una certa dimensione vengono incluse».

Di fronte ad un contesto con ancora tante criticità aperte, rappresenta dunque un’ottima notizia quella che arriva oggi da Assoporti – l’associazione delle Autorità di sistema portuale italiane (Adsp) – e Anpar, che riunisce i produttori di aggregati riciclati: le tue associazioni hanno infatti firmato un accordo volto a promuovere l’effettivo utilizzo di materie riciclate nelle attività di costruzione che si sviluppano all’interno dei porti italiani.

«Per la nostra associazione si tratta di una partnership strategica – dichiara il presidente di Anpar, Paolo Barberi – che ha l’obiettivo di promuovere progetti e sviluppare il mercato degli aggregati riciclati all’interno degli hub portuali del Paese, grazie alla condivisione di conoscenze, prodotti, servizi e tecnologie innovative, nonché attraverso un’azione di informazione e formazione che porrà le autorità portuali italiane all’avanguardia tra le grandi stazioni appaltanti europee, nell’attuazione delle politiche di economia circolare».

Più in particolare, con quest’accordo Anpar si impegna a supportare Assoporti nella diffusione delle migliori pratiche in termini di economia circolare, mettendo a disposizione delle Adsp le competenze tecniche delle proprie aziende per facilitare la comprensione delle possibilità e dei vantaggi derivanti dall’utilizzo di materiali provenienti da trattamenti di recupero e riciclo, nonché nell’identificazione di possibili soluzioni concrete, con specifico riferimento agli aggregati riciclati provenienti dal trattamento di rifiuti inerti.

Le due associazioni hanno concordato sull’opportunità di organizzare occasioni di informazione e confronto sui territori in modo da divulgare i vantaggi e gli aspetti ambientali positivi legati all’impiego di materie e prodotti secondari al posto di materie vergini.

Assoporti e Anpar condivideranno, inoltre, informazioni e proposte utili ad individuare possibili sinergie, azioni e programmi congiunti per il conseguimento degli obiettivi in termini di economia circolare.

«L’economia circolare è al centro delle azioni della portualità e con quest’accordo ci auspichiamo di rafforzare questo concetto fornendo una nuova opportunità a tutte le Adsp – conclude il presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri – I porti sono importanti infrastrutture del nostro Paese e ci auspichiamo che il documento di oggi favorisca ancora di più il necessario dialogo con incontri tecnici dedicati alla materia».

L’articolo Firmato l’accordo per promuovere l’uso di materiali riciclati nei porti italiani sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.