«L’agroecologia ricetta per un made in Italy che può diventare elemento importante nella strategia energetica del Paese e nella produzione di un cibo più sano e giusto». E’ partendo da qui che il IV Forum nazionale sull’Agroecologia Circolare di Legambiente chiede al nuovo Governo di destra di «Tenere alta l’attenzione sulle priorità che possono rendere l’agricoltura volano della transizione ecologica e l’intero comparto più competitivo e incisivo nello scenario globale attuale».

Il Cigno Verde ricorda che sono diversi i fronti su cui si gioca il futuro sostenibile del settore: «Da un lato, gli obiettivi riguardanti il biologico, garantendo una completa attuazione della legge recentemente approvata, la riduzione dell’uso della chimica di sintesi (secondo le indicazioni della Commissione europea, da tagliare del 62% entro il 2030), la salvaguardia del benessere animale e della biodiversità (con il 10% di aree agricole da destinare all’alta biodiversità entro il 2030); dall’altro, la riduzione delle emissioni climalteranti del comparto, degli input negativi legati all’agricoltura e alla zootecnia intensiva e il sostegno alle rinnovabili, coniugando innovazione tecnologica e produzione agricola di qualità.

Tra le priorità individuate da Legambiente, «La valorizzazione della filiera corta e delle comunità locali, un Piano nazionale strategico della PAC più in linea con le strategie UE, l’adozione del PAN (il Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari), l’approvazione della legge contro le agromafie, l’applicazione della legge sul biologico, norme più adeguate e uniformi per una realizzazione corretta e trasparente degli impianti a rinnovabili, in primis agrivoltaico, impianti a biometano e biogas».

Secondo Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente, «Bisogna ridurre l’impatto del settore sul clima e sulla perdita di biodiversità, rendendo il percorso verso la transizione non solo ambientalmente, ma anche socialmente ed economicamente sostenibile. Il made in Italy, in tal senso, può e deve diventare un pezzo importante sia della strategia energetica del Paese, per ridurre le emissioni e moltiplicare le rinnovabili, sia nella produzione di un cibo sano e giusto in un’ottica che non abbandoni le strategie europee. Dobbiamo farne un elemento incisivo contro la crisi ambientale e climatica e, al contempo, renderlo più competitivo a livello globale, unendo all’eccellenza l’innovazione e aumentando il livello dell’impegno sul biologico, apripista dell’intero sistema agroecologico nazionale».

Rispetto al concetto di sovranità alimentare, Legambiente chiede al Governo di «Valorizzare la filiera corta e le comunità locali, il biologico e le produzioni di qualità, evitando l’importazione di foraggio e mangimi dall’estero e lavorando per un made in Italy sempre più espressione delle eccellenze dei territori.  Sul tema energia. Bisogna conciliare agricoltura, produzione energetica e sostenibilità ambientale, favorendo impianti a biogas e biometano, promuovendo il fotovoltaico sui tetti dei capannoni agricoli e l’agrivoltaico, che, creando una sinergia tra produzione energetica e agricola, garantisce la coltivazione senza consumo di suolo ed emissioni inquinanti».

Sul fronte della PAC (Politica Agricola Comune), Il Cigno Verde fa notare che «il Piano Strategico Nazionale (PSN) – che pure incentiva il settore biologico – non risulta altrettanto strategico nel ridurre gli input negativi legati ad agricoltura e zootecnia intensiva, né prevede un eco-schema specifico sulla biodiversità: per Legambiente occorre alzare l’asticella dell’impegno, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e le Strategie Farm to Fork e Biodiversity al 2030, che prevedono entro il 2030 la riduzione del 50% di fitofarmaci, del 20% di fertilizzanti, del 50% di antibiotici utilizzati per gli allevamenti, il 25% di superficie agricola dedicata al biologico e il 10% di aree ad alta biodiversità nei campi agricoli».

Secondo l’associazione ambientalistya, è «Prioritario adottare il nuovo PAN (Piano per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari), la cui ultima stesura risale al 2014, scaduto nel 2019, adeguandolo agli obiettivi stringenti delle strategie europee in termini di riduzione dell’uso dei pesticidi.

Sebbene l’approvazione della legge sul biologico e i dispositivi previsti da PNRR e PAC diano impulso a una filiera strategica per tutto il comparto agroalimentare, occorre disporre degli strumenti per applicare la normativa, registrando il marchio biologico made in Italy, istituendo i biodistretti e adottando un Piano nazionale per lo sviluppo del settore. Oltre all’aumento dell’offerta, serve facilitare anche l’aumento della domanda di prodotti bio, con un maggiore coinvolgimento dei cittadini che ne accresca la consapevolezza di consumatori».

Per quanto riguarda la zootecnia, «Occorre lavorare in maniera sempre più scrupolosa per garantire il benessere animale, ridurre gli antibiotici negli allevamenti, puntare con determinazione sull’indipendenza mangimistica e sulla riduzione dei carichi emissivi del comparto che rappresentano i due terzi di quelli del settore agricolo. Importante lavorare a un marchio ombrello che rappresenti una garanzia per i consumatori e operare per una loro sensibilizzazione, affinché si riducano i consumi di carne nella dieta quotidiana, puntando sulla qualità.

Per la chimica in agricoltura, «Bisogna puntare a una riduzione del 62% dell’uso della chimica di sintesi entro il 2030, come richiesto dalla Commissione europea, e della quantità di concimi chimici utilizzati, alzando l’asticella dell’agricoltura integrata e puntando sull’aumento della sostanza organica nei suoli».

Occorre garantire un uso sostenibile delle risorse idriche in agricoltura, attraverso la realizzazione di piccoli invasi per trattenere le acque, l’adozione di pratiche colturali che aumentino la capacità di assorbire le piogge e trattenere umidità e nutrienti, il riutilizzo irriguo delle acque reflue depurate.

Infine, l’etica del cibo che richiede di garantire con forza i diritti dei lavoratori in ambito agricolo, contrastando il caporalato e approvando la proposta di legge contro le agromafie.

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, sottolinea che «E’ tempo di dare gambe, attraverso i decreti attuativi, alla legge sul biologico approvata lo scorso marzo dopo un’attesa di ben 13 anni e mettere in campo azioni che favoriscano anche la crescita della domanda di prodotti bio, oltre che l’offerta. Contemporaneamente, bisogna entrare sempre più nell’ottica di un’agricoltura multifunzionale in cui le rinnovabili, in primis agrivoltaico, impianti a biogas e biometano, possono giocare un ruolo strategico nello scenario attuale. Perché questo avvenga, però, vanno definite delle linee guida e scongiurati i preconcetti che potrebbero rallentarne lo sviluppo. È importante che il Governo approvi al più presto norme adeguate e uniformi, che permettano una realizzazione degli impianti corretta e trasparente, rendendo il settore agricolo protagonista oltre che della filiera del cibo anche della rivoluzione energetica».

Il Forum nazionale sull’Agroecologia Circolare riunisce i principali stakeholder del settore, tra aziende, consorzi, soggetti istituzionali e politici e assegna il Premio agli Ambasciatori dell’Agroecologia – Storie di amministrazioni e realtà rurali modello di buone pratiche,  esempi concreti e modelli presenti nei territori che ci fanno comprendere come la transizione ecologica sia già realtà: il riconoscimento, quest’anno, viene assegnato a Claudia Antonucci, Azienda olearia vinicola di Orsogna (CH); Valentina Avvantaggiato, sindaca di Melpignano (LE); Silvia Chirico, Tenuta Chirico di Ascea (SA); Rita De Padova, Fondazione Siniscalco Ceci Emmaus Foggia; Loredana Lucentini, Azienda agricola sotto il Poggio, Orbetello (GR); Fulvia Mantovani, Cooperativa Iris Bio, Calvatone (CR); Anna Nardi, Perlage Winery Farra di Soligo (TV); Serena Peveri, Azienda agricola Ciaolatte Borghetto, Noceto (PR); Edoardo Prestanti, sindaco di Carmignano (PO); Franco Vita, sindaco di Nepi (VT).

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