Tutti assolti perché “il fatto non sussiste”: si è chiuso così il processo sulle accuse di corruzione e turbativa d’asta per la gestione rifiuti – o meglio, per i servizi d’igiene urbana – nell’Ato Toscana sud. Adesso è ufficiale, anche se già a settembre il pm si era scusato in aula con tutti gli imputati.
Tutto nasce esattamente dieci anni fa, quando nel 2012 la partecipata pubblica Sei Toscana vinse la gara bandita dall’Ato sud, espressione diretta di 104 Comuni del territorio, aggiudicandosi una concessione ventennale a partire dal 2014. Fu una svolta: si trattava della prima gara pubblica per l’affidamento ad un unico gestore nell’Ambito territoriale ottimale (Ato) più vasto in Italia.
Nel 2016 partì però la maxi inchiesta, con grande clamore mediatico. Le aziende coinvolte vennero messe alla gogna – oltre a Sei Toscana anche Sienambiente, nella compagine societaria della prima e ancora oggi asset industriale fondamentale per la gestione rifiuti nel senese –, stimati professionisti come Marco Buzzichelli ed Eros Organni ostracizzati.
Oggi la sentenza del tribunale penale di Firenze è stata pronunciata oggi dal presidente del collegio davanti agli avvocati di Sei Toscana e Sienambiente, dopo oltre sei anni dal via. Decadono così le accuse nei confronti degli ex amministratori delle due società, Marco Buzzichelli e Eros Organni, relative ai presunti reati di corruzione e turbativa d’asta. A decadere con formula piena è anche l’accusa per responsabilità amministrativa ai sensi del decreto legislativo 231 nei confronti di Sei Toscana e Sienambiente di cui le società erano state imputate come conseguenza delle accuse mosse nei confronti degli allora amministratori delegati. Per Sienambiente e Sei Toscana cade totalmente anche la richiesta danni avanzata contro le stesse da Ato sud, che aveva citato le società quali responsabili civili nel processo penale.
«Sei Toscana e Sienambiente – dichiarano le due società in una nota congiunta – esprimono la propria soddisfazione nell’apprendere l’esito del processo. Finalmente è stato messo in luce il corretto agire dei soggetti coinvolti, in quella che è stata la prima gara pubblica per l’affidamento ad un unico gestore nell’Ambito territoriale ottimale più vasto in Italia. Un’attività che è stata negli anni offuscata da accuse che inevitabilmente hanno inciso sull’immagine delle società e che oggi, dopo sei anni, trovano risposta nella sentenza del Tribunale di Firenze. Accogliamo questa notizia come la definitiva conclusione di un lungo e faticoso periodo e l’inizio di una nuova fase all’insegna di un ritrovato e proficuo rapporto di fiducia con il territorio e con i cittadini».
Proprio la fiducia, il collante sociale che tiene insieme la nostra comunità, è il bene più prezioso che va a deteriorasi in questi casi. Si parla di ecomafia, senza interrogarsi sul caos normativo (con le conseguenti esigenze di semplificazione) che governa la legislazione ambientale nel nostro Paese; si spettacolarizzano le inchieste, senza mettere in campo gli interventi necessari affinché i processi possano concludersi (con certezza della pena, per i colpevoli) in tempi umani; si instilla nella cittadinanza sfiducia nell’autorità pubblica e paura per qualsiasi cosa abbia a che fare coi rifiuti che tutti produciamo, col risultato finale di alimentare le sindromi Nimby (non nel mio cortile) e Nimto (non nel mio mandato elettorale) che impediscono di installare gli impianti necessari per valorizzare o smaltire tutti i rifiuti che comunque continuiamo a produrre, lasciando così spazio all’ecomafia vera.
L’ottimismo della volontà lasciare sperare che dall’esito di questo lunghissimo processo sia possibile imparare finalmente qualcosa, ma il pessimismo della ragione guarda ai molti processi simili ancora aperti da anni in Toscana, maturando la consapevolezza che l’impegno culturale e politico da spendere su questo fronte debba essere ancora assai ampio.
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