Oggi, più di 150 Paesi partecipano al World Environment Day la Giornata mondiale dell’ambiente, che vede come Paese ospite la Costa d’Avorio sostenuta dai Paesi Bassi, il tema di quest’anno si concentra sulle soluzioni all’inquinamento da plastica. E l’United Nations environment programme (Unep)sottolinea che «La posta in gioco non potrebbe essere più alta, poiché l’umanità produce oltre 430 milioni di tonnellate di plastica all’anno, due terzi dei quali sono prodotti di breve durata che presto diventano rifiuti. Mentre i costi sociali ed economici dell’inquinamento da plastica vanno da 300 a 600 miliardi di dollari all’anno».
Il recente rapporto Turning off the Tap dell’Unep evidenzia la necessità di riprogettare il modo in cui produciamo, utilizziamo, recuperiamo e smaltiamo la plastica, che ci potrebbe far risparmiare 4,5 trilioni di dollari entro il 2040. La direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen, ha detto: «Dobbiamo rifiutare gli articoli monouso non necessari. Dobbiamo riprogettare prodotti e imballaggi per utilizzare meno plastica. Dobbiamo riutilizzare, riciclare, riorientare e diversificare i nostri sistemi. E’ così che si tiene la plastica fuori dagli ecosistemi e dall’economia. Ognuno deve fare la sua parte».
Questo slancio per l’azione globale è evidente nella World Environment Day Map, che mostra soluzioni comunitarie innovative per ridurre l’inquinamento da plastica, con centinaia di attività che vanno dalla pulizia delle spiagge a Mumbai, ai laboratori di cucito di borse di stoffa in Ghana e ai concerti plastic-free ad Atlanta, per arrivare alla the Beat Plastic Pollution Practical Guide.
E, alla viglia della Giornata mondiale dell’ambiente, dalla seconda sessione dell’Intergovernmental Negotiating Committee Comitato intergovernativo di negoziazione per sviluppare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino (INC-2) conclusosi il 3 giugno a Parigi, arrivano buone notizie: è stato dato un mandato per il presidente dell’INC, con il supporto del Segretariato, per preparare una bozza zero dell’accordo in vista della prossima sessione, che si terrà a Nairobi, in Kenya, a novembre.
Dai 1.700 partecipanti a Parigi – oltre 700 delegati di 169 Stati membri dell’Unep e oltre 900 osservatori di ONG – è arrivata quindi un’indicazione chiara e preoccupata e la Andersen ha commentato: «Sono incoraggiata dai progressi dell’INC-2 e dal mandato di preparare una bozza zero dello strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica. Non vedo l’ora che si tenga l’INC-3 a Nairobi e sollecito gli Stati membri a mantenere questo slancio. Il mondo chiede un accordo ampio, innovativo, inclusivo e trasparente, che si basi sulla scienza e apprenda dalle parti interessate e che garantisca il sostegno ai Paesi in via di sviluppo».
Chiudendo l’INC2, il presidente dell’INC, Gustavo Adolfo Meza-Cuadra Velasquez, ha promesso: «Farò tutto il possibile per garantire che questo documento rifletta fedelmente le nostre discussioni, nonché i contributi e le opinioni degli Stati membri. Faccio questo passo cruciale per rispettare la nostra scadenza ravvicinata con grande responsabilità». Poi, citando Victor Hugo, ha aggiunto: «E’ triste pensare che la natura parli e gli esseri umani non ascoltino. Quando ascoltiamo la natura e agiamo, possiamo fare progressi».
Intanto, in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, il Wwf pubblica il nuovo report “Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire” e chiede al governo italiano di «Andare oltre il riciclo dei soli imballaggi e di estendere la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica di largo consumo allo scopo di far crescere l’economia circolare come valore condiviso».
Il report conferma che «L’Italia è tra i peggiori Paesi inquinatori che si affacciano sul Mediterraneo, contribuendo all’inquinamento soprattutto in qualità di secondo più grande produttore di rifiuti plastici in Europa». Per il Panda, «Non è più sostenibile attuare un piano di riciclo limitato agli imballaggi» e per questo chiede al governo Meloni di «Estendere la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica di largo consumo affinché si trasformino in nuovi oggetti, facendo crescere l’economia circolare come valore condiviso». Il Wwf fa notare che «Sono innumerevoli e significativi i danni causati da ogni fase del ciclo di vita della plastica, dalla produzione all’utilizzo fino allo smaltimento A fronte di una produzione in costante crescita, infatti, lo smaltimento della plastica è oggi ancora altamente inefficiente e inefficace, con tassi di riciclo inferiori al 10% a livello globale. Il risultato è che fino a 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica entrano nell’ambiente marino e altrettanti nell’ambiente terrestre ogni anno, in gran parte plastica monouso. Inoltre, attualmente, la produzione di plastica è responsabile di circa il 3,7% delle emissioni globali di gas serra e si prevede che questa percentuale possa aumentare fino al 4,5% entro il 2060, se le tendenze attuali continueranno senza controllo».
Una contaminazione globale, diffusa e persistente di ogni ambiente naturale e il report Wwf ricorda che «L’inquinamento da plastica in Natura ha superato il “limite planetario” (Planetary boundary), oltre il quale non c’è più la sicurezza che gli ecosistemi garantiscano condizioni favorevoli alla vita».
Il report ambientalista fa un esempio dell’impatto “non considerato” del i nostri consumi: «In Italia ogni anno gettiamo 4mila tonnellate di plastica solo con il consumo degli spazzolini da denti. Un quantitativo importante di plastica che oggi non viene riciclato e non contribuisce a creare nuovi oggetti». Altri esempi: «Se potessimo riciclare una sedia da giardino potremmo ottenere fino a 2,8 kg di plastica riciclata, come riciclare 93 flaconi dello shampoo; con il riciclo di una bacinella per i panni potremmo ottenere fino ad 1 kg di plastica riciclata, come riciclare 500 tappi delle bottiglie dell’acqua; con un trasportino per gatti potremmo ottenere fino a 900 g di plastica riciclata, l’equivalente di riciclare 30 vaschette per le albicocche. E’ evidente che se aumentassimo il riciclo rendendolo più efficiente e riciclando più tipologie di prodotti oltre agli imballaggi, potremmo dare vita a molte più cose con la plastica riciclata, risparmiando molta più materia prima e molte più emissioni di CO2. Senza un miglioramento nella gestione della plastica e dei suoi rifiuti, entro il 2050 la quantità totale di plastica prodotta si è calcolato che potrebbe triplicare, con conseguente aumento dell’immissione di rifiuti di plastica nell’ambiente: 12 miliardi di tonnellate di plastica potrebbero finire negli ambienti naturali. Se accadrà, tra 30 anni nel mare ci potrebbero essere più plastiche che pesci».
Eva Alessi, responsabile sostenibilità Wwf Italia, aggiunge: «Per attuare un cambio di rotta, ormai indispensabile, la soluzione è l’economia circolare in cui le materie prime, come la plastica, di un oggetto non più funzionante restino in circolo, in un lungo e possibilmente infinito succedersi di produzione e riuso/riciclo, eliminando le fasi di estrazione di materie prime e smaltimento. L’efficienza nell’utilizzo delle risorse, promossa dall’economia circolare, deve diventare un fattore cruciale per orientare nuovi modelli di produzione e di consumo, e consentire una transizione verso stili di vita e dinamiche socioeconomiche più rispettose dell’ambiente. Per questo vogliamo muovere alle istituzioni richieste più ambiziose. Non c’è più tempo da perdere»
Per il Panda italiano bisogna agire sui primi tre livelli della scala gerarchica dei rifiuti: «La prevenzione, il riuso e il riciclo. È necessario, infatti, ridurre la produzione e l’uso della plastica non necessaria e dannosa, incentivare il riutilizzo e la riparazione dei prodotti in plastica puntando sull’innovazione, ed è altrettanto importante estendere la raccolta differenziata a tutti i settori produttivi di largo consumo, oltre agli imballaggi, per incrementare le tipologie di oggetti che vanno al riciclo. Si tratta di adottare “un approccio multilivello e multiattore” che deve vedere coinvolti tutti gli stakeholder della filiera della plastica, dalla ricerca scientifica, al settore pubblico e privato, da chi progetta, a chi utilizza, a chi è responsabile della gestione dopo l’uso».
Le imprese hanno un ruolo chiave e sono chiamate ad applicare tre regole cardine: eliminare tutte le plastiche difficilmente riciclabili o non riciclabili affatto e non indispensabili; innovare, implementando modelli di business circolari per assicurare che tutti gli oggetti in plastica possano essere riutilizzati, riciclati o compostati; rendere circolari le plastiche, aumentando la quantità di materiale riciclato nei nuovi prodotti in plastica, che devono essere facilmente riciclabili e riportare indicazioni chiare per i consumatori su come devono essere smaltiti per favorire l’effettivo riciclo a fine utilizzo.
La Alessi conclude:«L’obiettivo comune è porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040 e per raggiungerlo è urgente l’adozione da parte delle nazioni del mondo di un Trattato globale sulla plastica, in accordo con il mandato stabilito nella risoluzione del marzo 2022 dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEA) perché i danni all’ambiente causati dalla plastica e dalle sostanze chimiche ad essa associate sono di portata planetaria e trascendono i confini nazionali, avendo effetti sulla salute del pianeta e delle persone di tutto il mondo. In mancanza di un intervento globale contro la crisi della plastica la scienza ci anticipa che i costi (ambientali, sociali, sanitari ed economici) del mancato intervento saranno immensi. Aspettiamo quindi con fiducia un riscontro dalle istituzioni che ci rappresentano»
L’articolo Giornata mondiale dell’ambiente: l’inquinamento da plastica è un problema globale sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.