Gli 11 campioni prelevati lungo le coste venete, tutti entro i limiti di legge e Goletta Verde dà un giudizio positivo per il secondo anno consecutivo per il mare del Veneto, così come l’anno scorso anche nel 2023 i prelievi effettuati dai volontari e dalle volontarie di Goletta Verde sono risultati avere i parametri entro il limite consentito dalla legge.
Il 18 luglio 2023 sono stati campionati e esaminati 11 punti sulla costa veneta, di cui 4 a mare, 6 alla foce dei fiumi e 1 in laguna. I quattro punti a mare sono: lo sbocco della laguna presso la foce del canale dei Lovi in località spiaggia della Brussa e la spiaggia presso piazza Marco Polo entrambi a Caorle (Venezia); lo sbocco della laguna presso Punta Sabbioni a Cavallino Treporti (Venezia) e la spiaggia delle Tolle a destra della foce del Po in località Barricata a Porto Tolle (Rovigo). Le 6 foci dei fiumi analizzate sono: la bocca di Porto Falconera a Caorle (Venezia), la foce del fiume Piave al Lido di Jesolo (Venezia), la foce del fiume Sile a Cavallino Treporti (Venezia), la foce del fiume Brenta in località Isola Verde a Chioggia (Venezia), la foce del fiume Adige a Rosolina-Isola a Chioggia (Rovigo/Venezia); la foce del Po di Maistra in località Boccasette a Porto Tolle (Rovigo). Il punto campionato in laguna è la Laguna del Mort in località Eraclea Mare ad Eraclea (Venezia).
Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, ha commentato: «I parametri delle analisi microbiologiche sono risultati tutti positivi, quindi il giudizio sullo stato di depurazione delle acque delle coste venete è buono ma occorre monitorare costantemente la depurazione delle acque perché nel Veneto insistono la laguna e diversi fiumi di grande portata Come per l’anno scorso, lo screening effettuato dai volontari e volontarie di Legambiente supportati da laboratori specializzati non ha riscontrato nessuna criticità. Questo vuol dire che la filiera della depurazione e dei controlli funziona bene, l’arrivo di Goletta Verde in Veneto è comunque uno stimolo per amministrazioni e autorità preposte a fare sempre di più per la tutela delle coste venete».
Stefano Raimondi, portavoce di Goletta Verde e coordinatore aree protette e biodiversità di Legambiente, aggiunge: «Il viaggio di Goletta Verde giunge verso il termine, in Veneto siamo alla quattordicesima e i risultati del monitoraggio delle acque delle coste venete non fa altro che confermare il quadro in chiaro scuro tracciato fino ad ora in tutto il Paese: ci sono Regioni con attenzione alta sulla salvaguardia della salute del mare, con pochi o nessun punto oltre i limiti di legge, ed altre con una gestione approssimativa della catena di controlli e della depurazione delle acque che, appunto, influisce negativamente sui parametri delle analisi microbiologiche».
Goletta Verde ha presentato un focus Depurazione dal quale emerge che «Secondo il Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po (III ciclo di pianificazione, 2021-2027), gli scarichi urbani rappresentano una pressione puntuale significativa per il 21%, mentre gli sfioratori di piena lo sono per il 18%, dei corpi idrici superficiali (fluviali, lacustri, di transizione e delle acque marino-costiere). Una tipologia di pressione che, da sola o assieme ad altre più o meno impattanti, impedisce a questi corpi idrici di raggiungere un buono stato, come richiesto dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60)».
Il porto di Venezia è osservato speciale nel Dossier Spiagge di Legambiente: «Entro il 2100 – secondo le proiezioni elaborate dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente – il livello del mare nel porto di Venezia potrebbe alzarsi di oltre un metro (1,064 metri per l’esattezza) mentre 264 km di costa lineari della Pianura Padano-Veneta e oltre 5mila km quadrati di aree rischiano di essere sommerse dall’acqua.
Anche il litorale del Veneto non è esente da gravi eventi meteo-idrogeologici: 25 eventi estremi negli ultimi 14 anni, dal 2010 ad oggi, hanno colpito il 50% dei comuni costieri (6 su 12). La conta dei danni è lunga: 11 da mareggiate, maggiormente concentrati sulla costa di Jesolo; 4 da trombe d’aria e raffiche di vento; 3 allagamenti; 3 danni alle infrastrutture; 2 danni da siccità prolungata; 1 danno al patrimonio storico; 1 danno da grandinate».
Lazzaro conclude; «Sono numeri e dati che devono far riflettere tutti, non c’è più tempo da perdere perché il clima cambia velocemente portandosi dietro tutte le conseguenze per i territori dei comuni costieri. Per salvare Venezia e la costa veneta dalle inondazioni occorre un’azione integrata che punti all’abbassamento di emissioni di Co2. Altro dato sconcertante, che emerge dal Dossier Spiagge, è la lunghezza della costa modificata, il dato più alto rilevato in Italia: 101 km di costa modificata, quasi l’80% della costa regionale. Sulle concessioni balneari dobbiamo segnalare che nel Comune di Chioggia la situazione sembra sfuggita di mano perché la percentuale di costa data in concessione ai privati, secondo la stima di Legambiente basata sull’elenco delle concessioni aggiornato sul SID/Portale del Mare, arriva a superare l’84%, più del doppio della media nazionale e regionale».
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