La partecipata pubblica che ha in carico i servizi d’igiene urbana nei 104 Comuni dell’Ato sud, Sei Toscana, ha aperto ieri le porte della propria sede senese alla Guardia di finanza, a valle di indagini condotte dal comando provinciale di Reggio Emilia che hanno portato all’emissione di un avviso di garanzia nei confronti di due manager dell’azienda.
«La società e le persone coinvolte, nella convinzione di aver sempre agito nel rispetto delle leggi – dichiarano da Sei Toscana – si sono immediatamente messe a disposizione degli organi investigativi e attendono con serenità la conclusione delle indagini, riponendo la massima fiducia nella magistratura».
Al contempo, dalla società sottolineano che «la vicenda non interferisce sull’ordinarietà delle attività dell’azienda e, quindi, sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini» in qualità di gestore unico dei servizi d’igiene urbana.
Il cuore dell’indagine non è comunque a Siena, ma si snoda dall’Emilia-Romagna fino a coinvolgere varie regioni del centro nord.
Oltre 90 militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Emilia hanno eseguito ieri 5 misure cautelari (1 arresto domiciliare e 4 interdittive) emesse dal Gip di Reggio Emilia nei confronti di altrettante persone – di cui tre pubblici ufficiali –, oltre a 26 perquisizioni e alla notifica di 14 informazioni di garanzia.
L’operazione si è svolta nelle province di Reggio Emilia, Parma, Verona, Brescia, Lucca, Livorno, Sassari, Roma e Siena, a partire da presunte irregolarità nell’affidamento diretto di commesse pubbliche in via esclusiva ad un’azienda reggiana, operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti, il cui socio unico e presidente del cda è ora agli arresti domiciliari.
La Guarda di Finanza ipotizza condotte criminose in danno della pubblica amministrazione, consistenti in meccanismi per incidere illecitamente su procedure di affidamento di commesse pubbliche connesse allo smaltimento di rifiuti.
«L’imprenditore reggiano – dichiara nel merito la Guardia di finanza – era solito servirsi di diverse forme corruttive, quali dazioni di denaro, costanti regalie oltre i normali usi, ospitalità presso hotel o ville di proprietà, pagamento di ricevimenti a favore di pubblici ufficiali, organizzazione di cene con la presenza di avvenenti escort, biglietti di partite di calcio, dazione di buoni benzina, prestazioni di lavoro retribuite al di fuori dell’impiego pubblico, ecc. Allo stesso è stato attribuito altresì l’illecito di sfruttamento della prostituzione per aver utilizzato alcune escort come mezzo corruttivo».
Le commesse pubbliche affidate in via diretta all’azienda reggiana sono state individuate nell’alveo dei servizi richiesti da alcune municipalizzate operanti in Toscana, Veneto, e Lombardia e per tali condotte sono indagate 10 persone.
Per Sei Toscana, le cui effettive responsabilità sono ovviamente ancora tutte da accertare, si tratta di una nuova indagine dopo l’odissea giudiziaria conclusasi nel 2022, per una presunta turbativa d’asta sull’affidamento dell’igiene urbana nell’Ato sud.
A dieci anni dalla gara per tale affidamento, tutti gli imputati di Sei Toscana sono stati assolti perché “il fatto non sussiste”, con le scuse in aula da parte del pm per il calvario giudiziario subito. Stavolta la natura dell’indagine è però completamente diversa, da indagare in tutta la sua profondità ma con l’auspicio per la collettività che le tempistiche possano essere ben più brevi.
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