Lo studio “Sewage-associated plastic waste washed up on beaches can act as a reservoir for faecal bacteria, potential human pathogens, and genes for antimicrobial resistance”, pubblicato su Marine Pollution Bulletin da un team di ricercatori della facoltà di scienze naturali dell’università di Stirling, ha scoperto che «I batteri nocivi presenti sui rifiuti di plastica associati alle acque reflue, trascinati sulle spiagge possono sopravvivere abbastanza a lungo da rappresentare un rischio per la salute umana».

La ricerca fa parte del progetto “Plastic Vectors“,  finanziato con da 1,85 milioni di sterline  dal Natural Environment Research Council (NERC), che sta studiando come la plastica nell’ambiente possa aiutare a trasportare batteri e virus e l’impatto che potrebbe avere sulla salute umana .

I ricercatori della Stirling hanno trovato sulle spiagge scozzesi “serbatoi concentrati” di batteri fecali ancora presenti su rifiuti come salviettine umidificate e cotton fioc. Il team, guidato da Richard Quilliam, ha scoperto che «Batteri come E. coli e enterococchi intestinali (IE) si legano a queste materie plastiche più spesso che a materiali naturali come alghe e sabbia, prolungando così la loro persistenza nell’acqua e sulla spiaggia».

Quilliam sottolinea «Sappiamo tutti che i rifiuti delle acque reflue sulle nostre spiagge sono sgradevoli, ma potrebbero anche essere un rischio per la salute pubblica». FRecentemente, in Gran Bretagna i media si sono occupati molto dei rifiuti prodotti dalla depurazione delle acque scaricati direttamente nei fiumi e in mare, specialmente dopo forti piogge quando alcuni depuratori delle acque reflue superano la loro capacità di trattamento. Quilliam. Spiega che «Alcuni dei rifiuti di plastica che abbiamo recuperato potrebbero provenire da sversamenti di liquami legali che persistono nell’ambiente, ma il volume di rifiuti che stiamo vedendo è scioccante».

Il team scozzese a raccolto rifiuti di plastica in 10 spiagge lungo l’estuario del Firth of Forth, comprese spiagge balneabili come Aberdour Silver Sands e Portobello e Quilliam. Sottolinea: «Ci aspettavamo di raccogliere ovunque alcune salviettine umidificate, ma la squadra è tornata con dei sacchi pieni».

La principale autrice dello studio, Rebecca Metcalf, avverte  che «Trovare batteri fecali potrebbe anche indicare la possibilità che ci siano altri agenti patogeni umani come norovirus, rotavirus o salmonella. La misura in cui le persone potrebbero essere esposte a questi agenti patogeni va oltre lo scopo del nostro studio, ma ovviamente c’è sempre il rischio che i bambini raccolgano e giochino con salviettine umidificate o altri rifiuti di plastica sulla spiaggia».

Il team dell’università di Stirling ha anche trovato prove che delle specie di vibrione, un batterio presente in natura, alcuni ceppi del quale possono causare un grave mal di stomaco, sono in grado di colonizzare le salviettine umidificate. E hanno scoperto alti tassi di resistenza agli antimicrobici nei batteri presenti sulle salviette e sui cotton fioc.

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