Ci sono molti progetti toscani tra i cantieri della transizione ecologica di Legambiente che l’associazione ambientalista ha scelto di mettere in mostra (fotografica) a Roma, nel corso del XII Congresso nazionale iniziato oggi e che terminerà domenica.
I cantieri spaziano dal polo nazionale per l’Agroecologia di Rispescia (Grosseto) dove sta nascendo uno dei dei bio-distretti più significativi italiani, al lavoro sulle energie rinnovabili col parco eolico di Monte Giogo di Villore in Mugello.
Quest’ultimo è un progetto che «prevede 30 MW di potenza installata, osteggiato – ricordano da Legambiente – da comitati e associazioni locali e poi stoppato dalla Soprintendenza fiorentina per l’impatto arrecato al bosco dalle piste di accesso ai siti dei 7 aerogeneratori. L’autorizzazione regionale è stata definitivamente sbloccata dal presidente Draghi, nel settembre 2022. Legambiente poi ha partecipato all’inchiesta pubblica, svolta tra maggio e agosto 2020, all’interno della procedura di Via e prodotto osservazioni migliorative per il progetto».
Sempre in tema di rinnovabili, altro cantiere in corso è lo Sportello energia di Firenze, nato per superare i veti sui centri storici per quanto riguarda l’installazione degli impianti fotovoltaici. A Firenze, è in corso una serrata interlocuzione con l’Amministrazione comunale, che ha già portato all’eliminazione di alcuni vincoli nelle aree immediatamente esterne alla zona Unesco e ha determinato poi la modifica del Regolamento edilizio vigente.
L’economia circolare è un altro tema centrale con il progetto di Nuove Acque, ad Arezzo. Si tratta di un digestore anaerobico che essicca i fanghi di depurazione del servizio idrico integrato della provincia di Arezzo, finanziato con una cospicua quota di fondi Pnrr. Questo impianto otterrà un duplice obiettivo, da un lato migliorando la qualità della depurazione idrica, dall’altro agendo sulla leva della riduzione dei rifiuti e creando i presupposti per un riciclo virtuoso della materia.
Un altro progetto legato all’economia circolare realizzato con il Comune di Capannori (Lucca), proposto da Retiambiente e Ascit e che prevede la realizzazione con fondi Pnrr di un impianto da 10mila t/a in grado di separare la plastica dalla cellulosa e dal Sap (prodotto assorbente), evitando la necessità di smaltimento in discarica per il 95% del rifiuto, composto prevalentemente da pannolini e pannoloni.
Spazio anche al rimboschimento e alla decementificazione con il progetto nato per iniziativa di Unicoop Firenze, tra il 2021 e il 2022, a Montopoli in Val d’Arno (PI).
«Si tratta del primo bosco bio/sostenibile della Toscana, realizzato totalmente in sostituzione di un’area industriale altamente inquinata», spiegano da Legambiente. Una superficie di 6,5 ettari che fino a pochi anni fa era per l’80% cementificata e/o asfaltata, dove ora sono oltre 3.000 gli alberi messi a dimora.
«La transizione ecologica non rappresenta un bagno di sangue per il nostro Paese come alcuni vogliono far credere. È invece innovazione e futuro, ed esiste già in centinaia di luoghi della nostra Penisola anche con importanti leadership internazionali. Quello che chiediamo al Governo Meloni – dichiara Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente – è più concretezza e azioni tangibili per accelerare la decarbonizzazione dell’Italia. La Cop28 sul clima che è appena iniziata a Dubai sarà il primo banco di prova per il nostro Paese, che deve ancora eliminare i sussidi alle fonti fossili e si trova sempre impreparato di fronte alla crisi climatica. Due temi su cui l’Esecutivo deve invertire al più presto la rotta. Il secondo banco di prova è rappresentato dai tanti cantieri in corso e da quelli che si devono ancora aprire in tutta la Penisola in nome della transizione, quella vera, innovativa e inclusiva come abbiamo raccontato in questi mesi con la nostra campagna itinerante. In particolare, i primi cantieri da moltiplicare dovranno essere quelli della decarbonizzazione, mettendo al centro le rinnovabili, oggi troppo rallentate da ritardi, iter burocratici e no delle sovraintendenze, e quelli dell’adattamento alla crisi climatica».
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