Ogni anno 640 mila tonnellate di reti da pesca vengo abbandonate negli oceani. Sono preoccupanti i dati del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), che, purtroppo, testimoniano una situazione catastrofica.
 
Queste reti, dette “fantasma”, perché non facilmente visibili, purtroppo sono presenti anche nel Mediterraneo e recano un serio danno agli ecosistemi marini delle nostre coste.
 
A partire dalla necessità di raccontare questo terribile problema, Andrea e Marco Spinelli, biologo marino il primo e documentarista il secondo, hanno deciso di creare “Missione Euridice”, un progetto che ha comportato la rimozione di una tonnellata di reti abbandonate dal Golfo di Cefalù.
 
L’iniziativa, avviata del 2020, è nata a seguito di un’immersione dei due fratelli, che hanno così scoperto la presenza di un enorme disastro ambientale in una delle secche più importanti della Sicilia.
 
La Missione è stata supportata da una raccolta fondi e ha visto la collaborazione di 3 subacquei qualificati, che hanno svolto le operazioni di rimozione. Sono state 6 le immersioni necessarie alla raccolta di tutte le reti sul fondo.
 
Una volta rimosso, il materiale è stato portato a galla utilizzando dei palloni di sollevamento. Trattandosi di rifiuti speciali, una ditta di rifiuti si è poi occupata dello smaltimento.
 
In via preliminare, sono state effettuate anche  delle immersioni scientifiche per lo studio dell’habitat coralligeno, della fauna ittica locale e delle specie marine a rischio. Tali attività di ricerca sono state volte a comprendere fino in fondo l’impatto ambientale che le reti arrecano all’ecosistema.
 
L’intero processo è stato documentato da un video, poiché la Missione è nata anche per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di affrontare il problema delle reti fantasma.
 
 
Grazie a queste immagini è possibile prendere atto dell’enorme danno: oltre uccidere pesci, crostacei e tartarughe, questi rifiuti sottomarini stanno soffocando intere pareti di coralli, come le gorgonie, fondamentali per l’equilibrio dell’ecosistema.
Con la realizzazione e la diffusione del documentario – spiegano gli ideatori del progetto – speriamo di prevenire l’abbandono delle reti nei mari e aumentare la conoscenza di questo grave problema globale
Una missione che è anche un appello alla sensibilità di ogni persona, perché, come fa riflettere Marco:
 
Abbiamo un’enorme responsabilità verso il Pianeta, verso noi stessi e soprattutto verso le generazioni future.

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