Intervenendo all’United Nations Ocean Conference Youth and Innovation Forum organizzato dai governi di Portogallo e Kenya e dalla Sustanable Ocean Alliance (SOA) in partnership con l’United Nations Global Compact Ocean Stewardship Coalition e in collaborazione con CEiiA, Comune di Cascais, Nova School of Business and Economics (NOVA SBE) e supportato dall’UN Department of Economic and Social Affairs (DESA), che ha riunito centinaia di giovani provenienti da circa 165 Paesi con un obiettivo comune: proteggere l’Oceano, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha detto: «Vorrei iniziare semplicemente seguendo le parole del presidente portoghese e scusandomi, a nome della mia generazione, con la vostra, in relazione allo stato degli oceani, allo stato della biodiversità e allo stato dei cambiamenti climatici. Nella mia generazione, quelli che erano politicamente responsabili – questo è il mio caso -, siamo stati lenti, o a volte riluttanti, a riconoscere che, in queste tre dimensioni: oceano, clima e biodiversità le cose andavano sempre peggio. E che anche oggi ci muoviamo troppo lentamente in relazione alla necessità di invertire la minaccia, ripristinare gli oceani, salvare la biodiversità e fermare il cambiamento climatico. Stiamo ancora andando nella direzione sbagliata».
Secondo Guterres, «Ci sono alcuni punti di svolta, ma a livello globale stiamo ancora andando nella direzione sbagliata. E’ una responsabilità generazionale che va ben oltre i leader politici. Inoltre, leader economici che di solito hanno messo il profitto prima della sostenibilità, preoccupandosi solo dei valori degli azionisti. Il caso più ovvio è l’industria dei combustibili fossili. Per decenni hanno speso milioni e milioni nella falsa scienza, in pubbliche relazioni, cercando di dare l’impressione che i combustibili fossili non stiano davvero contaminando il mondo e che il cambiamento climatico non fosse esattamente ciò che la gente direbbe. Mi ricorda l’industria del tabacco che ha fatto esattamente lo stesso, dicendo che il tabacco era totalmente innocuo, che non ci sarebbero stati problemi per la salute. E’ tempo che questi comportamenti siano seriamente condannati».
Sulla spiaggia di Carcavelos, sulla riva dell’oceano, vicino al centro della sua città natale, Lisbona, il capo dell’Onu ha ricordato che «Ora, siamo in una situazione in cui viviamo una triplice crisi: crisi climatica, crisi della biodiversità, crisi dell’inquinamento. E l’oceano è il punto di concentrazione di tutte queste crisi. A causa del cambiamento climatico, vediamo gli impatti drammatici negli oceani. Gli oceani sono più caldi. Vediamo i coralli che vengono distrutti. Vediamo ovunque tempeste diventare sempre più devastanti. La pesca eccessiva sta avendo un impatto drammatico sulla biodiversità, ma anche la distruzione dei coralli ha un impatto drammatico sulla biodiversità. E la biodiversità, ovviamente, è qualcosa che è essenziale preservare per noi. Un giorno saremo soli su questo pianeta senza nient’altro. Sarebbe un disastro totale. E l’inquinamento. Riuscite a immaginare che ci sia un’area di plastica nel Pacifico, che copre l’oceano, grande quanto la Francia, e stiamo ancora gettando 8 milioni di tonnellate di plastica negli oceani ogni anno. E poi, naturalmente, tutte le altre forme di inquinamento che rendono diverse zone costiere quelle che chiamiamo black areas, dove la vita non è possibile. Vediamo ogni giorno che la qualità dei nostri oceani viene messa in discussione. Quindi, la mia generazione deve assumersi la responsabilità di dove siamo arrivati. E, come ha detto il Presidente, anche se probabilmente saremo in grado di fare qualcosa per invertirlo, la vostra generazione erediterà un pianeta in difficoltà. Dovremo fare di tutto per invertire tutto: invertire le decisioni politiche, invertire le decisioni economiche e invertire i comportamenti individuali».
Guterres non si è sottratto a una feroce autocritica della leadership globale della qualr fa parte ai massimi livelli: «Diciamo la verità. Quando guardo me stesso e il mio comportamento, la mia impronta sul pianeta è troppo grande. E se la mia impronta sul pianeta è troppo grande, ora utilizziamo circa 1,4 del nostro pianeta. Se il mondo intero avesse lo stile di vita e le condizioni di vita dei Paesi sviluppati, ora useremmo tre pianeti, ma ne abbiamo solo uno. Quindi, dovremo cambiare molte cose: decisioni politiche, comportamenti economici, comportamenti individuali. La vostra generazione sarà essenziale. Per vivere già ora. Domani, per essere in grado di gestire e invertire questa tendenza e salvare il pianeta, e vi auguro il miglior successo. Il successo che, purtroppo, la mia generazione non è riuscita ad avere».
Poco prima dell’accorato e preoccupato discorso del segretario generale dell’Onu, la star cinematografica e attivista oceanico Jason Momoa, al quale è stato conferito il “Nature’s Baton” aveva detto ai giovani: «Il momento di agire è adesso. Il nostro oceano è in difficoltà, se combiniamo ambizione, dedizione e speranza, possiamo cambiare queste cose. L’oceano, dove l’acqua inizia e finisce il suo viaggio, consente ai sistemi di lavorare allo stesso modo per il benessere degli esseri umani e non umani. Senza un oceano sano, la vita come la conosciamo non esisterebbe. Ringrazio Madre Natura per i suoi baci dall’oceano e vi chiedo una potente ondata di cambiamento per garantire che le generazioni di oggi e quelle a venire possano riceverne il dono»
l’inviato speciale dellOnu per l’Oceano Peter Thomson ha avvertito che «Nel corso della loro vita, i giovani dovranno affrontare una situazione di riscaldamento globale di 2 o 3 gradi. Questo è giocare con il fuoco. Il Nature’s Baton è un dimbolo di connettività, dell’importanza del rispetto della natura e del ritorno a un rapporto equilibrato con essa. Dobbiamo imparare a vivere con rispetto per l’oceano: non gettarvi spazzatura e non scaldarlo così tanto».
Il Forum è stato un’opportunità unica per i giovani di contribuire all’attuazione dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile 14 (SDG14) alla vigilia dell’inizio dell’UN Ocean Conference che inizia oggi a Lisn bona e che fino al primo luglio cercherà soluzioni innovative e basate sulla scienza per migliorare la salute del nostro oceano.
Giovani imprenditori, innovatori e soluzionisti hanno ampliato le loro iniziative, progetti e idee con formazione professionale e matchmaking con mentori, investitori, settore privato e funzionari governativi per massimizzare il loro impatto.
Una delle partecipanti al Forum, la 29enne portoghese Gabriela Fernandes, ha sviluppato un progetto che puntaa studiare e fotografare delfini e balene de spiega: «Il loro studio ci consentirà di comprendere l’interazione tra gli animali in cima alla catena alimentare e il resto degli animali marini, il che aiuterà a scoprire [lo stato della] biodiversità locale».
Il Forum è stato incentrato su un “Innovathon” di 24 ore, in cui i 130 giovani delegati hanno lavorato insieme come team per affrontare le sfide critiche delineate nel rapporto UN Global Compact 5 Tipping Points for a Healthy and Productive Ocean. Ai giovani è stata anche data l’opportunità di contribuire al processo politico della UN Ocean Conference, facilitando gli input per gli otto dialoghi interattivi. Il team vincitore, chiamato “Waste Vengers”, ha escogitato una soluzione di recupero della plastica per trasformare i rifiuti di plastica in materiali da costruzioni. L’altro team vincitore chiamato “Invasea” si è concentrato su un completo passaggio catalizzatore dal credere nel cambiamento all’avere le risorse, il tutoraggio e gli strumenti per migliorare la salute degli oceani e la salute umana a livello globale.
I due team vincitori hanno concluso: «Un movimento per il clima basato sull’amore e guidato dai giovani è ciò di cui abbiamo bisogno. Questa sala è piena delle menti più brillanti del mondo che ora agiscono nelle loro comunità. Non pensare ai modelli ma ad agire ora».
L’articolo I giovani salveranno gli oceani, il clima e la biodiversità? sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.