Con il documento “ Background Note on Increasing Resilience to Climate Change through the Protocol on Water and Health”  presentato al terzo meeting delle parti del Protocol on Water and Health to the Convention on the Protection and Use of Transboundary Watercourses and International Lakes tenutosi recentemente a Ginevra, il Working group on water and health dell’United Nations Economic Commission for Europe (UNECE) e l’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)  avverte che « Dall’insufficiente fornitura di acqua potabile alla contaminazione da straripamento delle acque reflue e ai focolai di malattie da trattamento improprio delle acque reflue, i rischi esistenti derivanti dai cambiamenti climatici per l’acqua, i servizi igienici e l’igiene nella regione paneuropea sono destinati ad aumentare in modo significativo».

La regione paneuropea comprende un’ampia gamma di climi e ambienti eterogenei, che vanno dal clima arido e semiarido dell’Asia centrale, al Mediterraneo subtropicale e al Nord Europa ricco di acqua. Le proiezioni sui cambiamenti climatici per i prossimi decenni indicano aumenti consistenti della temperatura e variazioni delle precipitazioni. Sono previsti aumenti delle precipitazioni nell’Europa settentrionale e una diminuzione delle precipitazioni alle latitudini meridionali.

Il documento arriva in un momento cruciale, mentre i governi si preparano per la 27ettesima Conferenza dellre parti del Protocollo (COP17, novembre 2022) e la  UN 2023 Water Conference, e UNECE e Oms ricordano che «Nonostante le iniziative di adattamento relative alla gestione dell’acqua siano incluse come priorità in Nationally Determined Contributions (NDCs) and National Action Programmes (NAPs) nell’ambito dell’accordo di Parigi, i meccanismi e i metodi di governance per l’integrazione dell’acqua e del clima sono assenti e, nella maggior parte dei casi,  l’interfaccia dell’acqua potabile, l’igiene e la salute non sono visti come preoccupanti».

Di fronte a queste crescenti minacce, la 13esima riunione del Working group on water and health  ha discusso in particolare di come «Rafforzare ulteriormente le misure concrete dei Paesi nell’ambito del quadro giuridico del Protocollo può aumentare resilienza».
dal documento emerge che i problemi di acqua, servizi igienici e depurazione non riguardano solo i Paesi poveri ma sono a rischio in tutti i Paesi della ricca Europa: «I cambiamenti climatici portano gravi conseguenze per i Paesi in tutta la regione, che vanno dai danni all’approvvigionamento idrico e alle infrastrutture fognarie, al degrado dei bacini idrografici e della qualità dell’acqua di fonte, allo sversamento di rifiuti umani nell’ambiente, alla riduzione della disponibilità idrica e alla contaminazione delle forniture idriche al cambiamento delle esigenze di consumo per mantenere l’idratazione».

Si stima che, entro il 2070, circa il 35% dell’area dell’Unione Europea sarà soggetta a stress idrico elevato, e che allora ci saranno 16 – 44 milioni di persone in più colpite rispetto al 2007,  UNECE e Oms evidenziano che «Si prevede che ogni 1° C di aumento della temperatura causato dal riscaldamento globale si tradurrà in una riduzione del 20% delle risorse idriche rinnovabili e colpirà un ulteriore 7% della popolazione. La perdita dei servizi comporterà l’utilizzo da parte delle persone di fonti d’acqua non sicure o l’impossibilità di mantenere buone pratiche igieniche. I cambiamenti nella qualità e nella quantità dell’acqua di fonte aumenteranno l’esposizione ad agenti patogeni e sostanze chimiche nocive e porteranno a forniture idriche meno affidabili. I danni ai sistemi sanitari comporteranno una maggiore esposizione agli agenti patogeni».

E in Europa questi effetti sono già visibili e si  fanno sentire: il documento fa l’esempio dell’Ungheria che, a causa dell’aumento della domanda di energia per il pompaggio e della chiusura di alcuni impianti di trattamento, sta pagando costi operativi aggiuntivi significativi per il trattamento delle acque reflue. Anche i ricchissimi Paesi Bassi stanno affrontando sfide inattese per garantire l’approvvigionamento idrico, mentre la Spagna fatica a  mantenere un approvvigionamento minimo di acqua potabile nei periodi di siccità.

UNECE e Oms sottolineano che  «Gli impatti climatici sui servizi idrici e sanitari aggravano ulteriormente le sfide legate alla difesa dei diritti umani all’acqua potabile sicura e ai servizi igienici per tutti, che oggi è tutt’altro che una realtà nella regione paneuropea: oltre 16 milioni di persone non hanno ancora accesso all’acqua potabile di base e più di 31 milioni di persone hanno bisogno di servizi igienici di base».

Le due organizzazioni dell’Onu sono convinte che «In assenza di meccanismi e metodi di governance adeguati in molti Paesi per affrontare la portata delle sfide a venire, il rafforzamento delle misure nell’ambito del rotocol on Water and Health – un accordo multilaterale unico d gestito da UNECE e dall’Oms/Europa – può svolgere un ruolo chiave» e fanno notare che «Il protocollo può supportare lo sviluppo di una serie di opzioni per l’inclusione di acqua, servizi igienici e salute negli NDC e nei PANs nell’ambito dell’Accordo di Parigi. Può anche aiutare a garantire che le strategie nazionali e subnazionali di approvvigionamento di acqua potabile e servizi igienico-sanitari integrino una chiara logica climatica e un’analisi del rischio».

Per Guy Howard, direttore del Cabot Institute for the Cabot Institute for the Environment dell’università di Bristol, «Il Protocollo fornisce un buon veicolo per misurare la resilienza ai cambiamenti climatici».

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres ha invitato tutti i Paesi della regione europea ad aderire al Protocollo e ad applicarne pienamente le disposizioni, un appello ripreso dal Relatore speciale sui diritti umani all’acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari, Pedro Arrojo-Agudo , che ha definito il Protocollo «Uno strumento fondamentale per collegare la salute pubblica e l’ambiente».

Le misure e i Piani dei Paesi aderenti al Protocollo ne illustrano l’efficacia, comw<e in Israele s dove il 53% delle acque reflue subisce un trattamento terziario (filtrazione e disinfezione) e le acque reflue trattate vengono riutilizzate, soprattutto in agricoltura. L’aggiornamento e la corretta manutenzione degli impianti di trattamento delle acque reflue israeliane punta anche a ridurre ulteriormente i carichi inquinanti delle acque reflue scaricate nell’ambiente.

In Lussemburgo, la costruzione di bacini di ritenzione dell’acqua piovana, di casse di espansione e di stazioni di pompaggio aiuterà a gestire l’aumento previsto dei periodi piovosi.

UNECE e Oms concludono: «Il meccanismo di definizione degli obiettivi del Protocollo fornisce un quadro di responsabilità a livello nazionale e internazionale, offrendo uno strumento utile per pianificare l’adattamento ai cambiamenti climatici, richiedendo l’istituzione di un meccanismo di coordinamento intersettoriale, un’ampia partecipazione e un’analisi delle lacune, sviluppo di scenari e definizione delle priorità di misure basate su scelte di sviluppo».

L’articolo Il cambiamento climatico in Europa minaccia l’accesso all’acqua e ai servizi igienici (VIDEO) sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.