La pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto sui nuovi raggruppamenti Raee (decreto 20 febbraio 2023, n. 40) è arrivata con cinque anni di ritardo rispetto all’atteso, ma – a causa di un refuso nel testo elaborato dal ministero dell’Ambiente – è stata necessaria un’interpretazione applicativa del documento per chiarirne le ricadute sul comparto.

Ad assumersi l’onere è stato direttamente il Centro di coordinamento Raee, che ha il compito di garantire su tutto il territorio nazionale una corretta gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) originati dalla raccolta differenziata.

Come spiegano dal Centro, la pubblicazione del decreto attuativo avviene con ritardo rispetto all’entrata in vigore dell’ambito di applicazione aperto, noto come Open Scope, previsto dalla direttiva europea che, fin dal 15 agosto 2018, estende a tutti i soggetti che immettono apparecchiature elettriche ed elettroniche (Aee) sul mercato europeo gli obblighi di organizzare e finanziare il sistema di raccolta e recupero dei Raee, eccetto per le apparecchiature esplicitamente escluse dalla direttiva stessa.

Di fatto, l’Open Scope segna dunque il passaggio dalle dieci categorie di Aee rientranti nell’allegato I del D. Lgs. 49/2014alle sei dell’allegato III.

«A quasi cinque anni dall’entrata in vigore dell’Open scope, dopo numerose e, finora, inascoltate richieste e sollecitazioni provenienti da più soggetti della filiera dei Raee, il decreto è stato finalmente pubblicato, seppure con la presenza di un refuso per cui si è reso necessario fornire un’interpretazione applicativa – commenta Fabrizio Longoni, dg del Centro – Si tratta di un provvedimento sostanziale per l’intero sistema Raee che, a ragione, potrà favorire l’incremento della raccolta riducendo, nei fatti, il fenomeno della dispersione dei Raee. Ora è finalmente possibile comunicare dove collocare in maniera corretta tutti i nuovi rifiuti elettronici».

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