Con 515 voti favorevoli, 34 contrari e 28 astensioni, ieri l’Europarlamento ha adottato la propria posizione negoziale in merito alla proposta di regolamento sulle materie prime critiche, avanzata lo scorzo marzo dalla Commissione Ue (e sulla quale il Consiglio si è già posizionato).

Le materie prime critiche sono 34 materiali individuati dall’Ue come centrali l’economia continentale, oltre che per la sua transizione ecologica; l’Italia è il Paese più dipendente dall’import extra-Ue di queste materie prime, nonostante da queste dipenda il 38% del Pil nazionale.

Per rendere più sostenibile la catena di approvvigionamento è dunque indispensabile accelerare sul fronte del riciclo (grazie al quale l’Italia si stima potrà soddisfare fino al 32% del proprio fabbisogno), ma anche sviluppare partenariati internazionali con partner commerciali affidabili, oltre ad aprire nuove miniere su suolo europeo. Tutti punti toccati ieri dall’Europarlamento.

In particolare, nella posizione negoziale adottata si è posto l’accento sull’importanza di garantire partenariati strategici tra l’Ue e i Paesi terzi al fine di diversificare gli approvvigionamenti, su «un piano di parità».

Si auspica dunque il trasferimento di conoscenze e tecnologie, la formazione e l’aggiornamento professionale per nuovi e migliori posti di lavoro, nonché l’adozione dei «migliori standard ecologici possibili» da parte dei Paesi partner. Al contempo, gli eurodeputati chiedono una maggiore attenzione alla ricerca di materiali e processi produttivi sostitutivi, come anche obiettivi di circolarità per promuovere l’estrazione di materie prime più strategiche dai rifiuti.

«L’attenzione – riassume la relatrice dell’Europarlamento, Nicola Beer – si concentra sulla riduzione della burocrazia, su processi di approvazione rapidi e semplici, su una spinta alla ricerca e all’innovazione lungo l’intera catena del valore, nonché su incentivi economici mirati per gli investitori privati in vista della produzione e del riciclaggio europei. Allo stesso tempo, per diversificare, il Parlamento europeo si sta concentrando sulla costruzione di partenariati strategici con Paesi terzi».

L’Europarlamento avvierà ora i negoziati con la presidenza spagnola del Consiglio, per raggiungere un accordo in prima lettura. «Durante i negoziati, spingeremo per portare la legislazione al traguardo entro Natale», sottolinea Beer.

Nel frattempo, il fronte ambientalista – rappresentato dall’European environmental bureau (Eeb), che comprende anche l’italiana Legambiente – ha accolto con «sentimenti contrastanti» la posizione negoziale dell’Europarlamento.

L’aspetto sottolineato come maggiormente positivo è l’approvazione di un emendamento che costituisce «un faro per la protezione dei diritti delle popolazioni indigene nella pianificazione dei progetti», dato che le operazioni di estrazione, raffinazione e riciclo che vogliano essere riconosciute come “strategiche” (garantendosi autorizzazioni più rapide e maggiori finanziamenti) verranno «valutati in base al fatto che diano alle comunità colpite dalle loro operazioni il diritto di dare o negare il consenso per progetti».

«La giornata di ieri ha segnato una serie di passi avanti ma, innegabilmente, anche alcuni indietro – commenta Robin Roels per l’Eeb – Speravamo in una portata più ampia, che comprendesse schemi di certificazione e salvaguardasse gli interessi pubblici. Il percorso è costellato di opportunità e ostacoli; rimaniamo vigili e impegnati a guidarlo verso un futuro fondato sulla giustizia, sull’inclusione e sul rispetto per il nostro ambiente».

L’articolo Il nuovo regolamento Ue sulle materie prime critiche è atteso entro Natale sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Con 515 voti favorevoli, 34 contrari e 28 astensioni, ieri l’Europarlamento ha adottato la propria posizione negoziale in merito alla proposta di regolamento sulle materie prime critiche, avanzata lo scorzo marzo dalla Commissione Ue (e sulla quale il Consiglio si è già posizionato).

Le materie prime critiche sono 34 materiali individuati dall’Ue come centrali l’economia continentale, oltre che per la sua transizione ecologica; l’Italia è il Paese più dipendente dall’import extra-Ue di queste materie prime, nonostante da queste dipenda il 38% del Pil nazionale.

Per rendere più sostenibile la catena di approvvigionamento è dunque indispensabile accelerare sul fronte del riciclo (grazie al quale l’Italia si stima potrà soddisfare fino al 32% del proprio fabbisogno), ma anche sviluppare partenariati internazionali con partner commerciali affidabili, oltre ad aprire nuove miniere su suolo europeo. Tutti punti toccati ieri dall’Europarlamento.

In particolare, nella posizione negoziale adottata si è posto l’accento sull’importanza di garantire partenariati strategici tra l’Ue e i Paesi terzi al fine di diversificare gli approvvigionamenti, su «un piano di parità».

Si auspica dunque il trasferimento di conoscenze e tecnologie, la formazione e l’aggiornamento professionale per nuovi e migliori posti di lavoro, nonché l’adozione dei «migliori standard ecologici possibili» da parte dei Paesi partner. Al contempo, gli eurodeputati chiedono una maggiore attenzione alla ricerca di materiali e processi produttivi sostitutivi, come anche obiettivi di circolarità per promuovere l’estrazione di materie prime più strategiche dai rifiuti.

«L’attenzione – riassume la relatrice dell’Europarlamento, Nicola Beer – si concentra sulla riduzione della burocrazia, su processi di approvazione rapidi e semplici, su una spinta alla ricerca e all’innovazione lungo l’intera catena del valore, nonché su incentivi economici mirati per gli investitori privati in vista della produzione e del riciclaggio europei. Allo stesso tempo, per diversificare, il Parlamento europeo si sta concentrando sulla costruzione di partenariati strategici con Paesi terzi».

L’Europarlamento avvierà ora i negoziati con la presidenza spagnola del Consiglio, per raggiungere un accordo in prima lettura. «Durante i negoziati, spingeremo per portare la legislazione al traguardo entro Natale», sottolinea Beer.

Nel frattempo, il fronte ambientalista – rappresentato dall’European environmental bureau (Eeb), che comprende anche l’italiana Legambiente – ha accolto con «sentimenti contrastanti» la posizione negoziale dell’Europarlamento.

L’aspetto sottolineato come maggiormente positivo è l’approvazione di un emendamento che costituisce «un faro per la protezione dei diritti delle popolazioni indigene nella pianificazione dei progetti», dato che le operazioni di estrazione, raffinazione e riciclo che vogliano essere riconosciute come “strategiche” (garantendosi autorizzazioni più rapide e maggiori finanziamenti) verranno «valutati in base al fatto che diano alle comunità colpite dalle loro operazioni il diritto di dare o negare il consenso per progetti».

«La giornata di ieri ha segnato una serie di passi avanti ma, innegabilmente, anche alcuni indietro – commenta Robin Roels per l’Eeb – Speravamo in una portata più ampia, che comprendesse schemi di certificazione e salvaguardasse gli interessi pubblici. Il percorso è costellato di opportunità e ostacoli; rimaniamo vigili e impegnati a guidarlo verso un futuro fondato sulla giustizia, sull’inclusione e sul rispetto per il nostro ambiente».

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