«Una predominanza di rifiuti plastici delle dimensioni inferiori ai 10 centimetri di lunghezza e la precisa identificazione delle potenziali zone d’accumulo degli stessi, rilevata sia per quantità che tempo di permanenza: un quadro che resta sotto osservazione, quello del fiume Po, ma la notizia degna di rilievo è che la quantità di plastica che giunge sino al Mare Adriatico è stimata in poco meno del 15% del totale quantificato più a monte e che, inoltre, la tecnologia assiste il monitoraggio grazie alla positiva evoluzione dei dati satellitari, oggi più performanti e in grado di rilevare gli accumuli di plastica anche tra la fitta vegetazione del Grande Fiume». Sono questi in sintesi i risultati del Monitoraggio Applicato alle Plastiche del Po (MAPP), presentati oggi a Ferrara, un progetto promosso dall’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, avviato a giugno 2021 con il rilascio dei tracker (sensori di rilevamento) a Torino e che, per due anni, ha utilizzato differenti strumenti e metodologie – alcune del tutto innovative a livello europeo – consentendo di stimare le quantità, le dimensioni, le principali direttrici di spostamento e i punti di potenziale accumulo del materiale plastico trasportato lungo la rete idrografica del fiume Po e accrescere la comprensione del fenomeno del plastic litter nel Grande Fiume.
MAPP ha consentito di realizzare, nell’arco del biennio 2021-2023, una mappatura della quantità e della tipologia delle plastiche galleggianti di medie e grandi dimensioni veicolate dal fiume Po verso il mare Adriatico. Sono state utilizzate differenti e innovative tecniche di monitoraggio per comprendere la distribuzione spaziale del materiale plastico galleggiante, di ricostruire i percorsi seguiti ed individuare le potenziali aree di maggior deposito lungo il fiume Po. Per la prima volta, per l’intera asta di un grande fiume, è stato effettuato il monitoraggio delle plastiche galleggianti, applicando il protocollo RIMMEL, messo a punto dal Joint Research Center (JRC), che prevede l’osservazione diretta di questa tipologia di rifiuti. Per il fiume Po le osservazioni si sono svolte, con frequenza stagionale a Verolengo (To), Isola Serafini (Pc), Boretto (Re), Pontelagoscuro (Fe), Porto Tolle (Ro) e nelle aree golenali circostanti i tratti monitorati. I risultati ottenuti hanno evidenziato che «Prevalgono i rifiuti plastici di dimensioni inferiori a 10 cm, appartenenti alle prime tre classi dimensionali (ovvero: minori di 2,5 cm; compresi tra 2,5 e 5 cm; compresi tra 5 e 10 cm)».
Per simulare le modalità di trasporto dei rifiuti plastici nel Po, sono stati utilizzati i tracker satellitari (JunkTrack®) della società Nauta scientific, che ha progettato e realizzato sia i dispositivi sia il sistema di raccolta e di rappresentazione dei dati per il fiume Po. I tracker sono dei piccoli contenitori galleggianti in grado di riprodurre il comportamento dei rifiuti di plastica dispersi nei fiumi, al cui interno sono posizionati dei localizzatori capaci di determinarne la posizione GPS. Tra il 2021 e il 2023 ne sono stati rilasciati complessivamente 95, in differenti condizioni di portata, nelle 3 stazioni distribuite lungo l’asta del fiume Po: Chivasso (To), Isola Serafini (Pc) e Pontelagoscuro (Fe): Il team di MAPP evidenzia che «Il primo dato che emerge è che meno del 15 % dei tracker sono giunti fino al mare Adriatico, mentre i restanti hanno compiuto spostamenti da poche centinaia di metri a centinaia di chilometri. È stato, inoltre, osservato che la vegetazione spondale, i piloni dei ponti e i numerosi ormeggi per la navigazione fluviale rappresentano zone di incaglio per lungo tempo e ostacolo al trasporto verso valle. La ricerca ha così consentito di ricostruire in modo fedele il percorso effettuato dai tracker e di identificare le potenziali zone di accumulo».
L’attività di monitoraggio delle macroplastiche galleggianti con le immagini satellitari, condotta con la collaborazione del Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Padova, ha permesso di valutare – per la prima volta in ambito fluviale – la possibilità di rilevare i rifiuti plastici mediante i dati satellitari, liberamente disponibili, del satellite Sentinel 2 dell’Agenzia Spaziale Europea. La prima fase dell’attività, eseguita alla Cava Ronchetto di Motta Baluffi (Cr), dove sono state eseguite alcune simulazioni grazie all’installazione di due zattere, una composta da soli rifiuti di plastica e l’altra da plastica e vegetazione, per verificare se il satellite riuscisse ad identificarle e distinguerle. Lo staff di MAPP dice che «L’esito è stato positivo: all’occhio del satellite entrambe le zattere sono risultate ben visibili e distinguibili dall’acqua circostante, confermando la possibilità di utilizzare le immagini del Sentinel 2 per il riconoscimento di depositi di legname e/o plastica nel fiume Po, di dimensione di alcune decine di metri quadrati e densità relativamente ridotte e aprendo la strada ad ulteriori sperimentazioni che consentano, in futuro, di poter determinare, grazie a questa tecnologia, anche le quantità esatte di depositi di plastiche accumulate sulle sponde del Po».
Secondo Alessandro Bratti, segretario generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, «Questi risultati, di rilievo scientifico, hanno permesso all’Autorità di bacino di ottenere un primo quadro conoscitivo utile a supportare la definizione di futuri approfondimenti e di azioni concrete di prevenzione e gestione dell’inquinamento da river litter. Infatti, gli esiti del progetto MAPP hanno costituito le basi per la progettazione del programma sperimentale triennale 2024-2026 per il recupero delle plastiche nel fiume Po, che sarà realizzato con i finanziamenti resi disponibili dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica attraverso la Legge SalvaMare, i cui obiettivi sono di incentivare la raccolta dei rifiuti plastici nei fiumi, del loro successivo riciclo nell’ottica dell’economia circolare e di sensibilizzare la collettività per la diffusione di comportamentali virtuosi che prevengano il problema della marine litter».
Giuseppe Dodaro, responsabile area capitale naturale e agroecologia di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, aggiunge: «Dai dati raccolti col censimento visivo sembra che la quantità totale di plastic litter trasportata dal Po sia sensibilmente inferiore rispetto a quella attribuita in passato da stime modellistiche –L’osservazione prevalente di oggetti di piccole dimensioni suggerisce che i rifiuti subiscono intensi processi di frammentazione prima di giungere a mare. E questo è dovuto ai lunghi tempi di permanenza in alveo, come testimoniato dall’analisi degli spostamenti effettuata coi tracciatori. Si conferma, dunque, come il contrasto all’inquinamento da plastica sia necessario per la tutela degli ecosistemi ma soprattutto della salute umana. È il messaggio chiave che animerà la discussione della quarta sessione dell’International Negotiating Commette di UNEP, che dal 23 al 29 aprile si riunirà ad Ottawa per giungere finalmente alla ratifica di un accordo internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica».
Marco Casini, segretario generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, conclude: «L’inquinamento dei mari e dei corpi idrici dovuto alle plastiche e alle microplastiche costituisce oggi, più che mai, un problema di grande rilevanza in materia di salute pubblica, tutela delle acque e degli ecosistemi – ha Le Autorità di bacino distrettuali, nell’ambito delle attività istituzionali di pianificazione volte alla protezione e alla gestione delle risorse idriche, sono impegnate da alcuni anni in progetti specifici finalizzati ad una maggiore conoscenza del fenomeno e alla individuazione e messa in atto di strumenti di prevenzione e mitigazione, quali ad esempio, nel caso dell’Autorità dell’Appennino centrale, i progetti Life Blue Lakes e Plasticentro».
L’articolo Il viaggio delle plastiche nel Po sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.