A buon rendere, un’ampia coalizione di associazioni ambientaliste e non – da Legambiente ai Comuni virtuosi, da Greenpeace ad Altroconsumo, dal Wwf a Oxfam – scende in campo per sostenere l’introduzione in Italia di un sistema di deposito cauzionale per contenitori e bevande (Deposit return system, Drs), ricomponendo in parte le fratture che nelle scorse settimane hanno attraversato (anche) il mondo dell’associazionismo.

L’innesco arriva dalla nuova proposta di regolamento europeo sugli imballaggi, che all’art 44 propone l’introduzione obbligatoria dei Drs entro il 2029, per bottiglie in plastica e contenitori in metallo per liquidi alimentari fino a 3 litri (con la esclusione di contenitori per latte e derivati, vino ed alcolici), prevedendo una possibile esenzione solo per quegli Stati Ue che dimostrino di potere conseguire il 90% di raccolta differenziata per queste specifiche frazioni di rifiuti.

Frazioni che, è necessario ricordare, rappresentano solo una piccolissima parte di tutti i rifiuti che l’Italia genera ogni anno: guardando a tutte le tipologie di gli imballaggi si parla solo dell’8%, per di più il Drs riguarderebbe solo gli imballaggi sopracitati. Eppure tanto è bastato per alzare un polverone, almeno in Italia.

«A livello europeo la proposta di Regolamento ha suscitato un generale apprezzamento – sottolineano da A buon rendere – anche da parte di alcune delle associazioni della catena del valore del packaging. Ad esempio le principali associazioni del settore delle bevande come Unesda (soft drinks), Nmwe (acque minerali) e Ajin (succhi di frutta), mentre hanno espresso le loro riserve limitatamente ad alcune previsioni sui target di riuso, hanno sottolineato l’appoggio complessivo all’iniziativa e in particolare alle previsioni relative al Drs, di cui sono attive promotrici verso la Commissione europea da un paio di anni. Un posizionamento simile è arrivato da Industrievereinigung Kunststoffverpackungen, l’associazione che riunisce i produttori tedeschi di imballaggi in materiale plastico. Altre organizzazioni di settore come Fead (cui aderisce l’italiana Assoambiente) ed Euric, una delle associazioni che unisce i riciclatori europei, hanno espresso apprezzamento per l’impostazione complessiva della proposta di Regolamento e per gran parte delle sue previsioni».

Per questo la coalizione si rivolge al ministro dell’Ambiente e ad enti come l’Ispra e l’Arera, chiedendo di avviare un processo di ascolto di tutti i portatori di interesse che includa anche la società civile che, da un sondaggio effettuato dalla campagna, ha dimostrato di sostenere all’83% l’introduzione di un sistema cauzionale.

«Anche la Gdo nazionale, che giocherebbe un ruolo importante nella raccolta dei contenitori di bevande, ha dimostrato un’apertura verso il Drs con due eminenti insegne come Esselunga e Lidl che nella recente indagine di Greenpeace si sono dichiarate favorevoli al sistema», osservano dalla coalizione.

Seppur non condividendo in generale la notazione negativa assegnata in Italia al concetto di “riuso” dai contrari all’ipotesi Drs, la coalizione A buon rendere spiega infatti che non dovrebbe essere questo l’oggetto del contendere: il Drs «è soprattutto un poderoso strumento di consolidamento del riciclo. Consente infatti di massimizzare le intercettazioni di materiali, di migliorarne la qualità, di riservare i volumi di materiali riciclati per le applicazioni più “nobili” (da bottiglia a bottiglia, da lattina a lattina)». Certo, poi occorrerebbe occuparsi anche della gestione degli imballaggi meno “nobili” o degli scarti del riciclo stesso, prevedendo una dotazione impiantistica – in termini di riciclo/recupero chimico, se non termovalorizzazione – per chiudere davvero il ciclo, come avviene in larga parte dei Paesi europei dove il Drs sembra già funzionare alla grande.

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