Il nuovo rapporto nazionale sui rifiuti urbani, aggiornato dall’Ispra coi dati 2022, mostra una Toscana che sta migliorando questa fetta di economia circolare pur mantenendo ancora storiche criticità da affrontare.
Nel 2022 in Toscana sono state generate 2,1 mln di tonnellate di rifiuti urbani, in calo rispetto all’anno precedente sia in senso assoluto (-2,1%) sia a livello procapite (589,7 kg procapite, 9 in meno).
Al contempo cresce la raccolta differenziata dei rifiuti, arrivata a quota 65,6% (+1,5%). I trend positivi riguardano inoltre il calo al ricorso agli impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb), con 710mila ton gestite (-9,8%) a fronte di 1,5 mln di ton autorizzate, oltre a una lieve diminuzione degli smaltimenti in discarica (-0,7%), che restano comunque molto elevati: 767.860 ton, ovvero il 35,7% dei rifiuti urbani generati.
Come già evidenziato in passato, resta comunque deficitaria la dotazione impiantistica per valorizzare sia i rifiuti organici, sia le frazioni secche non riciclabili meccanicamente.
Nel 2022 il 12,3% della frazione organica toscana è stata esportata in territori extra-regionali, arrivando sul podio delle peggiori performance nazionali sotto questo profilo, dopo Campania e Lazio, prima di Veneto ed Emilia-Romagna.
In particolare, nel 2022 la Toscana segna un lieve incremento dell’1,1% dei rifiuti organici esportati fuori regione che sono distribuiti, prevalentemente, in Veneto (circa 72 mila tonnellate, 33,1%), in Lombardia (oltre 67 mila tonnellate, 31%), in Emilia-Romagna (12%) e in Piemonte (10,7%).
Per quanto riguarda invece le frazioni secche non riciclabili, è in calo il ricorso alla termovalorizzazione. Nel 2022 sono stati inceneriti in Toscana 215.411 ton di rifiuti (10%), cui si aggiungono altre 7.364 ton co-incenerite. L’andamento dei quantitativi di rifiuti inceneriti su scala regionale nel periodo 2018-2022 è in costate calo (oltre 13 mila tonnellate, -5,8%) ed è proseguito anche tra il 2021 e il 2022 con una diminuzione dell’0,9% (-7mila tonnellate).
Dato che, per rispettare i target Ue, gli smaltimenti in discarica dovranno scendere ad un massimo del 10% entro il 2035, è dunque necessario incrementare la dotazione impiantistica votata al recupero.
Importanti progressi sono attesi dall’ormai prossima approvazione definitiva del nuovo Piano regionale dell’economia circolare, che dovrebbe contribuire a colmare i gap impiantistici sia sotto il profilo dei rifiuti organici (sono già molti i biodigestori in fase di realizzazione o progettazione sul territorio), sia sotto quello delle frazioni secche non riciclabili.
Investendo non in nuovi inceneritori – nella pianificazione regionale non ne sono previsti altre oltre ai 4 attualmente in esercizio – ma in innovativi impianti di riciclo chimico o di ossidazione termica.
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