Nell’ambito dell’Accordo di collaborazione per attività congiunta di ricerca e sviluppo sottoscritto tra il dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e il consorzioCon.CanapaTu.Val.I., con l’obiettivo di “favorire la nascita di attività di collaborazione nel campo della ricerca, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, con riferimento alla protezione dell’ambiente e alla conservazione delle sue componenti specifiche” sono stati effettuati esperimenti preliminari sulle potenzialità dei prodotti della lavorazione della canapa (Cannabis sativa) nel rimuovere il cromo esavalente [Cr(VI)] presente in acque contaminate.
In particolare è stata valutata la possibilità di mitigare la contaminazione da Cr(VI) rilasciato alla fase acquosa dalla lisciviazione dei prodotti di pirolisi derivati dal trattamento di fanghi conciari (Keu, granulato sinterizzato), contenenti fino a circa il 4% in peso di cromo totale, di cui una frazione variabile nella forma esavalente.
Classificato come sottoprodotto, ovvero come residuo di produzione non costituente rifiuto, dati recenti indicano tuttavia che il Keu rilascia Cr(VI) all’ambiente. Questa tematica riveste particolare rilievo data l’elevata tossicità per l’uomo di questo contaminante.Gli esperimenti sono stati condotti utilizzando fibre di canapa, canapulo e semi di canapa.
Esperimenti in modalità “batch”
Sono stati effettuati ponendo in reazione i lisciviati di Keu contenenti quantità variabili e note di Cr(VI) con i prodotti della lavorazione della canapa sia in contenitori aperti che in atmosfera di azoto (Figura 1).
Le fibre di canapa hanno mostrato una minore efficienza rispetto a semi e canapulo fine, sui quali sono stati condotti successivi esperimenti.
I risultati mostrano come sia i semi macinati che il canapulo fine abbattano, in maniera molto efficace, la quantità di Cr(VI) presente nella fase acquosa. In particolare, nelle condizioni riducenti che possono caratterizzare acque di poro e corpi idrici confinati in aree alluvionali. Gli esperimenti con il canapulo fine indicano inoltre che il processo avverrebbe principalmente per riduzione del Cr(VI) a Cr(III). Il Cr(III) prodotto sarebbe in parte trattenuto adsorbito dal canapulo stesso, in parte sarebbe in soluzione probabilmente in complessi organici. Questi aspetti richiedono ulteriori approfondimenti.
Esperimenti di microcosmo
Sono stati inoltre effettuati esperimenti “in microcosmo”, ovvero simulando in colonna in laboratorio gli effetti della infiltrazione di acque meteoriche (acqua distillata) in un suolo contaminato da Keu con l’aggiunta di canapulo fine alla base (Figura 2).
I risultati sugli eluati mostrano dopo 60 minuti una diminuzione del Cr(VI) rilasciato dal suolo contaminato variabile dal 62% al 74%, a opera del canapulo fine.
Questi dati confermano l’efficacia dei prodotti derivati dalla lavorazione della canapa, in particolare canapulo fine, nell’abbattimento della contaminazione da cromo esavalente rilasciato da prodotti di pirolisi di fanghi conciari, anche in presenza del complesso chimismo di questi lisciviati, per processi di riduzione. Con queste premesse le applicazioni possono ragionevolmente estendersi ad altre sorgenti di contaminazione e rilascio di cromo esavalente.
A seguito dei suddetti risultati, è stata presentata la domanda di brevetto n. 102022000024108, dal titolo: Metodo per rimuovere cromo esavalente da acque e terreni contaminati.
Il consorzio Con.CanapaTu.Val.I. e le società che vi partecipano (Canapafibrasrl e Argecosrls) intendono avviare, in collaborazione anche con aziende specializzate nelle bonifiche ambientali, apposite iniziative pilota nelle aree della Toscana attualmente contaminate dal cromo esavalente.
Gli interessati possono manifestare la propria adesione a info@concanapatuvali.it
di Giuseppe Vitiello, presidente consorzio Con.CanapaTu.Val.I.
L’articolo Keu, come usare la canapa per bonificare acque e suoli contaminati dal cromo esavalente sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.