A livello nazionale sono più di 300 gli impianti per la produzione di energia alimentati da bioliquidi sostenibili, ovvero combustibili derivati da biomasse come oli vegetali di origine comunitaria e grassi animali: una potenza installata col potenziale per produrre 1.000 GWh l’anno da fonti rinnovabili, che è però ferma al palo nonostante la crisi energetica che sta attraversando l’Italia. Si tratta di impianti a bioliquidi di potenza unitaria inferiore ad 1 MW elettrico di potenza installata, ovvero il comparto rappresentato da Assoebios.

«Nonostante esista un atto di indirizzo firmato già dal primo settembre dall’allora ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani e immediatamente esecutiva – spiega Luca Miris, presidente dell’associazione Assoebios che appunto raggruppa gli operatori elettrici nazionali da bioliquidi sostenibili – Arera e Terna non hanno ancora proceduto a dare il via libera all’accensione delle centrali rinnovabili, limitandosi a darlo solo a quelle alimentate a carbone e ad olio di palma. Una questione non di poco conto, perché, oltre all’impatto ambientale, l’Italia si sta privando di un importante potenziale energetico».

Nei mesi scorsi il governo Draghi si era attivato affinché anche questi impianti potessero tornare a funzionare e il ministro Cingolani aveva proceduto inviando ad Arera e Terna una direttiva affinché venisse dato il via libera anche alle centrali, oggi spente a causa dei rincari che hanno investito l’approvvigionamento di materie prime, ovvero di bioliquidi sostenibili): anche durante la crisi post-pandemica il comparto non ha ricevuto da parte delle istituzioni nessun supporto per mitigare l’aumento di questi costi delle materie prima, registrando una riduzione della produzione di energia di quasi 600 GWh.

Adesso anche l’atto d’indirizzo del Mite «è stato disatteso, mentre si è proceduto a far riaccendere le centrali alimentate a carbone e ad olio di palma (prodotto di importazione extra europea)», aggiungono nel merito da Assoebios.

Per questo Miris si appella adesso «al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al neo ministro Gilberto Pichetto Fratin, affinché si ponga rimedio a questa stortura nei tempi più brevi possibili per permettere anche a questi impianti di dare il loro contributo nella quotidiana lotta contra l’emergenza energetica».

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