Dopo aver chiuso il 15 aprile le sue tre ultime centrali nucleari, la Germania ha chiesto alla Commissione europea di imporre sanzioni all’industria nucleare della Federazione Russa.  Il ministero dell’economia tedesco ha confermato che «Il governo federale ha parlato con la Commissione europea a favore dell’inclusione [nel prossimo pacchetto di sanzioni Ue] del settore nucleare civile. L’Ue non dovrebbe evitare un’azione decisiva in questo settore».

Ma i Paesi Ue sono divisi su questa ris chiesta e finora l’Unione europea ha accuratamente evitato di includere i combustibili nucleari nei suoi pacchetti di sanzioni anti-russe.

All’ultimo vertice dei ministri dell’ambiente e dell’energia del G7 a Sapporo 5 Paesi – Usa,  Regno Unito, Canada, Giappone e Francia – hanno annunciato che utilizzeranno le loro risorse e capacità nell’energia nucleare civile per «Garantire l’approvvigionamento sicuro di combustibile all’uranio attraverso lo sviluppo di catene di approvvigionamento condivise che isolino la Russia». Dal dichiarazione si erano sfilate l’Italia – sempre più energeticamente in sintonia conil blocco sovranista di Visegrad –  e la stessa Germania che il giorno dopo è tornata sui suoi passi rilanciando a livello europeo.

I 5 Paesi nucleari del G7 hanno «Identificato potenziali aree di collaborazione sui combustibili nucleari per sostenere la fornitura stabile di combustibili per le flotte di reattori operativi di oggi, consentire lo sviluppo e la distribuzione di combustibili per i reattori avanzati di domani e ottenere una riduzione dipendenza dalle catene di approvvigionamento russe». Secondo una nota ufficiale del governo del Regno Unito, «Insieme, gli impegni del G7 di oggi infliggono un duro colpo alla Russia, dimostrando la volontà internazionale di isolare ulteriormente Putin a livello internazionale».

Il segretario britannico per la sicurezza energetica Grant Shapps ha aggiunto: «Il Regno Unito è al centro degli sforzi globali per sostenere l’Ucraina e sconfiggere Putin (…) l’ultimo accordo è il prossimo passo fondamentale, unendosi ad altri Paesi per dimostrare a Putin che La Russia non è più la benvenuta».

Ma il problema è che, come ricorda un recente report del Bund für Umwelt und Naturschutz Deutschland (BUND – Friends of the Earth Germany), la Germania fino a tutto il 2022 chiedeva di non boicottare il nucleare russo e kazako (in gran parte gestito da Rosatom) . La compagnia statale  nucleare russa Rosatom ha una posizione di leadership nel business internazionale dell’uranio: «Rosatom è il secondo più grande produttore di uranio al mondo attraverso le sue partecipazioni nelle miniere di uranio in Canada, negli Stati Uniti e soprattutto in Kazakistan. Con 7122 tonnellate, l’azienda detiene una quota di circa il 15% nella produzione globale – spiegava un anno fa  Angela Wolff, consulente sulla politica nucleare ed energetica al BUNDNella produzione di uranio arricchito, necessario per il funzionamento delle centrali nucleari, la dipendenza è ancora maggiore: oltre un terzo della domanda globale proviene dall’impresa statale russa».

L’Europa orientale dipende ancora di più dal combustibile nucleare russo: nell’Ue, in Finlandia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e Bulgaria, 18 reattori possono funzionare solo con elementi combustibili russi esagonali. Uwe Witt, responsabile della protezione del clima e del cambiamento strutturale della Rosa-Luxemburg-Stiftung ricorda che «Per poter rifornire le due centrali nucleari slovacche di nuovi elementi di combustibile, il 1° marzo 2022 è stato persino permesso ad un aereo da trasporto russo Il-76 di atterrare con un permesso speciale. Se l’Europa vuole davvero porre fine alla sua dipendenza dalla Russia nel settore energetico, deve anche porre fine al più presto possibile alla sua cooperazione con la Russia nel settore nucleare».

La Russia è uno dei maggiori produttori mondiali di uranio e nel 2020 ha fornito all’Ue circa il 20% del suo uranio importato. Il Kazakistan, nel frattempo, rappresentava il 23% e il Niger il 24% dei rifornimenti di uranio all’Ue.

E sarà difficile far passare il nucleare nell’11esimo pacchetto di sanzion i Ue, visto che l’Ungheria ha già annunciato che si opporrà, spalleggiata probabilmente da alcuni Paesi dell’Europa dell’Est dove stanno aumentando le manifestazioni pro-russe, contro la guerra in Ucraina e le sanzioni Ue a Mosca.

L’Ungheria acquista uranio dalla Russia e il governo di destra di Orban collabora con Rosatom per espandere l’unica centrale nucleare del Paese. Non a caso oggi la putiniana Russia Television – RT ricorda con malcelata sioddisfazione che «Budapest ha ripetutamente sostenuto che le precedenti sanzioni non sono riuscite a indebolire significativamente la Russia, danneggiando l’economia europea, e il governo di Orban insiste sul fatto che il combustibile nucleare russo è vitale per la sicurezza energetica dell’Ungheria».

Anche la Francia che ha firmato la dichiarazione dei 5 Paesi del G7 collabora ampiamente con Rosatom, con la quale ha anche una lunga e opacissima storia di traffici di scorie nucleari e di riprov cessamento del combustibile esaurito delle centrali nucleari francesi. Non fidandosi evidentemente degli impegni presi da Parigi a Sapporo, Sven Giegold, segretario di stato del ministero delle finanze tedesco, ha scritto su Twitter: «Anche molti altri Stati membri chiedono l’inclusione del nucleare nelle sanzioni contro la Russia, soprattutto nell’Europa dell’Est, che si sente particolarmente minacciata. Cercheremo di convincere la Francia e altri paesi con periodi di transizione. E’ un indebolimento della sovranità europea il fatto che l’Ue continui a dipendere dalla Russia per l’energia nucleare. E’ anche un indebolimento della capacità di azione dell’Europa che le sanzioni siano generalmente decise all’unanimità da tutti gli Stati membri. Un’altra priorità del governo federale è l’applicazione coerente delle sanzioni che sono già state decise. Perché le regole valgono solo quanto c’è una loro effettiva applicazione».

Ma Rosatom punta sull’espansione del nucleare made in Russia: ha in progetto almeno 3 nuove centrali nucleari in Russia e prevede di costruirne più di 30 in Egitto, Bangladesh, Bielorussia, Bulgaria, Cina, India, Iran, Turchia, Ungheria e Emirati Arabi Uniti. Aveva anche un progettio commissionato dalla Finllandia che lo ha annullato dopo l’entrata nella NATO.

Armin Simon dell’organizzazione antinucleare ausgestrahlt  ricorda che «La grande dipendenza dell’Europa dalla Russia per l’uranio e gli elementi combustibili per le centrali nucleari sta mettendo sotto pressione anche la Commissione Ue» che nel 2022 ha giustificato l’inclusione del nucleare e del gas fossile nella tassonomia verde dell’Ue proprio con aspetti riguardanti la sicurezza degli approvvigionamenti. «Che questa giustificazione si sia rivelata sbagliata è sotto gli occhi di tutti – fa notare Simon – Contrariamente a quanto affermato, l’energia elettrica nucleare non contribuisce alla sicurezza dell’approvvigionamento. Imponendo solo ora  un divieto di importazione di combustibile nucleare dalla Russia, come ha già chiesto il Parlamento Ue, non va abbastanza lontano. L’energia nucleare e il gas fossile non hanno posto nella tassonomia dell’Ue. La Commissione Ue deve rivedere la sua posizione in merito. Altrimenti il ​​Parlamento Ue dovrà tirare il freno di emergenza».

Horst Hamm, direttore esecutivo della Nuclear Free Future Foundation  (NFFF) e project manager della serie Uranatlanten-Reihe (Atlante dell’Uranio), aggiunge: «L’energia nucleare non è la fonte energetica del futuro. Al di là dei gravi peccati ambientali nell’estrazione dell’uranio o dei pericoli durante le operazioni, l’energia nucleare non fa nulla per risolvere la crisi climatica. La costruzione di nuove centrali nucleari è troppo costosa e troppo lenta per poter fare qualcosa per la protezione del clima in futuro. Nemmeno le centrali nucleari esistenti sono ancora competitive rispetto alle energie rinnovabili, come dimostra l’esempio degli Usa nell’Atlante dell’uranio: 6 reattori statunitensi sono stati spenti prematuramente, e altri ne seguiranno».

Heinz Smital, esperto nucleare di Greenpeace Deutshland, conclude: «Le energie rinnovabili ora sono più economiche del carbone, del gas o delle centrali nucleari, anche se non si contano i loro costi successivi. nche i sistemi vecchi e ammortizzati spesso non riescono più a tenere il passo. Un chilowattora di energia solare può essere generato con nuove centrali elettriche nella Germania meridionale per circa 3 centesimi di euro, con turbine eoliche nella Germania settentrionale per poco meno di 4 centesimi. E se su guarda ai Paesi soleggiati, diventa ancora più economico: nell’Arabia Saudita ricca di petrolio, è entrato in funzione un progetto solare da 600 megawatt, che genera un chilowattora per 1,04 centesimi di dollari: record mondiale!»

L’articolo La Germania chiede sanzioni Ue contro l’industria nucleare russa sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.