Secondo lo studio “Flowthrough Capture of Microplastics through Polyphenol-Mediated Interfacial Interactions on Wood Sawdust”, pubblicato su Advanced Materials da un team di ricercatori cinesi e canadesi guidato da Yu Wang, le piante potrebbero essere la risposta alla crescente minaccia dell’inquinamento da microplastiche.
Gli scienziati delle università cinesi di Sichuan e Chengdu e canadesi del BioProducts Institute dell’università della British Columbia (UBC) hanno scoperto che se si aggiungono tannini a uno strato di polvere di legno, si può creare un filtro che intrappola praticamente tutte le particelle di microplastica presenti nell’acqua.
Il team di ricerca è convinto che «Sebbene in questa fase l’esperimento rimanga un’impostazione di laboratorio, una volta trovato il giusto partner industriale, la soluzione possa essere ampliata in modo semplice ed economico».
Uno degli autori dello studio, Orlando Rojas, direttore scientifico del BioProducts Institute presidente della Canada Excellence Research in Forest Bioproducts, ricorda che «Le microplastiche sono minuscoli frammenti di plastica derivanti dalla decomposizione di prodotti di consumo e rifiuti industriali. Tenerle fuori dalle riserve idriche è una sfida enorme».
Rojas ha iniziato ad occuparsi dell’argomento dopo aver letto uno studio che rivelava che praticamente tutta l’acqua potabile è contaminata da microplastiche e poi che entro il 2025 più di 10 miliardi di tonnellate di rifiuti di plastica mal gestiti verranno dispersi nell’ambiente. Lo scienziato evidenzia che «La maggior parte delle soluzioni proposte finora sono costose o difficili da ampliare. Stiamo proponendo una soluzione che potrebbe potenzialmente essere ridimensionata per l’uso domestico o potenziata per i sistemi di trattamento municipali. Il nostro filtro, a differenza dei filtri in plastica, non contribuisce a un ulteriore inquinamento in quanto utilizza materiali rinnovabili e biodegradabili: acidi tannici di piante, corteccia, legno e foglie e segatura di legno, un sottoprodotto forestale ampiamente disponibile e rinnovabile».
Il team sino-canadese ha analizzato le microparticelle rilasciate dalle bustine di tè in polipropilene, scoprendo che, a seconda del tipo di plastica, il loro metodo “bioCap” intrappolava dal 95,2% al 99,9% di particelle di plastica in una colonna d’acqua. Quando “bioCap” è stato testato sui topi, ha dimostrato che il processo previene l’accumulo di microplastiche negli organi.
Rojas aggiunge che «E’ difficile catturare tutti i diversi tipi di microplastica in una soluzione, poiché sono disponibili in diverse dimensioni, forme e cariche elettriche. Ci sono microfibre dell’abbigliamento, microsfere di detergenti e saponi, schiume e pellet di utensili, contenitori e imballaggi. Sfruttando le diverse interazioni molecolari attorno agli acidi tannici, la nostra soluzione bioCap è stata in grado di rimuovere praticamente tutti questi diversi tipi di microplastica».
Rojas conclude: «Le microplastiche rappresentano una minaccia crescente per gli ecosistemi acquatici e la salute umana, richiedendo soluzioni innovative. Siamo entusiasti che la collaborazione multidisciplinare del BioProducts Institute ci abbia avvicinato a un approccio sostenibile per combattere le sfide poste da queste particelle di plastica».
L’articolo La polvere di legno può intrappolare fino al 99,9% delle microplastiche presenti nell’acqua sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.