Oggi, più della metà dei rifiuti nel mondo finisce in discarica, contribuendo a gravi problemi ambientali. Una delle minacce più significative delle discariche? La produzione di gas serra come carbonio e metano, che accelerano il riscaldamento globale.

La Svezia, uno dei Paesi più sostenibili al mondo, è diventata un modello da seguire grazie ai suoi sforzi nell’energia rinnovabile e nella riduzione delle emissioni. Con un approccio rivoluzionario alla gestione dei rifiuti, la Svezia ha trasformato i suoi rifiuti in energia, mantenendo vuote le discariche e alimentando allo stesso tempo case e edifici.

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Le discariche sono grandi fonti di tossine e sostanze dannose per l’atmosfera. Negli Stati Uniti, sono la terza fonte di emissioni di metano di origine antropica, un gas 25 volte più potente del carbonio. Il metano da solo costituisce quasi il 15% delle emissioni totali del Paese, contribuendo all’inquinamento atmosferico e dell’acqua, alla perdita di biodiversità e alla degradazione del suolo. Un rapporto della International Solid Waste Association (ISWA) avverte che, al ritmo attuale, le discariche rappresenteranno almeno il 10% delle emissioni globali di gas serra entro il 2025.

A livello globale, circa il 60% dei rifiuti finisce in discarica, ma in Svezia questa percentuale è solo dell’1%. Com’è possibile? Il Paese ha rivoluzionato il suo sistema di riciclaggio, aumentando drasticamente i tassi di riciclaggio e implementando tecnologie per trasformare i rifiuti in energia.

La Svezia ricicla talmente bene che da anni importa la spazzatura di altri Paesi

La Svezia è da tempo un leader nella transizione verso le emissioni nette zero. Qui si utilizza la quota più alta di energia rinnovabile dell’Unione europea, con il 56% della sua energia proveniente da fonti come l’idroelettrico, il vento e l’energia nucleare. Inoltre, la Svezia ha alcune delle emissioni di carbonio più basse a livello globale, grazie a un passaggio ai trasporti elettrici e a ingenti investimenti in tecnologie intelligenti e agricoltura urbana. In media, ogni americano emette quasi quattro volte più CO2 di un svedese, secondo la Banca Mondiale.

La storia di successo della Svezia si estende oltre l’energia rinnovabile alla gestione dei rifiuti. Sin dagli anni ’90, il Governo svedese ha implementato politiche per ridurre la generazione di rifiuti, sensibilizzare i produttori e i cittadini e ridurre le emissioni. L’introduzione della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), che rende i produttori responsabili della raccolta e dello smaltimento dei loro prodotti, insieme a una tassa sui rifiuti basata sul peso per le famiglie, incentiva il riciclaggio. Le leggi nazionali, che vietano la discarica dei rifiuti combustibili e organici, e gli standard più severi per i rifiuti pericolosi, le discariche e l’incenerimento imposti dall’Unione Europea hanno aiutato la Svezia a ridurre le emissioni e i rifiuti in discarica.

La Svezia ha raggiunto un livello di efficienza nella gestione dei rifiuti tale da dover importare spazzatura da altri Paesi per mantenere operativi i propri impianti di riciclaggio e termovalorizzazione.

Negli anni ’70, la Svezia inviava in discarica circa il 38% dei suoi rifiuti. Oggi, meno dell’1% dei rifiuti domestici finisce in discarica, mentre il resto viene riciclato o trasformato in energia. In particolare, circa il 52% dei rifiuti viene incenerito per produrre energia, fornendo riscaldamento a oltre un milione di abitazioni e elettricità a 250mila case.

Questa efficienza ha portato a una carenza di rifiuti domestici, spingendo la Svezia a importare circa due milioni di tonnellate di rifiuti all’anno da Paesi come Regno Unito, Norvegia, Irlanda e Italia. Questi Paesi pagano la Svezia per smaltire i loro rifiuti, che vengono utilizzati per alimentare gli impianti di termovalorizzazione.

Impatti ambientali ed economici

Il sistema svedese ha ridotto significativamente le emissioni di gas serra associate alle discariche, grazie al divieto di conferimento di rifiuti organici e combustibili in discarica introdotto nel 2005. Gli impianti di incenerimento moderni sono dotati di tecnologie avanzate per il controllo delle emissioni, rendendo il processo più ecologico rispetto al passato.

Dal punto di vista economico, la gestione dei rifiuti è diventata una fonte di reddito per la Svezia. Nel 2020, il settore ha generato circa 1,7 miliardi di euro, con picchi fino a 1,98 miliardi di euro nel 2016,

Ma c’è un ma….

Nonostante i successi, il sistema svedese non è privo di critiche. Alcuni esperti sottolineano che l’incenerimento dei rifiuti, sebbene efficiente, può disincentivare la riduzione e il riutilizzo dei materiali, fondamentali per una vera economia circolare. Inoltre, la dipendenza dall’importazione di rifiuti potrebbe diventare problematica se altri Paesi migliorassero le proprie pratiche di gestione dei rifiuti.

E in Italia? La sfida è nella gestione dei rifiuti e negli inceneritori

Qui da noi la costruzione di nuovi inceneritori è oggetto di opinioni contrastanti e spesso incontra una forte opposizione da parte delle comunità locali e degli attivisti, preoccupati per gli impatti ambientali delle emissioni e la carenza di infrastrutture adeguate per il riciclaggio.

Resta così il fatto che il sistema di gestione dei rifiuti in Italia è assai complicato a causa delle differenze regionali nell’efficacia dei programmi di raccolta e riciclaggio: la mancanza di una strategia nazionale uniforme porta di fatto spesso a inefficienze e a un aumento dei rifiuti che finiscono in discarica invece di essere trattati per il recupero energetico.

Nonostante gli sforzi per aumentare il riciclaggio, l’Italia dipende ancora significativamente dalle discariche per lo smaltimento dei rifiuti, il che non solo spreca risorse preziose, ma contribuisce anche all’inquinamento e alle emissioni di gas serra, rendendo la gestione dei rifiuti una questione critica per gli obiettivi di sostenibilità del Paese.

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