È tempo di valigie. Sia quelle da preparare sia quelle che di ritorno da un viaggio, dopo averle svuotate dai souvenir e dalla biancheria da lavare, riponiamo insieme ai nostri fedeli compagni di avventura: il piccolo phon che ci ha salvato i ricci dall’umidità, il ferro da stiro da viaggio per quella camicia spiegazzata da mettere al matrimonio di un amico o un parente, l’epilatore compatto per la prova costume, il rasoio elettrico. Accessori che, una volta a casa, tornano nel loro cassetto, in attesa della prossima partenza.
Ma cosa accade quando questi smettono di funzionare o decidiamo di sostituirli con un modello più nuovo?
Questi oggetti, così piccoli e apparentemente innocui, si trasformano in una delle categorie (purtroppo) più trascurate di rifiuti: i RAEE, Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Diventano “RAEE nomadi”, spesso dimenticati o, peggio, gettati con leggerezza nel sacco dell’indifferenziato, interrompendo bruscamente il loro potenziale percorso nell’economia circolare. Un gesto che, moltiplicato per milioni di viaggiatori, rappresenta un’enorme perdita di risorse preziose e un inutile carico per l’ambiente. È tempo di aprire questa valigia con occhi diversi, quelli della consapevolezza, e capire come trasformare un fine vita in un nuovo inizio.
Dal phon alla piastra: un tesoro di materie prime seconde chiuso in valigia
Pensiamo ai classici indispensabili: l’asciugacapelli da viaggio, la piastra per capelli in formato mini, il ferro da stiro portatile, la multipresa, l’adattatore di corrente per le prese estere, solo per citarne alcuni. Apparentemente semplici, questi dispositivi sono in realtà piccoli concentrati di tecnologia e materiali.
Appartengono tutti al raggruppamento R4, quello che include i Piccoli Elettrodomestici (PED). Al loro interno non c’è solo plastica. Il motore di un phon può contenere rame, un metallo prezioso la cui estrazione ha costi ambientali e sociali elevatissimi. Le resistenze che generano calore sono fatte di leghe metalliche specifiche. I cavi, i piccoli circuiti stampati, gli interruttori: ogni componente è una materia prima seconda che, se recuperata, può tornare a nuova vita, evitando di attingere a risorse vergini. Il problema è che, a causa delle loro dimensioni ridotte, questi oggetti sfuggono spesso alla nostra percezione di “rifiuto importante”.
Finiscono spesso nel “cassetto del poi”, quel limbo dove gli oggetti rotti attendono una riparazione che non arriverà mai, per poi scivolare nell’oblio e, infine, nell’errore dello smaltimento indifferenziato. La soluzione, però, è più semplice di quanto si pensi e prevista dalla legge. La prima via maestra è il ritiro “uno contro uno”: quando acquistiamo un nuovo phon da viaggio, il negoziante (fisico o online) è obbligato a ritirare gratuitamente quello vecchio. La seconda opzione, se non dobbiamo fare un nuovo acquisto, è il conferimento presso il centro di raccolta comunale, la cosiddetta isola ecologica. È un gesto gratuito che alimenta filiere virtuose di trattamento, capaci di separare e riciclare fino al 90% dei materiali di un piccolo elettrodomestico.
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Piccoli, potenti e a batteria: la rivoluzione dell’uno contro zero per i RAEE tascabili
Passiamo ora a un’altra categoria di compagni di viaggio: quelli alimentati a batteria. Il rasoio elettrico, l’epilatore Silk-épil, lo spazzolino da denti elettrico, la power bank che ci salva quando lo smartphone è a secco. Anche questi sono RAEE del raggruppamento R4, ma con in comune la presenza della batteria.
Che sia integrata o estraibile, una batteria al litio o Ni-Mh è un concentrato di elementi chimici (litio, cobalto, nichel) tanto preziosi per l’industria quanto pericolosi se dispersi nell’ambiente. Gettarli nell’indifferenziato non solo vorrebbe dire sprecare queste risorse critiche, ma creare anche un concreto rischio di incendio nei camion della spazzatura e negli impianti di trattamento. Il tema è talmente sentito che nel 2024 nella vicina Svizzera è stata lanciata una campagna proprio sulla prevenzione dell’errato conferimento e del correlato rischio incendio.
Per questa tipologia di RAEE, l’economia circolare ci offre uno strumento di una comodità disarmante: il ritiro “uno contro zero”. Questa regola, introdotta dal Decreto Ministeriale 121/2016, ci permette di consegnare gratuitamente tutti i RAEE il cui lato più lungo non supera i 25 centimetri presso i grandi punti vendita di elettronica (con superficie superiore a 400 mq), senza alcun obbligo di acquisto. Questo significa che possiamo svuotare i cassetti da tutti quei piccoli dispositivi a batteria non più funzionanti e portarli al negozio di elettronica più vicino la prossima volta che andiamo a fare shopping. È una soluzione pensata proprio per intercettare quel flusso enorme di piccoli rifiuti elettronici che altrimenti andrebbe disperso. Un gesto semplice che trasforma il consumatore nel primo, fondamentale anello della catena del riciclo.
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Il cimitero dei cavi: come dare nuova vita a caricatori e adattatori dimenticati
Infine, apriamo l’ultimo scomparto della nostra valigia, quello più caotico: il groviglio di cavi, caricatori e adattatori universali. Ogni dispositivo ha il suo, spesso non compatibile con gli altri, specie per i più vecchi per i quali non era ancora entrata in vigore la normativa del caricatore unico. Quando un telefono o un gadget diventa obsoleto, il suo caricatore diventa un orfano tecnologico, un rifiuto quasi invisibile. Quanti di noi ne hanno un cassetto pieno?
Questi oggetti sono la quintessenza del “RAEE che non ti aspetti”. Un cavo USB, un alimentatore, un adattatore da viaggio sono a tutti gli effetti RAEE del raggruppamento R4. Contengono rame nei fili, plastiche di vario tipo e piccoli componenti elettronici nei trasformatori. Singolarmente il loro valore è irrisorio, ma collettivamente rappresentano tonnellate di materie prime che ogni anno finiscono sprecate nelle discariche. Una alternativa al conferimento potrebbe essere il regalarli. Potrebbe esserci sul web qualcuno che ha il dispositivo ma non più il caricatore. Potreste anche contattare i repair cafè di zona perché spesso tengono di scorta questi cavetti, a volte davvero introvabili.
Ma se non avete modo di trovargli una seconda casa o si tratta di cavetti rotti, anche per loro, la soluzione è a portata di mano e si chiama, ancora una volta, “uno contro zero”. Essendo spesso di dimensioni inferiori ai 25 centimetri, possono essere raccolti e conferiti gratuitamente nei grandi negozi di elettronica. Vi scoccia andare al negozio per un singolo cavetto?
Un’ottima abitudine potrebbe essere quella di tenere in casa una “scatola dei RAEE dimenticati”, dove accumulare cavi, caricatori, auricolari rotti e vecchi power bank di tutta la famiglia. Una volta piena, basta portarla nel punto di raccolta più comodo. È un piccolo cambio di mentalità che ha un impatto enorme: significa chiudere il cerchio, ridurre la nostra dipendenza dall’estrazione di materie prime e fare del nostro viaggio, anche quello di un semplice cavo, un percorso veramente sostenibile.
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