E’ passato poco più di un anno da quando il governo laburista australiano ha svelato l’accordo tripartito AUKUS con gli Stati Uniti e il Regno Unito per l’acquisizione di sottomarini a propulsione nucleare, che si prevede costeranno fino a 368 miliardi di dollari australiani entro la metà degli anni 2050 e l’International Campaign Against Nuclear Weapons (ICAN) Australia ritiene che «Questo piano mette a repentaglio la salute e la sicurezza globale, va contro il nostro impegno per la non proliferazione nucleare e potrebbe essere visto come un precursore dell’acquisizione di armi nucleari da parte dell’Australia».

A  febbraio 2024, Tilman Ruff AO, membro del consiglio e presidente fondatore di ICAN Australia, ha presentato alla Commissione esteri, difesa e legislazione commerciale del Senato australiano una relazione sulla Australian Naval Nuclear Power Safety Bill 2023 e sull’Australian Naval Nuclear Power Safety e ha ribadito che «L’ICAN Australia è profondamente preoccupata per il piano del governo australiano di acquisire sottomarini a propulsione nucleare. Dato il nostro mandato e la nostra attenzione, le nostre principali preoccupazioni riguardano, tra le molte conseguenze negative del piano, quanto segue: Esacerba le tensioni regionali, alimenta la corsa agli armamenti e i rischi di guerra nella regione dell’Asia-Pacifico, coinvolgendo in particolare la Cina e gli Stati Uniti, e aumenta il pericolo di un’escalation nucleare di qualsiasi conflitto di questo tipo; Questo impedisce ulteriormente all’Australia di non essere inevitabilmente coinvolta e di diventare un bersaglio in qualsiasi guerra nell’Asia-Pacifico che coinvolga gli Stati Uniti; Implica la proliferazione e l’erosione del controllo sui materiali fissili con cui si possono costruire armi nucleari; Danneggia la non proliferazione nucleare, in particolare il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), che i successivi governi australiani hanno detto di sostenere con forza e di considerare come la pietra angolare del regime internazionale di disarmo e non proliferazione nucleare, e danneggia anche le relative salvaguardie nucleari. regime gestito dall’International atomic enegy agency (IAEA)».

L’ICAN Australia si oppone all’acquisizione di sottomarini a propulsione nucleare da parte dell’Australia e raccomanda che: L’Arpansa (Australian Radiation Protection and Nuclear Safety Agency, ndr) dovrebbe regolamentare tutte le attività nucleari. Gli obblighi di non proliferazione nucleare dell’Australia e l’applicazione efficace e coerente delle salvaguardie nucleari non devono essere compromessi dalla prevista acquisizione di sottomarini nucleari. La gestione del combustibile HEU, compreso il combustibile esaurito, richiede elevati livelli di sicurezza. La prevista acquisizione di sottomarini a propulsione nucleare rende ancora più importante che l’Australia aderisca al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW)».

Poi l’ICAN Australia e Australian Conservation Foundation (ACF) hanno lanciato la petizione online “Labor, it’s time to sign on to the Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons” nella quale ricordano che il governo del premier laburista Anthony Albanese ha promesso di firmare e ratificare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari e che «Ora occorre trasformare questa promessa in realtà. L’adozione globale di questo Trattato proteggerà le persone dagli impatti delle peggiori armi del mondo e l’ambiente dalle zone sacrificate, dall’inverno nucleare e dallo sconvolgimento climatico. L’Australia è stata leader nella non proliferazione delle armi nucleari. La nostra leadership è nuovamente necessaria nella loro proibizione».

La petizione sollecita Albanese e la ministra degli esteri Penny Wong a mantenere la promessa fatta dal governo australiano di «Firmare e ratificare senza indugio il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Ora più che mai dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per garantire pace e sicurezza a tutti».

Ma su questo dibattito che punta a far risaltare le contraddizioni del Partito Laburista Australiano è caduto come un macigno un articolo di The Guardian che dà conto dei risultati di un’inchiesta parlamentare che accusano l’accordo AUKUS  di essere un «Portale dei veleni» che consentirebbe a Usa e Regno Unito di esportare in Australia le loro problematiche e scarsamente gestibili scorie nucleari ad alta attività a lungo termine.

The Guardian evidenzia che le accusa delle  associazioni antinucleari non erano per niente campate in aria: «Il governo australiano ha introdotto la legge sulla sicurezza dell’energia nucleare navale australiana nel novembre dello scorso anno. Se approvato, istituirà un organo di controllo della sicurezza nucleare e consentirà la creazione di impianti di propulsione nucleare navale, compreso lo stoccaggio o lo smaltimento dei rifiuti radioattivi dei sottomarini Aukus. Contemporaneamente è stata presentata una seconda proposta di legge per consentire all’autorità di regolamentazione di rilasciare licenze».

E The Guardian anticipa i risultati dell’inchiesta del Senato, la cui relazione è prevista per il 26 aprile.

Dave Sweeney di Australian Conservation Foundation, ha detto che «La questione dello smaltimento delle scorie è molto inquietante. I partner di Aukus potrebbero vedere l’Australia come una piccola terra nullius radioattiva. Soprattutto se visto nel contesto della questione controversa e ancora irrisolta della gestione interna delle scorie  di livello intermedio, del chiaro fallimento dei nostri partner Aukus nel gestire le loro scorie navali, del potenziale per questo disegno di legge di essere un portale avvelenato per le scorie  internazionali e il fallimento della difesa nell’affrontare efficacemente i flussi di rifiuti esistenti, in particolare i PFAS».

Precedentemente, il ministro della difesa australiano, Richard Marles, aveva accusato i Greens di allarmismo perché avevano sollevato preoccupazioni simili e aveva ribattuto che il governo non avrebbe accettato i rifiuti delle altre nazioni. Ma The Guardian fa notare che la legge proposta dallo stesso governo laburista «Consente la creazione di strutture per “la gestione, lo stoccaggio o lo smaltimento dei rifiuti radioattivi di un sottomarino Aukus”, e definisce un sottomarino Aukus come un sottomarino australiano o un sottomarino britannico/americano, e “include un sottomarino che è non completo (ad esempio perché in costruzione o in dismissione)”».

Il portavoce per la difesa dei Greens, David Shoebridge, ha denunciato che «L’HMS Dreadnought, uno dei primi sottomarini nucleari del Regno Unito, si è “arrugginito” da quando è stato smantellato nel 1980».  Poi ha chiesto a James Scott, responsabile regolamentazione dell’Arpansa, «E’ vero che si può andare su Google Maps e vederli arrugginire in tempo reale?»

Scott ha potuto solo rispondere «Sì. Non esiste ancora un percorso di smaltimento. Sono a conoscenza dei piani del Regno Unito di creare un deposito geologico profondo da qualche parte tra il 2050 e il 2060. Non c’è una data esatta. Il Regno Unito sta perseguendo un percorso di smaltimento e l’Australia dovrà fare lo stesso. Ne siamo pienamente consapevoli; stiamo collaborando con la nostra agenzia per i rifiuti radioattivi, ARWA, su questo argomento, ed è qualcosa che deve essere affrontato ora, non più tardi».

Il combustibile nucleare del Dreadnought è stato rimosso per essere stoccato in modo sicuro ma questo non è accaduto con tutti i sottomarini nucleari e  non esiste ancora un impianto di smaltimento permanente. Anche gli Usa  rimuovono il combustibile nucleare dai sottomarini e lo avviano a uno stoccaggio temporaneo .

Robin Townsend, ingegnere della Royal Institution of Naval Architects, ha dichiarato nella sua audizione al Senato australiano che «C’è una montagna molto grande da scalare per stoccare in sicurezza le scorie nucleari, con la tecnologia che è ancora agli inizi. Tutti i Paesi stanno lottando non solo per smantellare i sottomarini, ma anche… per gestire i rifiuti. La pianificazione è fondamentale. Le persone che dicono che è necessario pianificare lo stoccaggio dei rifiuti per 100.000 anni non sono fuori strada. Ci sono pochissimi progressi, penso sia giusto dirlo…. Consiglio vivamente di tenerne conto il prima possibile».

A preoccupare sono anche la mancanza di trasparenza nell’accordo Aukus e l’indipendenza dell’organismo di vigilanza.  Ma il dipartimento della difesa australiano dice che «Il disegno di legge fornirà un quadro normativo in grado di accogliere eventuali future decisioni del governo in merito alla gestione dei rifiuti radioattivi. Non determinerebbe quelle future decisioni del governo, né le presuppone».

Rispondendo a Shoebridge dei Greeens, il vicedirettore generale del dipartimento di politica nucleare nazionale del dipartimento della difesa, Kim Moy, ha detto che «Gli impianti nucleari, compresi gli impianti per i rifiuti ad alta attività, potrebbero essere istituiti, ma che sarebbero istituiti in base a regolamenti, che possono essere vietati dai parlamenti». Alla domanda se queste strutture potessero raccogliere le scorie dei sottomarini nucleari australiani, statunitensi o britannici, Moy ha risposto: «Sì. Il disegno di legge consente la gestione dei rifiuti radioattivi. La questione è quale politica o quali piani sono associati a questi aspetti».

Un portavoce della ministero della difesa ha cercato di turare la falla aperta in Senato che rischia di far affondare la linea del governo laburista e ha assicurato che «Il governo è impegnato a mantenere i più alti livelli di sicurezza e gestione nucleare, compreso un quadro normativo solido e adatto allo scopo. L’Australia sarà responsabile dei rifiuti generati  dai sottomarini australiani a propulsione nucleare e armati convenzionalmente durante l’intero ciclo di vita. Il governo è stato chiaro che non accetterà scorie nucleari ad alta attività e combustibile nucleare esaurito da altri Paesi come parte dell’acquisizione da parte dell’Australia di una capacità sottomarina a propulsione nucleare. Il governo stabilirà un quadro normativo dopo aver consultato il pubblico, le parti interessate e le comunità, e ciò sarà fatto in modo trasparente».

Ma la trasparenza è proprio quel che finora è mancata nell’accordo AUKUS e nella politica nucleare australiana e se questo problema non fosse stato sollevato dai Greens, dalle associazioni e da qualche scienziato nessuno ne avrebbe parlato.

L’articolo L’accordo AUKUS sui sottomarini nucleari è un portale dei veleni australiano sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.