Con un gala virtuale ospitato dalla 15esima Conferenza delle parti della Convention on biological diversity (COP15 Cbd) in corso a Montreal, l’Onu ha consegnato i riconoscimenti a 10 iniziative riivoluzionarie per il ruolo svolto nel ripristinare il mondo naturale.

Le iniziative sono state dichiarate “fiore all’occhiello del ripristino mondiale” e possono ricevere incentivi consigli o finanziamenti sostenuti dall’Onu e sono state selezionate nell’ambito del . Sono stati selezionati sotto la bandiera dell’United Nations Decade on Ecosystem Restoration, un movimento globale coordinato dall’United Nations environment programme (Unep) e dalla Fao per prevenire e invertire il degrado delle aree naturali  in tutto il pianeta. L’Unep evidenzia che «Insieme, le 10 iniziative puntano a ripristinare più di 68 milioni di ettari – un’area più grande di Myanmar, Francia o Somalia – e creare quasi 15 milioni di posti di lavoro».

Presentando i vincitori, la direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen, ha sottolineato che «Trasformare il nostro rapporto con la natura è la chiave per invertire la tripla crisi planetaria del cambiamento climatico, della perdita di natura e biodiversità, dell’inquinamento e dei rifiuti. Queste 10 iniziative pilota del World Restoration Flagship mostrano che con la volontà politica, la scienza e la collaborazione transfrontaliera, possiamo raggiungere gli obiettivi del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino dell’ecosistema e forgiare un futuro più sostenibile non solo per il pianeta ma anche per quelli di noi che lo chiedono a casa loro».

Il direttore generale della Fao, Qu Dongyu,  ha aggiunto: «La Fao, insieme all’Unep, in qualità di co-leader del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino dell’ecosistema, è lieta di premiare le 10 iniziative di ripristino dell’ecosistema più ambiziose, visionarie e promettenti come 2022 World Restoration Flagships.  Ispirati da questi fiori all’occhiello, possiamo imparare a ripristinare i nostri ecosistemi per una migliore produzione, una migliore alimentazione, un ambiente migliore e una vita migliore per tutti, senza lasciare indietro nessuno».

Ecco le iniziative premiate:

Patto trinazionale della foresta atlantica

La Foresta Atlantica (Mata Atlantica) un tempo copriva una vasta area di Brasile, Paraguay e Argentina, ma è stata ridotta in frammenti da secoli di deforestazione, espansione agricola e costruzione di città.

Centinaia di organizzazioni sono attive nello sforzo decennale per proteggere e ripristinare la Mata in tutti e tre i Paesi. Le loro iniziative stanno creando corridoi faunistici per le specie in via di estinzione, come il giaguaro e il tamarino leone dorato, garantendo l’approvvigionamento idrico per le persone e la natura, contrastando e costruendo la resilienza ai cambiamenti climatici e creando migliaia di posti di lavoro.

Circa 700.000 ettari sono già stati ripristinati con l’obiettivo 2030 di arrivare a 1 milione di ettari e l’obiettivo 2050 di 15 milioni di ettari.

Abu Dhabi Marine Restoration

Salvaguardare la seconda popolazione mondiale di dugonghi è uno degli obiettivi della campagna negli Emirati Arabi Uniti per ripristinare le praterie di alghe, il cibo preferito del dugongo vegetariano, le barriere coralline e le mangrovie lungo la costa del Golfo. Il progetto nell’emirato di Abu Dhabi migliorerà le condizioni per molte altre piante e animali, tra le quali 4 specie di tartarughe e 3 di delfini. Le comunità locali beneficeranno del recupero di alcune delle 500 specie di pesci, nonché di maggiori opportunità per l’ecoturismo. Abu Dhabi vuole garantire che i suoi ecosistemi costieri siano resilienti di fronte al riscaldamento globale e al rapido sviluppo costiero in quello che è già uno dei mari più caldi del mondo.

Circa 7.500 ettari di aree costiere sono già stati ripristinati con altri 4.500 ettari in restauro per il 2030.

Grande Muraglia Verde per il ripristino e la Pace

La Grande Muraglia Verde è un’iniziativa ambiziosa per ripristinare savane, praterie e terreni agricoli in tutta l’Africa saheliana e per aiutare le famiglie e la biodiversità a far fronte ai cambiamenti climatici e impedire alla desertificazione di minacciare ulteriormente le comunità già vulnerabili. Lanciato dall’Unione Africana nel 2007, questo fiore all’occhiello mira a trasformare la vita di milioni di persone nella regione del Sahel creando una cintura di territorii verdi e produttivi in ​​11 Paesi.

Gli obiettivi per il 2030 della Grande Muraglia Verde sono ripristinare 100 milioni di ettari, sequestrare 250 milioni di tonnellate di carbonio e creare 10 milioni di posti di lavoro.

Mentre la Grande Muraglia Verde riguarda i territori degradati che si estendono in tutto il Sahel, il Decennio delle Nazioni Unite si concentra in particolare su Burkina Faso e Niger.

Ganges River Rejuvenation

Ripristinare la salute del Gange, il fiume sacro dell’India, è l’obiettivo al centro di una grande iniziativa per ridurre l’inquinamento, ricostruire la copertura forestale e portare svariati benefici ai 520 milioni di persone che vivono intorno al suo vasto bacino. Il cambiamento climatico, la crescita della popolazione, l’industrializzazione e l’irrigazione hanno degradato il Gange lungo il suo corso di 2.525 chilometri, dall’Himalaya al Golfo del Bengala.

Lanciata nel 2014, l’iniziativa Namami Gange, guidata dal governo indiano, sta recuperando, proteggendo e conservando il Gange e i suoi affluenti, riforestando parti del bacino del Gange e promuovendo l’agricoltura sostenibile. Mira anche a far rivivere le specie chiave della fauna selvatica, tra cui delfini di fiume, tartarughe dal guscio molle, lontre e il pesce hilsa shad.

Finora gli investimenti del governo indiano hanno raggiunto i 4,25 miliardi di dollari. L’iniziativa vede il coinvolgimento di 230 organizzazioni, con 1.500 km di fiume risanati fino ad oggi. Inoltre, finora ci sono stati 30.000 ettari di rimboschimento, con un obiettivo di 134.000 ettari per il 2030.

Multi-Country Mountain Initiative  

Le regioni di montagna affrontano sfide uniche. Il cambiamento climatico sta sciogliendo i ghiacciai, erodendo i suoli e spingendo le specie verso l’alto, spesso verso l’estinzione. Il rifornimento idrico che le montagne forniscono alle fattorie e alle città nelle pianure sottostanti sta diventando inaffidabile.  L’iniziativa, promossa da Serbia, Kirghizistan, Uganda e Rwanda, dimostra come i progetti in tre diverse regioni stiano utilizzando il ripristino ambientale per rendere gli ecosistemi montani più resilienti, in modo che possano sostenere la loro fauna selvatica unica e offrire benefici vitali alle persone.

L’Uganda e il Rwanda ospitano una delle uniche due popolazioni rimaste del gorilla di montagna in via di estinzione. Grazie alla protezione del loro habitat, il numero dei gorilla è raddoppiato negli ultimi 30 anni. In Kirghizistan, i pastori gestiscono le praterie in modo più sostenibile in modo da fornire cibo migliore sia per il bestiame che per lo stambecco asiatico e i leopardi delle nevi stanno lentamente ritornando. In Serbia, le autorità stanno ampliando la copertura arborea e rivitalizzando i pascoli in due aree protette. Gli orsi bruni sono tornati nelle foreste, dove il ripristino sta anche aiutando gli ecosistemi a riprendersi dagli incendi.

Small Island Developing States Restoration Drive

Incentrato su tre piccoli Stati insulari in via di sviluppo – Vanuatu, St Lucia e Comore – questo fiore all’occhiello sta intensificando il ripristino di ecosistemi unici e sfruttando la crescita economica blu per aiutare le comunità insulari a riprendersi dalla pandemia di Covid-19. Gli obiettivi includono una riduzione delle pressioni sulle barriere coralline, che sono vulnerabili ai danni delle tempeste, in modo che gli stock ittici possano riprendersi. Gli ecosistemi in fase di ripristino includono anche praterie di fanerogame, mangrovie e foreste.

Oltre a creare una “cassetta degli attrezzi” di soluzioni per lo sviluppo sostenibile insulare, questo fiore all’occhiello punta ad amplificare la voce delle nazioni insulari che affrontano l’innalzamento del livello del mare e l’intensificarsi delle tempeste a causa del cambiamento climatico.

Altyn Dala Conservation Initiative

Come molte praterie in tutto il mondo, le vaste steppe dell’Asia centrale sono in declino a causa di fattori come il pascolo eccessivo, la conversione in terra arabile e il cambiamento climatico. In Kazakistan, l’Altyn Dala Conservation Initiative è al lavoro dal  2005 per ripristinare gli ecosistemi della steppa, del semi-deserto e del deserto all’interno dell’areale storico della Saiga, un’antilope un tempo abbondante e ora gravemente minacciata dalla caccia e dalla perdita dell’habitat.

La popolazione di Saiga era precipitata a 50.000 esemplari nel 2006, ma è rimbalzata a 1,3 milioni nel 2022. Oltre a far rivivere e proteggere la steppa, l’iniziativa ha contribuito a conservare le zone umide che sono una tappa fondamentale per circa 10 milioni di uccelli migratori. Tra le principali specie di uccelli vi sono la pavoncella, l’oca pettorosso, l’anatra testabianca e la gru siberiana.

Corridoio secco centroamericano

Esposti a ondate di caldo e precipitazioni imprevedibili, gli ecosistemi e le popolazioni del corridoio secco centroamericano sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Non più tardi del 2019, il quinto anno di siccità consecutivo ha portato 1,2 milioni di persone ad aver bisogno di aiuti alimentari.

Sfruttare i metodi agricoli tradizionali per costruire la produttività deiterritori, compresa la loro biodiversità, è al centro di questo fiore all’occhiello del ripristino che copre 6 Paesi: Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama. Ad esempio, i sistemi agroforestali che integrano la copertura arborea con colture come caffè, cacao e cardamomo possono aumentare la fertilità del suolo e la disponibilità di acqua, sostenendo al tempo stesso gran parte della biodiversità della foresta tropicale originaria.

L’obiettivo da raggiungere entro il 2030 è quello di avere 100.000 ettari ripristinati e creare 5.000 posti di lavoro permanenti.

Costruire con la natura in Indonesia

Demak, comunità costiera di pianura sull’isola di Giava sta subendo una forte erosione costiera, inondazioni e perdita di terra causate dal disboscamento dei mangrovieti per realizzare  stagni per l’acquacoltura, il che ha provocato il cedimento del terreno e dalle infrastrutture.

Invece di ripiantare alberi di mangrovie, questa innovativa iniziativa del t ripristino mondiale ha costruito strutture simili a recinti con materiali naturali lungo la riva per smorzare le onde e intrappolare i sedimenti, creando le condizioni per il recupero naturale delle mangrovie. La lunghezza totale delle strutture permeabili realizzate è di 3,4 km e sono stati ripristinati 199 ettari di mangrovie.

In cambio della rigenerazione delle mangrovie, gli agricoltori sono stati formati per attuare tecniche sostenibili che hanno aumentato la loro produzione di gamberetti. Con le mangrovie che forniscono l’habitat per una pletora di organismi marini, anche i pescatori hanno visto migliorare le loro catture vicino alla costa.

Iniziativa Shan-Shui in Cina

Questa ambiziosa iniziativa combina 75 progetti su vasta scala per ripristinare gli ecosistemi, dalle montagne agli estuari costieri, in tutta la nazione più popolosa del mondo. Lanciata nel 2016, l’iniziativa nasce da un approccio sistematico al ripristino ambientale. I progetti si incastrano con i piani territoriali nazionali, lavorano a livello di territorio o di spartiacque, includono aree agricole e urbane così come ecosistemi naturali e cercano di promuovere molteplici industrie locali. Tutti includono obiettivi per la biodiversità.

Gli esempi comprendono il progetto delle sorgenti del fiume Oujiang nella provincia di Zhejiang, che integra le conoscenze scientifiche con i metodi agricoli tradizionali, come il terrazzamento dei pendii e la combinazione delle colture con l’allevamento di pesci e anatre, per rendere l’uso del suolo più sostenibile.

Finora sono stati ripristinati circa 3,5 milioni di ettari. L’obiettivo per il 2030 è di 10 milioni di ettari.

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