Si è appena conclusa l’ottava edizione di Piazze Aperte, il ciclo formativo gratuito di educazione alla legalità dedicato al personale delle amministrazioni pubbliche e forze di sicurezza organizzato da Anci, Legambiente, Libera e patrocinato dalla Regione Toscana.

L’ultimo incontro è stato dedicato agli ecoreati nella nostra regione, al sistema di controlli e all’economia circolare come possibile strumento di contrasto e prevenzione.

I dati presentati dal Cigno verde regionale mostrano che a 8 anni dall’approvazione della legge 68/2015, che ha stabilito la penalizzazione dei reati ambientali (“ecoreati”), la Toscana è al settimo posto nella classifica nazionale dedicata dall’associazione ambientalista alle ecomafie e ben al secondo posto dopo la Campania come numero di illeciti amministrativi registrati nell’anno 2022.

Il delitto più contestato è stato il traffico illecito di rifiuti, poi quelli contro l’ambiente: si tratta di 637 delitti sanzionati dalle forze di sicurezza e dalla capitaneria che sono stati registrati grazie alla promulgazione della legge 68/2015, tra cui inquinamento ambientale, omessa bonifica e impedimento del controllo.

Il problema degli ecoreati però è ben lungi dal potersi dire risolto. Come mostrano proprio i dati messi in fila da Legambiente – a livello sia nazionale, sia regionale – da almeno 13 anni il numero dei reati ambientali commessi in Italia è stabile e pari a circa 30mila l’anno.

Il solo inasprimento delle pene non basta. Il Codice dell’ambiente, o meglio il Testo unico ambientale (dlgs 152/2006) è un testo dalla dimensioni ciclopiche, continuamente rimaneggiato nel più oscuro linguaggio burocratico. Soprattutto quando si parla di gestione rifiuti, è urgente una semplificazione della normativa in modo da garantire la certezza del diritto e ridurre i margini di interpretabilità.

Altrimenti continueranno a moltiplicarsi casi come quello che ha coinvolto recentemente Alia, il gestore unico e interamente pubblico dei servizi d’igiene urbana nella Toscana centrale: dopo 7 anni di indagini preliminari, l’inchiesta che riguardava la società è finita in una bolla di sapone con la relativa archiviazione.

Il danno d’immagine e soprattutto la sfiducia insinuatasi tra i cittadini restano: non a caso in tutta Italia gli impianti dell’economia circolare, nonostante la loro utilità per la transizione ecologica, vengono visti con diffidenza.

«Fare rete è il miglior antidoto alla criminalità ambientale e a tutte le mafie – dichiara Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – Cittadinanza, associazioni, forze dell’ordine ed istituzioni locali possono essere parte della soluzione con percorsi progettuali che mettano insieme il meglio della società, quanto a competenze, valori e impegno civile».

Un’occasione preziosa per fare il punto della situazione arriverà venerdì 15 dicembre a Prato, con l’ottavo Forum sull’economia circolare promosso da Legambiente Toscana, che animerà il centro Pecci dalle 9 alle 13.30.

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