Cosa hanno in comune gli uccelli nelle foto che pubblichiamo? Sono tutti feriti o mutilati da lenze da pesca e fotografati di recente dall’ ornitologo ed Assegnista di Ricerca della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” Rosario Balestrieri, che ci ha inviato questo interessante contributo che pubblichiamo volentieri.
Tanto sottili quanto pericolose, le lenze da pesca hanno uno spessore di pochi decimi di millimetro ma possono mutilare e far morire un enorme numero di uccelli, tanto grande quanto difficile da calcolare.
Il sottile filo di nylon, a cui spesso vengono legati ami e piombi, può restare in agguato per decenni lungo la riva o spostarsi in altri luoghi e comportarsi esattamente come una trappola per tutti gli animali che lo ingeriscono o che ne restano avvolti. Negli uccelli è particolarmente difficile stimare l’impatto in quanto una parte cospicua degli uccelli feriti, debilitata, può continuare a spostarsi per poi morire lentamente in mare aperto, dove è quasi impossibile rilevarli. Le lenze poi non sono selettive, come sì è appurato da uno studio del 2015 (Kuhn et al.) tutte le specie di uccelli possono essere vittima delle lenze indipendentemente dalle dimensioni dell’animale o dal fatto che si tratti della specie più comune o di una sull’orlo dell’estinzione.
Se osserviamo nelle zone portuali i gabbiani, spesso possiamo notare che ad alcuni di questi manca un piede, asportato dal filo di nylon che spesso determina gravi mutilazioni. Oltre ai gabbiani che osserviamo nei porti e che possono avere uno spettro alimentare ampio che comprende anche rifiuti o altro, la stragrande maggioranza degli uccelli marini sono predatori specializzati che devono garantire performance notevoli per catturare le loro prede, nutrirsi o riprodursi con successo; pertanto basta anche solo una piccola lesione per dare inizio ad un effetto domino che può condurre alla morte o alla mancata riproduzione per l’animale.
Appurata la gravità di questo fenomeno cerchiamo di capire cosa si più fare per mitigare la problematica.
I pescatori dovrebbero custodire con cura gli attrezzi da pesca, ami, piombi (materiale tossico) e lenze che non andrebbero in alcun modo dispersi nell’ambiente. Per ridurre le probabilità che un uccello predi l’esca, restando poi ferito, si consiglia di usare esche artificiali e di fare attenzione che non ci siano gabbiani, cormorani ed altre specie intorno all’area in cui si sta pescando.
Chiunque faccia una passeggiata lungo la costa ed ha a cuore la salute della fauna selvatica è invitato a raccogliere lenze e ami e a smaltirli come previsto.
I birdwatchers invece hanno alte probabilità di osservare uccelli aggrovigliati, feriti o in difficoltà per cui sono invitati a soccorrere l’animale se le circostanze lo permettono e a documentare con foto e video questa strage silenziosa.
Da alcuni anni si inizia a parlare di reti e lenze da pesca biodegradabili in 4 – 5 anni. In questo modo avrebbe una battuta di arresto il mare di fili di nylon che con il tempo si è andato ad accumulare su rive e fondali e che continua ad espandersi a ritmi esponenziali.
di Rosario Balestrieri
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