Secondo lo studio “Estimates of global mortality burden associated with short-term exposure to fine particulate matter (PM2·5)”, pubblicato su The Lancet Planetary Health da un team internazionale di ricercatori della Climate, Air Quality Research Unit della School of Public Health and Preventive Medicine della Monash University, «Ogni anno, a livello globale più di un milione di decessi si verificano a causa dell’esposizione a breve termine (ore o giorni) al particolato fine (PM2,5) nell’inquinamento atmosferico».

Lo studio evidenzia che l’Asia rappresenta circa il 65,2% della mortalità globale dovuta all’esposizione a breve termine a PM2,5, l’Africa il 17,0%, l’Europa il12,1%, le Americhe il 5,6% e l’Oceania 0,1%, ma i ricercatori fanno notare che «In Australia, i decessi a breve termine attribuibili al PM2,5 sono aumentati del 40% tra il 2000 e il 2019».

Alla Monash University ricordano che «Fino ad oggi la maggior parte degli studi si sono concentrati sugli impatti sulla salute derivanti dalla vita in città dove i livelli di inquinamento sono costantemente elevati, ignorando i frequenti “picchi” di inquinamento che possono avere un impatto sulle aree urbane più piccole che si verificano, ad esempio incendi sul territorio, polvere e altri fenomeni atmosferici estremi intermittenti. eventi di concentrazione dell’inquinamento».

Il team di ricerca guidato da Yuming Guo della Monash esamina la mortalità e i livelli di inquinamento da PM2,5 in oltre 13.000 città e Paesi nei due decenni fino al 2019 ed è importante perché è il primo a esaminare l’esposizione a breve termine a livello globale, invece che gli impatti a lungo termine dell’esposizione persistente, come per le persone che vivono in città con elevati livelli di inquinamento.

I ricercatori hanno scoperto che «Respirare PM2,5 anche per poche ore, e fino a pochi giorni, provoca più di un milione di morti premature che si verificano ogni anno in tutto il mondo e più di un quinto (22,74%) di questE  si sono verificati nelle aree urbane».

Secondo Guo, «Gli effetti a breve termine sulla salute derivanti dall’esposizione all’inquinamento atmosferico sono stati ben documentati, come i megaincendi in Australia durante la cosiddetta estate nera del 2019-2020, che si stima abbiano provocato 429 fumi morti premature correlate e 3.230 ricoveri ospedalieri a seguito di un’esposizione acuta e persistente a livelli estremamente elevati di inquinamento atmosferico legato agli incendi boschivi. Ma questo è il primo studio a mappare gli impatti globali di questi brevi periodi di esposizione all’inquinamento atmosferico».

Gli autori aggiungono che, «A causa dell’elevata densità di popolazione nelle aree urbane, insieme agli alti livelli di inquinamento atmosferico, comprendere il carico di mortalità associato all’esposizione a breve termine al PM 2,5 in tali aree è fondamentale per mitigare gli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico sull’ambiente e la popolazione urbana».

Lo studio raccomanda che, «Laddove la salute è maggiormente colpita dall’inquinamento atmosferico acuto, l’attuazione di interventi mirati, come sistemi di allarme sull’inquinamento atmosferico e piani di evacuazione della comunità, per evitare l’esposizione transitoria ad elevate concentrazioni di PM2,5, potrebbe mitigare i danni acuti alla salute».

L’articolo L’esposizione a breve termine a livelli elevati di PM2,5 uccide 1 milione di persone all’anno sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.