Lo studio “Assessing microplastic exposure of the Critically Endangered Mediterranean monachus (Monachus monachus) on a remote oceanic Island” pubblicato recentemente su Science Of The Total Environment  da un team di ricercatori portoghesi e dello Smithsonian Environmental Research, ha permesso di analizzare l’esposizione alle microplastiche in alcune zone remote dell’Atlantico della foca monaca mediterranea (Monachus monachus), una specie in pericolo critico di estinzione e i risultati dimostranoche «L’esposizione ad alte concentrazioni di questo inquinante e forniscono un assaggio di ciò che accade lungo la catena alimentare».

Al Centro Interdisciplinar de Investigação Marinha e Ambiental da Universidade do Porto (CIIMAR-UP), ricordano che «La crisi ambientale legata alla plastica negli oceani non è una novità e le scoperte scientifiche legate al suo impatto si moltiplicano di giorno in giorno. Se inizialmente il problema della plastica sembrava visibile ad occhio nudo, oggi sappiamo che le microplastiche nascondono un’altra sfaccettatura di questo problema che preogredisce, indistintamente, nell’oceano.

Gli scienziati hanno analizzato le popolazioni di foche monache del Mediterraneo a  Madeira, comprese le ilhas desertas, rivelando ciò che sta avvenendo in alcune delle aree più remote dell’Oceano Atlantico: «I risultati dimostrano che queste popolazioni di foche monache sono esposte ad alti livelli di inquinamento da microplastica. Questo inquinamento si fa sentire sia sull’isola di Madeira che sulle ilhas desertas, il che dimostra la grande ubiquità di questo inquinante anche nelle zone disabitate».

Infatti, secondo una delle autrici dello studio, Paula Campos del CIIMAR-UP, «Le isole oceaniche sono più suscettibili all’accumulo di plastica, aumentando il numero relativo di microplastiche nell’ambiente disponibili per il consumo. Questa alta concentrazione vicino alle isole oceaniche sembra essere correlata alla dinamica delle correnti associate alle aree insulari, tuttavia, la dinamica dell’accumulo di microplastica nei predatori marini che vivono nelle isole remote è scarsamente documentata».

Le microplastiche hanno dimensioni inferiori a 5 mm e sono un inquinante marino ubiquitario, biodisponibile in maniera molto elevata per gli organismi marini a tutti i livelli trofici. Secondo la principale autrice dello studio, Ashlie McIvor, ricercatrice del MARE – Centro de Ciências do Mar e do Ambiente  e dell’Universidade de Lisboa, «Le microplastiche possono contenere additivi tossici e assorbire e concentrare altri inquinanti, portando potenzialmente a effetti dannosi sulla vita marina. E’ fondamentale monitorare questi impatti, in particolare sulle specie in via di estinzione come la foca monaca del Mediterraneo, per comprendere meglio le potenziali conseguenze a lungo termine dell’inquinamento da microplastica sugli ecosistemi marini. L’impatto sulla foca monaca del Mediterraneo è già preoccupante in quanto si tratta di una specie in grave pericolo di estinzione. Tuttavia, l’impatto di questo inquinante può essere avvertito più intensamente in questa specie in quanto è uno dei principali predatori nella catena alimentare».

La Campos aggiunge: «I predatori marini sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento da microplastica attraverso l’ingestione diretta e indiretta (ad esempio, trasferimento trofico) a causa della loro elevata posizione trofica. D’altra parte, lo studio di questi inquinanti nei predatori apicali riflette e lascia intravedere l’impatto trasversale delle microplastiche in tutti gli organismi e livelli della catena alimentare».

Lo studio costituisce un esempio importante, oltre che preoccupante, degli impatti dell’attività antropogenica e di come possono colpire popolazioni in pericolo di estinzione, in particolare la foca monaca, e si è basato su una metodologia innovativa per il campionamento degli escrementi degli individui di foca monaca del Mediterraneo, che, essendo non invasiva, può essere facilmente applicata a studi su altre specie in pericolo critico di estinzione. Per la McIvor, «L’utilizzo di un metodo non invasivo per raccogliere campioni di escrementi di foca monaca mediterranea è un eccellente esempio di come possiamo raccogliere informazioni importanti su questa specie e su altre specie vulnerabili senza causare stress o inutili catture».

I risultati supportano la necessità di ulteriori ricerche e iniziative di mitigazione della plastica per limitare l’esposizione delle popolazioni di foche monache del Mediterraneo in tutto il loro areale attuale e studi simili per altre specie e le loro catene alimentari. Inoltre, i ricercatori fanno appello alla comunità scientifica perché lavori per «Comprendere anche i possibili impatti fisiologici dell’esposizione alla microplastica sulle foche monache e per includere il monitoraggio della plastica nelle azioni di conservazione della specie».

La McIvor  conclude: «Sebbene questo studio getti una luce importante sugli alti livelli di inquinamento da microplastica a cui è esposta la foca monaca mediterranea in pericolo di estinzione, è solo il primo passo per comprendere l’intera portata dell’impatto delle microplastiche su questa specie e altri organismi marini».

L’articolo L’inquinamento da microplastiche minaccia le foche monache del Mediterraneo sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.