Secondo lo studio “Plastic leachate-induced toxicity during sea urchin embryonic development: Insights into the molecular pathways affected by PVC”, pubblicato su Science of the Total Environment, da un team di ricercatori italiani e britannici guidato da Periklis Paganos della Stazione Zoologica Anton Dohrn (SZN) di Napoli, «Le larve di riccio di mare allevate in alti livelli di inquinamento da plastica muoiono a causa di anomalie dello sviluppo».
Gli scienziati hanno messo uova di riccio fecondate in acqua di mare con diversi livelli di plastica e hanno confrontato gli effetti dei pellet di PVC appena prodotti (nurdles) con i frammenti raccolti sulle spiagge e dicono che «In tutte e tre le concentrazioni testate (1%, 5% e 10% di plastica nell’acqua di mare), il PVC ha portato ad anomalie significative e tutte le larve di riccio sono morte. Anche i frammenti raccolti sulla spiaggia a una concentrazione del 10% hanno ucciso le larve, che non hanno sviluppato una forma adeguata».
Concentrazioni inferiori di plastica raccolta sulla spiaggia non hanno ucciso gli embrioni, suggerendo che «La plastica di nuova produzione, che contiene ancora alti livelli di additivi che possono fuoriuscire, è più dannosa».
I ricercatori dell’SZN, Istituto di biofisica Cnr, univerisità Milano Bicocca, Isbe, National Biodiversity Future Center (NBFC) di Palermo e università britannica di Exeter, sottolineano che «Sebbene le concentrazioni testate nello studio siano rare negli oceani, potrebbero verificarsi dopo sversamenti di plastica o in aree come la linea di marea dove si accumula l’inquinamento».
Nel precedente studio “Developmental toxicity of plastic leachates on the sea urchin Paracentrotus lividus“, pubblicato nel 2020 su Environmental Pollution, un team di ricercatori di SZN, università di Exeter e dell’Accademia della scienze polacca aveva scoperto che «Gli additivi di plastica possono danneggiare le larve di riccio di mare», il nuovo studio sviluppa questa scoperta e rivela come venga causato questo danno.
L’autrice senior del nuovo studio, Eva Jimenez-Guri della SZN e dell’università di Exeter, evidenzia che «Le larve colpite dall’inquinamento da plastica hanno mostrato anomalie dello sviluppo tra cui malformazioni dello scheletro, delle cellule neurali e immunitarie. Hanno anche mostrato “radializzazione”, nel senso che mancavano di una struttura simmetrica adeguata, ed erano invece in gran parte senza forma e quindi incapaci di sopravvivere. In queste larve, i mitocondri (le “centrali energetiche” delle cellule) non funzionavano correttamente e mostravano segni di stress ossidativo, che danneggia le cellule».
Lo studio rivela i processi genetici alla base di queste anomalie: «Nel caso dei nuovi nurdles in PVC, il danno è stato causato da alte concentrazioni di zinco che si sono infiltrate nell’acqua – dicono all’università di Exeter – Le larve esposte al 10% di inquinamento da PVC hanno sviluppato il loro intestino al di fuori del loro corpo, mentre anche i livelli del 5% e dell’1% portano ad anomalie fatali».
I campioni raccolti sulla spiaggia in Cornovaglia, nel Regno Unito, non hanno rilasciato alti livelli di zinco, perché la maggior parte degli additivi che contenevano erano già stati rilasciati in mare. Ma gli scienziati fanno notare che «Tuttavia, è noto che tali particelle raccolgono una varietà di inquinanti organici e il rilascio di questi inquinanti spiega le anomalie osservate in questo studio».
La Jimenez-Gurg conclude: «I nostri risultati indicano effetti dannosi chiari e specifici dell’inquinamento marino da plastica sullo sviluppo delle larve di riccio di mare. Abbiamo identificato i geni che sono influenzati da questi inquinanti e sappiamo che molte specie animali si affidano agli stessi geni per le prime fasi chiave dello sviluppo. Quindi è possibile che l’inquinamento da plastica possa causare anomalie simili in altre specie, e stiamo già indagando su questo nella fase successiva della nostra ricerca. Sebbene i livelli di inquinamento valutati nello studio non siano comuni nell’oceano, l’inquinamento marino da plastica continua ad aumentare a un ritmo rapido, con conseguenze potenzialmente gravi per la vita marina».
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