La bioraffineria proposta per l’impianto Eni di Stagno, a cavallo tra Livorno e Collesalvetti, se mai nascerà sarà all’interno di Eni sustainable mobility, la nuova società interamente controllata da Eni e dedicata alla mobilità sostenibile.
Come spiegano dalla multinazionale del Cane a sei zampe, Eni sustainable mobility «svilupperà la bioraffinazione, il biometano e la vendita di prodotti, servizi e soluzioni per la mobilità, in Italia e all’estero». All’interno della società «sono confluiti gli asset della bioraffinazione e del biometano, che includono le bioraffinerie di Venezia e di Gela e lo sviluppo di nuovi progetti quali Livorno e Pengerang, in Malesia, oggi in corso di valutazione; il marketing e la commercializzazione, attraverso una rete di oltre 5.000 punti vendita in Europa, di tutti i vettori energetici tra cui l’idrogeno e l’elettrico, i carburanti anche di natura biologica come l’Hvo (Hydrogenated vegetable oil) e il biometano, nonché gli altri prodotti per la mobilità come i bitumi, i lubrificanti e i combustibili e tutti i servizi connessi alla mobilità, come il car sharing Enjoy, la ristorazione e i negozi di prossimità nei punti vendita sul territorio».
Per quanto riguarda Livorno, il riferimento è alla proposta – confermata da Eni lo scorso ottobre ai sindaci di Livorno e Collesalvetti, oltre che al presidente della Regione Toscana – di realizzare «tre nuovi impianti per la produzione di biocarburanti idrogenati: un’unità di pretrattamento delle cariche biogeniche, un impianto Ecofining™ da 500mila tonnellate/anno e un impianto per la produzione di idrogeno da gas metano».
Al momento non si tratta di un progetto completamente definito, ma di uno studio di fattibilità, accolto con favore dalle istituzioni locali. Secondo quanto comunicato da Eni. la progettazione dei tre nuovi impianti a Livorno sarà ultimata entro il 2023, mentre la realizzazione potrebbe avvenire entro il 2025.
La sostenibilità ambientale dell’intero processo resta comunque tutt’altro che scontata, dato che non si tratta certo di limitarsi a raccogliere oli alimentari esausti nel circondario per riciclarli in biocarburanti.
Ad oggi le bioraffinerie Eni di Venezia e Gela trasformano in biocarburanti (biodiesel, bio-Gpl e bio-nafta, anche a uso dell’industria chimica) materie prime di scarto, residui e rifiuti “che derivano da processi di trasformazione di prodotti vegetali o oli da colture non in competizione con la filiera alimentare”, contando che dal 2023 Eni non tratterà più olio di palma per questi scopi.
La sostenibilità ambientale dell’intero processo resta comunque tutt’altro che scontata, dato che non si tratta certo di limitarsi a raccogliere oli alimentari esausti nel circondario per riciclarli in biocarburanti. Da dove proverrebbero le materie prime per la bioraffineria di Livorno, al momento non è dato sapere. Da tempo si ventila per l’impianto di Stagno l’ipotesi di produrre Hvo (hydrotreated vegetabil oil), come appunto già accade nelle raffinerie Eni di Venezia e Gela: l’Hvo è un carburante che, addizionato al gasolio fossile in una quota pari a circa il 15%, va a comporre Enidiesel+; un carburante ottenuto tramite la tecnologia Ecofining a partire da oli vegetali.
Ancora nessuna novità, invece, in merito allo stato d’avanzamento della proposta – pervenuta da Eni rewind alla Regione Toscana, nell’ambito del Piano regionale sull’economia circolare, ancora in fase di completamento – che punta a realizzare nella raffineria di Stagno un impianto di riciclo chimico, in grado di generare prodotti chimici di base a partire da 250mila t/a di rifiuti secchi (Css) non riciclabili meccanicamente.
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