L’associazione “Per la Rinascita di Livorno” organizza per il prossimo 6 giugno un incontro-dibattito sul tema Gestione dei rifiuti ed economia circolare. Cosa fare? Una Piattaforma bio-energetica a Livorno, che si terrà a partire dalle ore 16.30 presso la sala convegni della Cna, via Martin Luther King, 13, a Livorno.
Un’iniziativa cui sono state invitate le istituzioni competenti, i soggetti gestori dei servizi preposti, le organizzazioni datoriali e dei lavoratori, per un’eventuale intervento nello spazio del dibattito (si veda il programma allegato).
Il tutto parte dalla contrarietà dell’associazione alla decisione di terminare al 2023 l’attività del termovalorizzatore presente in città, gestito dalla municipalizzata Aamps nell’area industriale del Picchianti, proponendo al contrario una progettualità che propone di mantenere in vita quest’impianto trovando convergenze con il biodigestore che Aamps e Asa hanno già dichiarato di voler realizzare per trattare in maniera integrata i fanghi reflui civili, la frazione organica da rifiuti solidi urbani e gli sfalci/potature da giardino prodotti dalla città di Livorno.
«Crediamo che questo possa essere il primo passo verso la riqualificazione e l’ulteriore sviluppo tecnico complessivo dell’impiantistica del Picchianti – dichiarano dall’associazione – L’impianto di digestione anaerobica ed il termovalorizzatore non sono alternativi, ma invece possono diventare complementari e sinergici attraversi la realizzazione di una “Piattaforma bio-energetica”, che rappresenterebbe una soluzione tecnicamente ed economicamente molto avanzata nella gestione dei rifiuti. Infatti i fanghi dopo la digestione potrebbero essere essiccati con il calore del termovalorizzatore, e poi da questo inceneriti senza necessità di trasferimenti ulteriori».
Una soluzione pensata per allungare la vita al termovalorizzatore labronico, in un contesto regionale ad oggi ancora dominato dalle discariche. La Regione però sembra guardare con interesse a soluzioni impiantistiche alternative – quelle offerte dal riciclo chimico –, che permettono di ricavare prodotti chimici preziosi come etanolo, metanolo e idrogeno dai rifiuti non riciclabili meccanicamente, e sulla carta presentano migliori performance ambientali dei termovalorizzatori.
La realizzazioni di questi impianti è stata proposta in Regione, riscuotendo grande interesse, ma non è ancora noto quali e quanti verranno effettivamente realizzati. Nel frattempo però continuiamo a produrre rifiuti senza la disponibilità d’impianti adeguati a valorizzarli, ed è evidente che chiudere il termovalorizzatore di Livorno senza prima avere pronte soluzioni alternative non potrà che incrementare il ricorso alla discarica o peggio all’export.
«In seguito all’esito del bando per la “manifestazione di interesse regionale nella gestione rifiuti”, sono emerse diverse ipotesi per la realizzazione anche di nuovi impianti quali i gassificatori, che per l’entrata in esercizio – osservano nel merito dall’associazione – avranno bisogno di tempo per il consenso con i territori interessati, la progettazione, le autorizzazioni, la costruzione ed il collaudo». Resta dunque la domanda: nel mentre che si fa?
L. A.
L’articolo Livorno, dal termovalorizzatore alla piattaforma bio-energetica? Dibattito il 6 giugno sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.