Dal Piano nazionale di recupero e resilienza (Pnrr) potrebbero arrivare 10 mln di euro per finanziare il progetto di digestione anaerobica combinata – per fanghi da reflui civili, frazione organica dei rifiuti (Forsu), verde (sfalci e potature) – proposto per la città di Livorno.

Nei giorni scorsi il ministero della Transizione ecologica (Mite) ha pubblicato il decreto contenente la graduatoria delle proposte ammissibili ai finanziamenti previsti dalla missione 2 – componente 1 – linea 1.1 – lettera C del Pnrr (ammodernamento e realizzazione di nuovi impianti innovativi di trattamento fanghi di acque reflue), dove il progetto “Hub fanghi-forsu” dal valore di oltre 12 mln di euro  concorre a un finanziamento di 10 mln di euro.

Su 240 progetti presentati, l’Hub di Livorno si è classificato in 14a posizione a livello nazionale e in 12a posizione nella categoria “Centrosud”, categoria per la quale sono stati stanziati 270 mln di euro, il che fa prevedere in maniera auspicabile l’assegnazione del finanziamento.

«Sotto il coordinamento dell’Autorità idrica toscana – dichiara il direttore dell’Ait, Alessandro Mazzei – c’è stato un ottimo gioco di squadra tra due aziende della costa, Asa per l’acqua e Aamps per i rifiuti, orientato al reperimento di ragguardevoli risorse da investire in favore della cittadinanza e di un futuro più green».

Il progetto dovrebbe prendere corpo nell’are accanto all’inceneritore cittadino, dove sono già presenti due digestori anaerobici che hanno un’importante volumetria addizionale da poter sfruttare; sarebbe dunque sufficiente un adeguamento di infrastrutture già esistenti, che in ingresso avrebbero fanghi di depurazione (per circa 5mila t/a) e Forsu (17mila t/a), dai quali ottenere biometano (1,8 mln mc l’anno) e 7mila t/a di fanghi disidratati e/o essiccati. Questi ultimi verrebbero poi indirizzati verso un impianto di compostaggio Aamps – ancora da realizzare – insieme a sfalci e potature dal territorio, per ottenere un ammendante compostato misto con fanghi.

Secondo l’amministratore unico di Aamps, Raphael Rossi, «tutto il sistema di gestione dei rifiuti, sia a livello di ambito territoriale ottimale costiero sia a livello locale, ne trarrà giovamento con progressive ricadute positive nell’erogazione dei servizi ai cittadini».

Anche per il presidente di Asa, Stefano Taddia, il progetto «rappresenta una soluzione innovativa di simbiosi tecnica e gestionale tra la filiera del servizio idrico integrato e quella dei rifiuti urbani […] Attendiamo quindi con fiducia gli esiti della istruttoria finale», ovvero la graduatoria definitiva Pnrr e dunque la relativa concessione dei contributi sulla base dei fondi disponibili.

Se tutto andrà come previsto, nascerà un moderno impianto consistente nel trattamento combinato mediante digestione anaerobica dei fanghi provenienti da impianti di depurazione e della frazione organica proveniente dalla raccolta dei rifiuti urbani della città di Livorno (Forsu) con recupero del biogas e successiva estrazione del biometano di tipo avanzato che potrà alimentare per un anno sino a 50 mezzi delle flotte aziendali di Asa e di Aamps. Anche la materia finale in uscita dall’impianto potrà essere valorizzata indirizzandola al compostaggio con gli sfalci del verde e quindi inviata al recupero come fertilizzante in agricoltura.

«L’Amministrazione comunale – conclude il sindaco, Luca Salvetti – ha sostenuto con convinzione il progetto di Asa e Aamps per la realizzazione dell’impianto di digestione anaerobica. Questo permetterà di trattare in maniera integrata i fanghi reflui civili, la frazione organica da rifiuti solidi urbani e gli sfalci/potature da giardino prodotti dalla città di Livorno ed è collegato all’idea programmatica di superamento del termovalorizzatore».

Un tema, quest’ultimo, verso il quale resta ancora da dire l’ultima parola in riferimento al nascente Piano regionale sull’economia circolare: l’assessora all’Ambiente della Regione, Monia Monni, quest’estate ha ribadito l’assenza di pregiudiziali verso gli inceneritori, e la volontà di aprire un tavolo di confronto con l’Amministrazione comunale per capire il da farsi.

Anche perché, una volta chiuso il termovalorizzatore di Livorno, nell’intero territorio dell’Ato costa non ci sono ad oggi – discariche a parte – impianti in grado di gestire la stessa tipologia di rifiuti. E non ci saranno neanche tra un anno, quando dovrebbe spegnersi il termovalorizzatore, costringendo dunque allo smaltimento in discarica (o all’export) dei rifiuti generati localmente, in attesa che si realizzino (forse) impianti alternativi.

Di fronte a questa prospettiva, sindacati e altre parti sociali chiedono di mantenere attivo il termovalorizzatore fino a quando non si saranno concretizzate alternative impiantistiche più sostenibili e di prossimità: tra le proposte più interessanti avanzate in tal senso spicca quella di una “bio-piattaforma energetica” in grado di integrare il funzionamento del termovalorizzatore con quello del biodigestore.

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