La Nasa ha annunciato che la prima donna e il prossimo uomo raggiungeranno la luna entro il 2024, ma uno dei principali problemi delle missioni nello spazio a lungo termine è ancora la limitata possibilità di stivare risorse come il cibo e l’acqua.

Un nuovo studio coordinato dai ricercatori della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa – realizzato col coinvolgimento del Gran Sasso science institute (Gssi) – apre adesso le porte ad una futuribile soluzione al problema: rendere il suolo lunare fertile e produrre così cibo fresco per gli astronauti.

«Un piccolo gruppo di ingegneri, entomologi e scienziati delle piante si è posto una grande sfida scientifica – spiega Cesare Stefanini, ordinario della Sant’Anna – come rendere fertile il suolo lunare, di per sé più aggressivo e ostile alla vita rispetto a quello terrestre. Siamo riusciti a dimostrare, primi nel mondo, che una specie di lombrico è capace di sopravvivere su questa superficie. È un primo passo per una possibile coltivazione sulla Luna».

I ricercatori hanno infatti scoperto che una specie di lombrico (Eisenia fetida, conosciuto come ‘verme rosso californiano’ e comunemente usato per la produzione di vermicompost) è di sopravvivere e riprodursi su un simulante di regolite lunare, ovvero l’insieme di sedimenti, polvere e pietre che compongono lo strato più superficiale del suolo lunare.

Questi animali ospitano infatti nel loro sistema digerente un particolare microbiota che, se rilasciato nel terreno, ha azione di promozione della crescita delle piante e aumento della tolleranza agli stress.

«I risultati della ricerca – dichiara Donato Romano, primo autore dello studio – hanno mostrato come il lombrico possa adattarsi al suolo lunare fornendo un potenziale strumento biologico per promuovere i processi di creazione di suoli extraterrestri abitabili con un conseguente possibile aumento della fertilità della regolite lunare, più adatta ad ospitare le piante e quindi l’uomo».

L’azione dei lombrichi potrebbe così contribuire a ridurre i costi e le sfide logistiche del trasporto di materiale per la coltivazione dalla terra alla luna, sfruttando così direttamente il suolo lunare.

«Studi precedenti hanno dimostrato come le piante siano in grado di crescere e germinare sulla regolite lunare, in presenza di elementi nutritivi. Questo substrato non è però completamente benefico per la pianta perché può indurre situazioni di stress. Quello che vogliamo studiare in un prossimo futuro è se la presenza dei lombrichi all’interno della regolite lunare possa ridurre questa situazione di stress e rendere questo substrato maggiormente benefico per la crescita delle piante», aggiunge Chiara Pucciariello, docente alla Sant’Anna.

L’articolo Lombrichi sulla luna, per rendere fertile il suolo e produrre cibo fresco sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.