A dieci anni dalla prima lettera di costituzione in mora, inviata dall’Ue all’Italia per “la mancata bonifica o chiusura di 44 discariche che costituiscono un grave rischio per la salute umana e l’ambiente”, oggi è arrivato il bis: 12 di quelle discariche sono ancora lì, e così dalla Commissione europea hanno spedito al nostro Paese una nuova lettera di costituzione in mora, il primo passo per una procedura d’infrazione europea.
Con questa nuova lettera, la Commissione torna a invitare l’Italia a conformarsi alle norme della direttiva relativa alle discariche di rifiuti (1999/31/CE), secondo la quale gli Stati membri avrebbero dovuto chiudere entro il 16 luglio 2009 le discariche non conformi ai requisiti della direttiva stessa, a meno di fornire adeguati “piani di riassetto del sito” che consentissero loro di continuare ad accettare i rifiuti destinati allo smaltimento.
Nella sentenza del 29 marzo 2019 la Corte di giustizia dell’Ue ha stabilito che l’Italia non è riuscita a garantire la chiusura definitiva e il risanamento di 44 discariche non conformi ai requisiti della direttiva relativa alle discariche di rifiuti; nel frattempo, la Commissione ha accertato che l’Italia, pur avendo regolarmente chiuso 32 discariche, non è ancora riuscita a garantire la chiusura definitiva e il risanamento delle 12 discariche rimanenti.
Per questo la Commissione ha inviato all’Italia una nuova lettera di costituzione in mora, concedendole 2 mesi per porre rimedio alla situazione, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Ue.
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