Nel 2020 nell’Unione europea E sono state sprecate  quasi 59 milioni di tonnellate di cibo: 131 kg pro capite di cibo sprecato e circa il 10% di tutto il cibo fornito a ristoranti, servizi di ristorazione, vendita al dettaglio e famiglie. Il Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea ha  stimato che «Lo spreco alimentare rappresenta circa il 16% delle emissioni totali di gas serra del sistema alimentare dell’Ue».

La strategia Farm to Fork adottata nell’ambito dell’European Green Deal punta a ridurre l’impronta ambientale e climatica del sistema alimentare dell’Ue e a facilitare il passaggio a diete sane e sostenibili. La strategia ha stabilito l’importanza di affrontare la perdita e lo spreco di cibo per raggiungere la sostenibilità e ha confermato l’impegno dell’Ue per il target 12.3 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile Onu.. Per accelerare i progressi dell’Ue verso questo obiettivo, la Commissione Ue  propone di definire obiettivi di riduzione degli sprechi alimentari che devono essere raggiunti dagli Stati membri entro il 2030 e che  prevedono una riduzione dello spreco alimentare, entro il 2030, del 10% nella trasformazione e nella produzione, e entro il 30%, sia al dettaglio che al consumo. Fissando questi obiettivi, la Commissione europea pinta a «Garantire che gli Stati membri agiscano al ritmo e alla portata sufficienti necessari per dare un solido contributo all’SDG 12.3.

Il target 12.3 dell’SDG chiede di dimezzare lo spreco alimentare globale pro capite a livello di vendita al dettaglio e consumo e di ridurre le perdite di cibo lungo le catene di roduzione alimentare e di approvvigionamento. Per accelerare il contributo dell’Ue a questo obiettivo globale, i la Commissione europea propone obiettivi per ridurre lo spreco alimentare nell’Unione europea.

Utilizzando il Modular Applied GeNeral Equilibrium Tool (MAGNET), lo studio “Assessing the economic, social and environmental impacts of food waste reduction targets – A model-based analysis” del JRC ha analizzato i potenziali impatti economici, sociali e ambientali della riduzione degli sprechi alimentari nell’Ue entro il 2030 e ha valutato anche i benefici ambientali legati alla riduzione dello spreco alimentare sviluppati. E’ stato calcolato l’impatto di tre scenari di riduzione, con diminuzioni di circa il 12%, 23% e 41% nello spreco alimentare dell’Ue, che comportano diversi livelli di riduzione dello spreco alimentare lungo la catena di approvvigionamento.

Al JRC dicono che «I risultati mostrano che con tali diminuzioni dello spreco alimentare, le famiglie nell’Unione europea potrebbero risparmiare in media 220-720 euro ogni anno. Ciò significherebbe una riduzione di oltre il 6% della quota della spesa alimentare rispetto alla spesa totale delle famiglie».

Insomma, sprecare meno cibo potrebbe aiutare a mitigare i prezzi del cibo: il prezzo degli ortaggi potrebbe diminuire fino al 4%, mentre i prezzi della frutta potrebbero scendere del 2%. Inoltre, a seconda dello scenario considerato, la riduzione degli sprechi alimentari potrebbe portare a una riduzione delle emissioni di gas serra fino a 108 milioni di tonnellate.

Il rapporto stima anche una minore domanda di cibo da parte dell’Ue, «Perché  con meno cibo sprecato, sarebbe necessario produrre meno cibo per nutrire la popolazione dell’Ue». Il modello dimostra che «Se l’Ue riducesse lo spreco alimentare più rapidamente di altre regioni, le esportazioni alimentari dell’Ue diventerebbero più competitive a livello mondiale. Il conseguente aumento delle esportazioni potrebbe compensare alcuni degli effetti negativi della minore domanda interna per l’industria alimentare dell’Ue».

Oltre allo studio di modellazione, i ricercatori del JRC hanno condotto anche una consultazione mirata tra gli Stati membri e gli stakeholders  per raccogliere dati sulle iniziative europee di prevenzione dello spreco alimentare e hanno ricevuto risposte da 20 Paesi relative a 62 iniziative. Al JRC fanno notare che «Le iniziative contemplate sono molto diverse, per tipologia, dimensione e budget. Coinvolgono rivenditori, comuni, consumatori, organizzazioni della società civile, agricoltori, scuole e altri tipi di stakeholders».

La maggior parte delle iniziative censite ha riguardato la redistribuzione delle eccedenze alimentari. Secondo le risposte al sondaggio, 15 diversi progetti che hanno fornito queste informazioni hanno ridistribuito cumulativamente in un anno 235 milioni di pasti.

Altri tipi di iniziative includono programmi scolastici, strumenti digitali, valorizzazione delle eccedenze alimentari, nonché progetti rivolti ai consumatori, ad esempio per sensibilizzarli sullo spreco alimentare. Le iniziative censite hanno permesso di risparmiare tra 1 tonnellata e 265mila tonnellate di cibo in un anno.

All’interno della stesso rapporto il JRC riferisce anche di un’indagine su 145 iniziative condotte dagli Stati membri dell’Ue, con l’obiettivo ad esempio di ottenere cambiamenti comportamentali, aumentare l’efficienza della catena di approvvigionamento, promuovere la ridistribuzione e la valorizzazione degli alimenti o stabilire un monitoraggio. Ne è emerso che «I Paesi Ue hanno adottato misure diverse, come informare sul significato dell’indicazione della data sui prodotti alimentari per affrontare i malintesi che possono portare allo spreco alimentare, rendere obbligatoria la donazione di cibo in eccesso per determinati settori, ridurre l’imposta sul valore aggiunto sul cibo donato o finanziare la ricerca pertinente. D’altra parte, il monitoraggio e la valutazione delle politiche e delle iniziative di prevenzione dello spreco alimentare non è ancora una pratica diffusa tra i paesi dell’Ue, rendendo difficile determinare l’efficacia e l’efficienza delle politiche».

Con più di 31 milioni di tonnellate di cibo finite nella spazzatura nel 2020, le famiglie sono responsabili del 53% degli sprechi alimentari nell’Ue. L’industria della trasformazione e della produzione è al secondo posto con il 20% degli sprechi alimentari dell’Ue, seguito dalla produzione primaria (10%), ristoranti e servizi di ristorazione (9%) e vendita al dettaglio e altri settori della distribuzione alimentare (7%).

Guardando ciò che costituisce lo spreco alimentare dell’Ue, la frutta e la verdura occupano la parte maggiore nella spazzatura, rappresentando rispettivamente il 27% e il 20%. Anche i cereali (13%), la carne (10%) e le patate (10%) hanno una quota considerevole.

L’European Consumer Food Waste Forum, un progetto pilota, finanziato dal Parlamento europeo e coordinato dalla Commissione Ue, ha sviluppato un compendio di buone pratiche e strumenti per aiutare sia i responsabili politici che i professionisti a ridurre lo spreco alimentare al momento del consumo (nelle famiglie, nei ristoranti e in altri servizi di ristorazione) che distingue tra 6 tipi di intervento, fornendo informazioni sulla loro efficacia stimata, i destinatari e gli stakeholders più rilevanti, esempi concreti per ciascuno e una guida pratica, basandosi anche sull’esperienza dei professionisti: 1 Suggerimenti e strumenti per le famiglie (ad es. ricette per utilizzare gli avanzi); 2 Coaching per le famiglie (ad es. formazione pratica nelle cucine); 3 Campagne di sensibilizzazione locale (ad es. sensibilizzazione dei media ed eventi pop-up) 4 Programmi di formazione in aula e interventi nelle mense scolastiche; 5 Nudges out-of-home (ad es. Doggy bag nei ristoranti per portare a casa il cibo avanzato); 6 Programmi nazionali di prevenzione dello spreco alimentare.

Il JRC conclude: «Gli esempi del compendio dimostrano che la riduzione dello spreco alimentare è realizzabile. Le informazioni ricche e pratiche che fornisce possono aiutare gli Stati membri dell’Ue a coinvolgere tutti gli attori a intraprendere ulteriori azioni e ottenere una riduzione significativa dello spreco alimentare dei consumatori».

L’articolo Meno sprechi alimentari nell’Ue potrebbero far diminuire i prezzi e le emissioni di gas serra sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.