La Corte di appello di Firenze ha condannato il ministero della Difesa, nell’ambito del processo per la morte del pisano Francesco Volterrani, che dopo 32 anni di servizio nella Marina Militare è morto all’età di 52 anni per l’esposizione all’amianto – che ha provocato un tumore che colpisce i polmoni, il microcitoma.

Dopo la sua morte i familiari, avuto contezza che le mansioni cui era stato adibito Francesco avevano causato fenomeni epidemici di cancro fra altri lavoratori, avevano richiesto alla Marina Militare il riconoscimento della dipendenza di causa di servizio e dello status “vittima del dovere”.

Nel 2017, la Difesa aveva chiesto al Ministero dell’Interno di inserire l’uomo nella graduatoria delle vittime del dovere. La figlia allora minorenne di Volterrani venne però esclusa dal riconoscimento; anche in primo grado il tribunale ha confermato l’esclusione della donna, oggi 38enne, dai benefici di previsti per i figli delle vittime.

La sentenza di oggi le rende infine giustizia, col riconoscimento di un assegno vitalizio mensile pari a 2000 euro circa mensili, con gli arretrati di circa 360mila euro.

«È il primo caso – spiega l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, che ha seguito il caso – nel quale il Ministero nega il diritto a un orfano minorenne e che costringe una persona che ha già subito una importante perdita ad adire le vie giudiziarie per il riconoscimento dei propri diritti. Viste le alterne pronunce dei tribunali abbiamo istituito uno specifico servizio di assistenza legale per gli orfani delle vittime del dovere».

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