Un recente studio condotto dall’Istituto Leibniz per l’ecologia delle acque dolci e la pesca interna (IGB) ha rivelato un impatto ecologico insospettato delle sigarette abbandonate. Oltre a danneggiare direttamente gli organismi acquatici come pesci, crostacei e fitoplancton, le sostanze contenute nei mozziconi possono favorire la proliferazione di alghe tossiche, note come cianobatteri o alghe azzurre. Questi microrganismi rappresentano un rischio per la balneazione e per la qualità dell’acqua potabile.
Mozziconi di sigaretta: un pericolo per gli ecosistemi acquatici
Le analisi condotte dalla ricercatrice Dr. Erika Martinez-Ruiz hanno evidenziato che metalli pesanti e nicotina, rilasciati dai mozziconi, ostacolano l’attività di un fungo parassita naturale, il chitridio, che normalmente contribuisce a regolare la crescita dei cianobatteri. Inibendo questa infezione naturale, i mozziconi indirettamente promuovono la diffusione delle alghe azzurre, generando conseguenze ecologiche ancora poco esplorate.
Sebbene altri fattori come temperatura e nutrienti influiscano sulla proliferazione, l’azione dei funghi parassiti rimane cruciale per contenere i cianobatteri, altrimenti capaci di crescere incontrollatamente.
Perché i cianobatteri sono pericolosi?
Secondo l’Agenzia federale tedesca per l’ambiente (UBA), i cianobatteri producono tossine altamente nocive per l’uomo e gli animali. Tra queste figurano epatotossine (dannose per il fegato), citotossine (che danneggiano le cellule), neurotossine (per il sistema nervoso) e sostanze irritanti per la pelle. Inoltre, alcune tossine sono state associate a effetti genotossici e al potenziale di favorire la crescita tumorale. Il contatto con queste alghe può provocare irritazioni, allergie e sintomi non specifici come problemi gastrointestinali o respiratori. Anche il consumo di acqua o alimenti contaminati, come pesci o integratori a base di cianobatteri, può essere rischioso.
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La contaminazione da mozziconi di sigaretta potrebbe avere ripercussioni non solo sugli ambienti balneari, ma anche sulla fornitura di acqua potabile. L’UBA avverte che le tossine possono infiltrarsi negli impianti idrici se il trattamento delle acque non è adeguato. Gli esperti dell’IGB sottolineano la necessità di ampliare gli studi: i test attuali si focalizzano sugli effetti isolati delle sostanze chimiche su singole specie, trascurando le dinamiche più complesse degli ecosistemi reali, dove diversi agenti inquinanti agiscono contemporaneamente.
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Fonte: Leibniz-Institut
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