Intervenendo ieri nell’Aula del Consiglio regionale, nel rispondere all’interrogazione presentata da Marco Stella (FI) sulla governance della Multiutility Toscana, il presidente Eugenio Giani si è soffermato sulle modalità possibili per finanziare gli investimenti necessari sul fronte dei servizi pubblici locali.

«La Regione non ha competenza diretta – dichiara Giani – se non vogliamo intervenire a livello legislativo e forse si renderà anche necessario a un certo punto. Sono a conoscenza della posizione del Partito democratico sulla collocazione in Borsa, la rispetto, ma sono convinto che magari non nel momento contingente, magari è meglio fare prima la Multiutility, e se non sarà la quotazione in Borsa comunque ci si dovrà porre il problema di una modalità per accrescere le risorse».

Come noto, la Multiutility è una società che è già sbocciata a gennaio dalla fusione per incorporazione in Alia di Acqua toscana, Consiag e Publiservizi: un progetto ad oggi incentrato prevalentemente sulla Toscana centrale, con alla guida della Multituility i Comuni di Firenze (37,1%), Prato (18,1%), Pistoia (5,54%) Empoli (3,4%) ed altri comuni toscani (35,9%). Ma l’ambizione è quella di far crescere il perimetro dell’operazione, per riunire sotto un’unica regia la gestione dei servizi pubblici toscani.

«In prospettiva – continua Giani – la collocazione in Borsa diventa a mio parere fondamentale, ma probabilmente non è il momento. E mi è piaciuta molto la posizione del sindaco di Scandicci, Fallani, che parla di azionariato diffuso: può essere un passaggio interessante».

Ad oggi la Multiutility è un soggetto interamente pubblico (anche in caso di sbarco in Borsa, almeno il 51% delle quote è previsto resti in mano pubblica), e saranno dunque i Comuni a decidere del suo destino. Il nodo è come finanziare gli investimenti necessari al territorio.

Gli scenari prospettati per la nascita della Multiutility, ormai mesi fa, individuavano in 254 mln di euro gli investimenti annui attuali di Alia, Publiacqua ed Estra, le tre colonne portanti della Multiutility; dalla loro unione, si delineava una leva finanziaria in grado di mobilitare investimenti annui aggiuntivi per circa 180 mln di euro, mentre la quotazione in Borsa porterebbe il dato a 310 mln di euro (cui si aggiungerebbero risorse per oltre 1 mld di euro legate a un incremento di capitale del 49%).

A seconda del quantitativo di investimenti che sarà effettivamente necessario mettere in campo, i Comuni saranno dunque chiamati a vagliare i vari canali possibili per i finanziamenti, che non sono molti: azionariato popolare, prestiti bancari, quotazione in Borsa o aumento delle tariffe pagate da cittadini e imprese restano i principali.

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