La settimana scorsa la Commissione Ue ha avviato il secondo passo della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia perché il programma nazionale nucleare per la gestione dei rifiuti radioattivi “non è del tutto conforme” alla Direttiva Ue in materia (2011/70, Euratom).

E ha aggiunto una messa in mora, perché il Governo non ha neanche dato esecuzione a quanto richiesto da una sentenza della Corte europea di giustizia (gennaio 2021) in materia di più efficaci norme di radioprotezione – popolazione, lavoratori – e per la gestione “post Fukushima” delle emergenze. Ora, due mesi di tempo per evitare sanzioni pecuniarie.

Anche nell’ultima Conferenza nazionale del 25 febbraio scorso, presenti tutti gli addetti ai lavori, abbiamo sottolineato al Governo e agli Istituti preposti le gravi inadempienze rispetto alla gestione proprio dei rifiuti nucleari più pericolosi, la cosiddetta ‘alta attività’. E, poiché tutte le competenze precedenti sono state unificate nel ministero per Transizione ecologica la situazione si è aggravata, visto che il ministro preposto, Roberto Cingolani, si occupa della spinosa questione dei rifiuti radioattivi con la stessa confusione e pressapochismo con cui affronta la transizione ecologica.

di Massimo Scalia, presidente della Commissione scientifica sul decommissioning

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