Sulla scia dell’impegno presentato nel 2017 da Legambiente e università di Siena, a margine di un side event online della United Nations Ocean Conference in corso a Lisbona e co-organizzato da Legambiente (in qualità di Lead Beneficiary del progetto COMMON – “Coastal Management and MOnitoring Network for tackling marine litter in Mediterranean sea”), dall’università di Siena (nel ruolo di Lead Applicant del progetto Plastic Busters Cap), e da Union for the Mediterranean., Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, delinea gli obiettivi che sono stati raggiunti finora nella tutela della salute del Mediterraneo contro i rifiuti marini.
Intervenendo dal side event, Zampetti ha ricordato che «Uno dei problemi principali del Mediterraneo è rappresentato dalla presenza di legislazioni e regole in materia di rifiuti marini troppo diverse e troppo complesse. Per questo motivo è di fondamentale importanza sviluppare protocolli e azioni condivise per combattere il marine litter, un problema che coinvolge tutti i Paesi che affacciano sul Mediterraneo e che, quindi, va affrontato agendo a livello internazionale, avvalendosi delle competenze e delle responsabilità dei singoli stati. Questo è quanto pratichiamo da tanti anni con la campagna Clean the Med che coinvolge migliaia di volontari lungo tutta la costa del Mar Mediterraneo. Riteniamo quindi che la conferenza sugli oceani sia un’occasione imperdibile per parlarne perché, sebbene il nostro mare sia più piccolo per dimensione rispetto agli Oceani Atlantico e Pacifico, esso rappresenta uno dei più importanti hotspot di biodiversità al mondo, ma anche una delle zone più inquinate da rifiuti marini e microplastiche.
Il meeting, il cui obiettivo è, in particolare, evidenziare l’importanza della cooperazione nella lotta ai rifiuti marini nel Mar Mediterraneo, è proseguito con gli interventi di Vincent Ernoux, coordinatore dell’Eni CBC MEd, programma europeo di spicco nell’ambito della cooperazione mediterranea ed ente finanziatore dei progetti COMMON e Plastic Busters CAP; Heleni Hatziyanni, policy officer DG MARE; Francesca Marcato, project manager Interreg Program; Sana Ben Ismail, professoressa all’INSTM; e Claudia Pecoraro, policy officer dell’Unione Europea.
Maria Cristina Fossi, docente dell’Università di Siena, e partner del progetto COMMON e Plastic Busters CAP, ha sottolineato che «La crescente urgenza e complessità delle sfide sociali interconnesse, come il marine litter richiede che vengano affrontate attraverso il rafforzamento dell’interfaccia scienza, politica e società per fornire le condizioni necessarie a tradurre le conoscenze basate sulla ricerca in azioni efficaci. Inoltre, l’impatto dei rifiuti ingeriti dagli organismi marini dovrebbe essere valutato attraverso un monitoraggio integrato, sia sulle specie commerciali che in quelle protette. Le specie nelle progettualità portate avanti da COMMON e Plastic Busters CAP abbiamo rilevato un numero molto elevato di specie (più di 46 specie diverse) che vanno fagli invertebrati ai mammiferi marini in funzione sia del loro habitat che del loro home range. Dalle ricerche emergenti risulta che nelle gran parti delle aeree marine esaminate è notevolmente più elevata del livello soglia suggerito dalla strategia marina: 20 oggetti per 100 mt lineari. Questo sottolinea la gravità del problema a livello del bacino legato alla circolazione globale di questo inquinanti».
Alessandra Sensi, responsabile dei settori ambiente ed Blue Economy del Segretariato dell’Union for Mediterranean (UpM), ha concluso: «Il messaggio è molto chiaro: il Mediterraneo è un bene prezioso, a livello ambientale ed economico, di vitale importanza per i paesi della regione, e va tutelato attraverso la cooperazione transnazionale. Bisogna fare sistema, fare squadra, e usare lo stesso linguaggio. Giocare tutti insieme e nella stessa direzione per affrontare il marine litter in modo coordinato affinché ognuno – nell’ambito del proprio mandato, delle proprie capacità e del proprio ruolo – possa davvero contribuire ad un obiettivo comune. Special thanks a Legambiente e all’Università di Siena per aver organizzato questo summit».
L’articolo Ocean Conference Onu, Legambiente e università di Siena: Mediteraneo hotspot di biodiversità sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.