Vi siete mai chiesti quanti rifiuti produciamo ogni anno? Secondo il report ISPRA “Rifiuti Urbani edizione 2021” solo nel 2020 sono stati prodotti ben 28,9 milioni di tonnellate di rifiuti urbani.

Se si andasse ad analizzare nello specifico la pattumiera di ciascuna persona molto probabilmente al suo interno potremmo trovare, tra le varie cose, anche oggetti di uso comune che acquistati (e magari utilizzati una sola volta) non servono più e che spesso vengono gettati nuovi o quasi. Fine forse più decorosa, ma non troppo, va invece a tutti quei beni che, se anche non finiscono nella pattumiera, vengono però accumulati e dimenticati in soffitta, in cantina o nel fondo di un armadio per inutilizzo.

Si tratta spesso di acquisti rivelatisi superflui dei quali si potrebbe fare a meno o di beni utili ma di impiego saltuario. Il problema? Tutte queste cose hanno una propria impronta ecologica che si traduce in emissioni inquinanti prodotte per realizzarle, per il loro trasporto e ovviamente per l’eventuale smaltimento.

Cosa fare per evitare tutto questo spreco? Una pratica soluzione arriva dalla possibilità di condividere invece che acquistare. In altre parole, quello che serve è un cambio culturale che consenta di passare dal dogma del possesso a quello dell’uso. Vi serve un trapano? Un rastrello da giardino? Un set di stoviglie per un party? Prima di acquistarli in modo esclusivo chiedetevi: come posso reperirli?

Proprio questa filosofia dell’uso non esclusivo è alla base delle sempre più diffuse oggettoteche e stoviglioteche, esempi di economia circolare e di condivisione. Ma cosa sono?

Leggi anche: I consumatori possono spingere l’economia circolare: ma come sostenerli (e orientarli)?

Le oggettoteche sono le biblioteche degli oggetti

Le oggettoteche sono biblioteche nelle quali invece di prendere in prestito libri si possono reperire beni di uso comune come attrezzi da lavoro, da giardinaggio, tende da campeggio ma vi si possono trovare anche giochi da tavolo, strumenti musicali, beni per la prima infanzia come scaldabiberon e tanto altro. Per essere parte di questo circuito è solitamente richiesto un tesseramento – con il versamento di una piccola quota associativa impiegata anche per il mantenimento in buono stato degli oggetti – e la messa in condivisione di uno o più beni. Entrare in questi luoghi è come avere accesso ad una soffitta comune nella quale sono custoditi sugli scaffali strumenti di vario tipo che prima o poi potranno essere utili a qualcuno. Per quanto concerne la modalità di prestito, solitamente viene disposto un tempo massimo (salvo possibilità di proroghe) di utilizzo a fronte di un piccolo deposito a garanzia del bene.

Tra le oggettoteche più conosciute vi è Leila con sede a Bologna. Come si legge sul loro sito, “l’idea alla base di Leila è quella di promuovere la cultura della condivisione. In fondo abbiamo bisogno di utilizzare, non di possedere”. Un progetto che ha creato intorno a sé una rete che oggi ha permesso a questa oggettoteca di raggiungere un nuovo traguardo: non solo condivisione di beni ma anche di saperi grazie all’organizzazione di workshop e laboratori dove in “cattedra” salgono artigiane e artigiani locali.

Si tratta di progetti in pieno sviluppo dopo un rallentamento dovuto alla pandemia: per dare un po’ di numeri, sempre con riferimento all’esperienza di Leila, nel 2021 rispetto all’anno precedente le condivisioni sono praticamente più che raddoppiate, stessa cosa per quanto riguarda i tesseramenti passati da 30/40 all’anno alle 70 tessere del 2021 e con un 2022 in ulteriore crescita.

Un altro esempio è a Palermo ove si trova invece Zero, oggettoteca nata nel febbraio 2020 grazie alla collaborazione tra tre realtà associative – Neu [nòi] spazio al lavoro, Booq e Alab – e alla vittoria del bando “B circular, fight climate change! finanziato da punto.sud, Fondazione Cariplo e Fondazione con il Sud, che ha promosso l’iniziativa nell’ambito dell’economia circolare.

Situata in due spazi del quartiere Kalsa nel capoluogo siciliano, il progetto vuole incentivare non solo l’uso condiviso di strumenti utili ma anche consentire di imparare tecniche di autorecupero e manutenzione, grazie all’organizzazione di momenti di formazione.

Se però non siete alla ricerca di aspirapolveri o trapani, ma quello che vi serve sono delle stoviglie? Il posto che fa per voi sono le stoviglioteche.

Leggi anche: A Palermo c’è una biblioteca delle cose. “Condividiamo attrezzi e un’idea di società”

Stoviglioteche per dire basta al monouso

Si tratta di luoghi dove poter prendere in prestito stoviglie lavabili e quindi riutilizzabili, come piatti, bicchieri, posate e vassoi con l’obiettivo di ridurre l’utilizzo di prodotti monouso.

Ad esempio, dovete organizzare una cena con molti invitati o una festa di compleanno? Invece di acquistare prodotti usa e getta qui si può trovare tutto il necessario per il vostro evento a minimo impatto ambientale. Gli oggetti più richiesti? Come ci ha raccontato Mercedes Mas Solè della stoviglioteca gestita dalle associazioni Casa per la pace Milano  e Salvambiente di Trezzano sul Naviglio (Mi), “quello che viene richiesto di più sono piatti, bicchieri, posate e qualche brocca e delle ciotole. Noi abbiamo anche aggiunto dei festoni fatti in stoffa realizzati a mano per evitare l’uso, durante le feste, di quelli in plastica o usa e getta”.

I materiali delle stoviglie possono essere di vario tipo purché atossici, lavabili e senza BPA e ftalati: si va dalla plastica dura, all’acciaio, al bambù. Per prendere in prestito – gratuito o con un’offerta libera – le stoviglie sarà sufficiente registrarsi presso la stoviglioteca. A tutela dei beni viene poi solitamente richiesta una cauzione al momento del ritiro del kit di stoviglie. Il prestito dura al massimo una settimana, e se qualche piatto o bicchiere venisse danneggiato o perso dovrà essere sostituito con uno simile al momento della restituzione, consentendo così di non interrompere il servizio.

Stoviglioteche e pandemia: cosa è successo?

Visto la condivisione delle stoviglie come sono cambiate le cose in “era Covid”? Come sottolinea Mercedes, il cambiamento si è avuto “nel numero: facendo poche feste vi sono state poche richieste e anche noi abbiamo diffuso poco l’iniziativa”. Oggi che l’attività è ripresa e stanno aprendo anche nuove strutture, le accortezze sono soprattutto rivolte al momento della riconsegna quando le stoviglie “andranno riportate lavate, meglio se in lavastoviglie che ha più alte temperature di lavaggio, e asciugate bene”.

Per saperne di più sulle stoviglioteche su Facebook si trova il gruppo “Piccole Stoviglioteche Crescono” al cui interno è possibile visionare un elenco, sempre aggiornato, di questi luoghi così da poter scoprire facilmente quello più vicino a voi.

Leggi anche: Convertirci al neoumanesimo

© Riproduzione riservata

L’articolo Oggettoteche e stoviglioteche per mettere in circolo oggetti di uso comune proviene da Economia Circolare.