Dopo quasi 20 anni di defatiganti negoziati, spinti fa un’opinione pubblica globale sempre più preocupata per la salute degli oceani e della vita marina, i 193 Stati membri delle Nazioni Unite hanno adottato durante la Conferenza intergovernativa all’ONu uno storico Trattato legalmente vincolante sulla biodiversità marina in alto mare oltre i confini nazionali, che coprono i due terzi degli oceani del pianeta. Al momento dell’adozione dell’Trattato, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha detto ai delegati di tutti i Paesi del mondo: « L’oceano è la linfa vitale del nostro pianeta. E oggi avete pompato nuova vita e speranza di dare all’oceano una possibilità di combattere. Ci siete riusciti e lo avete fatto in un momento critico. In tutto il mondo, l’oceano è minacciato su più fronti. Il cambiamento climatico sta riscaldando il nostro pianeta, sconvolgendo i modelli meteorologici e le correnti oceaniche e alterando gli ecosistemi marini e le specie che ci vivono. Le temperature della superficie del mare nel Nord Atlantico sono recentemente aumentate così in alto da essere letteralmente fuori scala. L’asse di un grafico di lunga data che tracciava quelle temperature ha dovuto essere ridisegnato per riflettere aumenti di temperatura senza precedenti. La biodiversità marina è sotto attacco a causa della pesca eccessiva, dello sfruttamento eccessivo e dell’acidificazione degli oceani. Oltre un terzo degli stock ittici viene sfruttato a livelli insostenibili. E stiamo inquinando le nostre acque costiere con prodotti chimici, plastica e rifiuti umani».
Guterres ha sottolineato che «Il risultato storico che celebriamo oggi è fondamentale per affrontare queste minacce e garantire la sostenibilità di quelle aree non coperte dalla giurisdizione nazionale, oltre i due terzi dell’oceano. Dopo due decenni di lavoro, l’adozione di questo accordo dimostra la forza del multilateralismo, basandosi sull’eredità dell’United Nations Convention on the Law of the Sea. Agendo per contrastare le minacce al nostro pianeta che vanno oltre i confini nazionali, state dimostrando che le minacce globali meritano un’azione globale. Che i paesi possono unirsi, insieme, per il bene comune. Che lo spirito di cooperazione multilaterale che infonde quest’aula è vivo e vegeto. Ma, amici miei, il vostro lavoro non è ancora finito. Vi esorto a non lesinare sforzi per garantire l’entrata in vigore di questo accordo. Invito tutti gli Stati ad agire senza indugio per firmare e ratificare questo accordo il prima possibile. Questo è fondamentale per affrontare le minacce che hanno di fronte gli oceani e per il successo degli obiettivi e dei traguardi relativi agli oceani, tra cui l’Agenda 2030 e il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework».
L’Onu ha pubblicato i 5 punti chiave sul perché questa decisione è importante per il mondo:
1 Nuova protezione oltre i confini. Mentre i Paesi sono responsabili della conservazione e dell’uso sostenibile dei corsi d’acqua sotto la loro giurisdizione nazionale, l’alto mare ora ha una protezione aggiuntiva da tendenze distruttive come l’inquinamento e le attività di pesca insostenibili. Adottato dall’Intergovernmental Conference on Marine Biodiversity of Areas Beyond National Jurisdiction (BBNJ), il trattato ““high seas” mira ad assumere la gestione dell’oceano per conto delle generazioni presenti e future, in linea con la Convention on the Law of the Sea. Il nuovo accordo contiene 75 articoli che puntano a proteggere, prendersi cura e garantire l’uso responsabile dell’ambiente marino, mantenere l’integrità degli ecosistemi oceanici e conservare il valore intrinseco della diversità biologica marina.
2 Oceani più puliti. Sostanze chimiche tossiche e milioni di tonnellate di rifiuti di plastica si stanno riversando negli ecosistemi costieri, uccidendo o ferendo pesci, tartarughe marine, uccelli marini e mammiferi marini, e si stanno facendo strada nella catena alimentare e alla fine vengono consumati dagli esseri umani. Nel 2021 sono entrate negli oceani più di 17 milioni di tonnellate di plastica, costituendo l’85% dei rifiuti marini, e secondo le proiezioni dell’ultimo rapporto sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), dovrebbero raddoppiare o triplicare ogni anno entro il 2040. Secondo le stime delle Nazioni Unite, a meno che non si intervenga, entro il 2050 in mare potrebbe esserci più plastica che pesce, Il trattato mira a rafforzare la resilienza e contiene disposizioni basate sul principio “chi inquina paga” nonché meccanismi per affrontare le controversie. In base alle disposizioni del trattato, le parti devono valutare i potenziali impatti ambientali di qualsiasi attività pianificata al di fuori delle loro giurisdizioni.
3 Gestione sostenibile degli stock ittici. Per l’Onu, più di un terzo degli stock ittici globali è sfruttato eccessivamente, secondo le Nazioni Unite. Il trattato sottolinea l’importanza del rafforzamento delle capacità e del trasferimento della tecnologia marina, compreso lo sviluppo e il rafforzamento della capacità istituzionale e dei quadri o meccanismi normativi nazionali. Questo Ciò include una maggiore collaborazione tra le organizzazioni marittime regionali e le organizzazioni regionali di gestione della pesca.
4 Abbassare le temperature. Il riscaldamento globale sta spingendo le temperature degli oceani verso nuovi livelli record, alimentando tempeste più frequenti e intense, l’innalzamento del livello del mare e salinizzazione dei territori costieri e delle falde acquifere. Affrontando queste preoccupazioni urgenti, il trattato fornisce una guida, anche attraverso un approccio integrato alla gestione degli oceani che costruisce la resilienza dell’ecosistema per affrontare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici e dell’acidificazione degli oceani e mantiene e ripristina l’integrità dell’ecosistema, compresi i servizi del ciclo del carbonio. Le disposizioni del trattato riconoscono anche i diritti e le conoscenze tradizionali delle popolazioni indigene e delle comunità locali, la libertà della ricerca scientifica e la necessità di una giusta ed equa condivisione dei benefici.
5 Vitale per la realizzazione dell’Agenda 2030. Alcuni degli obiettivi e target Onu includono l’SDG 14 che mira, tra l’altro, a prevenire e ridurre in modo significativo l’inquinamento marino di ogni tipo entro il 2025 e a porre fine alla pesca eccessiva attraverso piani di gestione basati su dati scientifici al fine di ripristinare gli stock ittici nel minor tempo possibile. L’Onu evidenzia che «Il nuovo accordo consentirà la creazione di strumenti di gestione territoriale, comprese le aree marine protette, per conservare e gestire in modo sostenibile habitat e specie vitali in alto mare e nei fondali marini internazionali». Il trattato considera anche le circostanze speciali che devono affrontare le piccole isole e le nazioni in via di sviluppo senza sbocco sul mare.
Il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Csaba Kőrösi , ha detto ai delegati della Conferenza intergovernativa: «Abbiamo un nuovo strumento. Questo risultato storico testimonia il vostro impegno collettivo per la conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica marina in aree al di fuori della giurisdizione nazionale. Insieme avete gettato le basi per una migliore gestione dei nostri mari, assicurandone la sopravvivenza per le generazioni a venire».
Soddisfatta anche Greenpeace che sottolinea: «Lo storico Trattato globale per proteggere gli oceani e raggiungere quindi una tutela del 30% entro il 2030, il cosiddetto “obiettivo 30×30”, è stato formalmente adottato per consenso dalle Nazioni Unite a New York. L’adozione arriva dopo che il testo del Trattato, concordato lo scorso marzo, è stato sottoposto a revisioni legali e tradotto in tutte le lingue ufficiali delle Nazioni Unite. I governi possono ora procedere alla firma e alla ratifica del Trattato per passare dalle parole ai fatti e, finalmente, proteggere davvero gli oceani del pianeta. Il Trattato è un potente strumento giuridico che potrà essere utilizzato per raggiungere l’ambizioso obiettivo del 30×30, concordato dai governi nell’ambito della Convenzione sulla Biodiversità alla fine del 2022. Una volta ratificato, il Trattato permetterà infatti la creazione, anche in acque internazionali, di una rete di santuari marini, liberi da attività umane distruttive. Affinché il Trattato diventi operativo, deve prima essere ratificato da almeno 60 nazioni: solo così potrà entrare in vigore e diventare uno strumento giuridicamente vincolante».
Per Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia, «Questo trattato è una vittoria per la vita degli oceani. Ora tutti i Paesi firmatari, Italia inclusa, devono procedere con urgenza alla ratifica e iniziare a creare una rete efficace di santuari marini anche nelle loro acque territoriali e Zone Economiche Esclusive. La scienza è chiara: solo proteggendo almeno il 30% degli oceani entro il 2030 daremo ai mari del pianeta la possibilità di riprendersi e prosperare. Continueremo a impegnarci per garantire una rapida ratifica del Trattato e fare in modo che una rete efficace di aree marine protette diventi presto realtà anche nel Mediterraneo».
L’articolo Oltre i confini: l’Onu adotta un nuovo trattato di alto mare per salvare biodiversità e clima sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.