Nella Piazza del Popolo di Peccioli è stato presentato oggi il progetto per realizzare, all’interno del Polo Belvedere, un nuovo impianto di ossidazione termica in grado di chiudere il cerchio della gestione rifiuti nella toscana costiera.
«Belvedere ha vinto la sfida più difficile, perché insieme è stata ricercata la chiusura del ciclo – spiega l’assessora regionale all’Ambiente, Monia Monni – Il modello è quello di una serie di impianti che, in rete, diminuiscano la quantità dei rifiuti da conferire in discarica».
Del resto il nuovo Piano regionale dell’economia circolare, in via di approvazione, è molto schietto nell’esplicitare le alternative in campo. Se non verranno presto messi in campo nuovi impianti dove recuperare i rifiuti, il fabbisogno toscano per gli smaltimenti in discarica crescerà a 10,3 mln di mc al 2028; una traiettoria del tutto insostenibile.
I gap da colmare sono soprattutto due, sul fronte dei rifiuti secchi non riciclabili meccanicamente e su quello dei rifiuti organici. A Belvedere si prova a colmare entrambi. La partecipata pubblica ad azionariato diffuso che gestisce l’omonimo Polo impiantistico sta affiancando alla storica discarica – che oltre da presidio ambientale funge da luogo per opere d’arte, cultura, sport – un biodigestore anaerobico per i rifiuti organici, atteso in funzione entro l’anno, e adesso ha presentato il progetto di ossicombustione.
Tutto nasce dell’avviso pubblico emanato nel 2021 dalla Regione Toscana per raccogliere proposte impiantistiche direttamente dai territori. «Abbiamo chiesto proposte che non fossero termovalorizzatori – ricorda Monni – Il dissenso sociale non permette di realizzare impianti di questo tipo. Qui a Peccioli c’è una soluzione alternativa».
Un accordo tra Belvedere e Retiambiente – il gestore unico e interamente pubblico che ha in carico l’igiene urbana lungo l’Ato Toscana costa, dove ricade Peccioli – ha portato a rispondere all’avviso regionale con la proposta di “Impianto di ossidazione termica con tecnologia flameless”, il cui progetto è stato depositato il 9 giugno in Regione e presentato oggi in piazza dopo l’anticipazione dello scorso autunno.
Tale progetto, realizzato da 40 professionisti coordinati da Getas Petrogeo e gruppo Itea, vede la titolarità della neocostituita società Novatosc, partecipata all’85% da Belvedere e per il 15% restante da Oxoco, ovvero la società licenziataria esclusiva della tecnologia Isotherm PWR Flameless Oxycombustion.
Si tratta dell’unica tecnologia nata in Italia ad essere inserita dalla Commissione Ue nel più recente elenco (2019) delle migliori tecniche disponibili (Bat) per la gestione rifiuti; dopo una sperimentazione pluriennale a Gioia del Colle, già la Regione Puglia l’ha inserita nel 2021 nel proprio piano regionale, puntando a realizzare un impianto nell’area di Bari.
Una prospettiva già passata al vaglio del Consiglio di Stato, che la scorsa estate con cinque sentenze gemelle si è pronunciato confermando che la tecnologia rispetta il principio “do not significant harm” previsto dalla tassonomia Ue sugli investimenti verdi, e affermando la sua compatibilità coi principi europei di economia circolare.
In concreto, l’ossicombutore proposto a Peccioli permetterebbe di ricavare nuova materia ed energia da rifiuti altrimenti destinati a termovalorizzazione o in discarica.
Grazie a investimenti da 125 mln di euro, il progetto si propone di gestire fino a 177mila t/a di rifiuti solidi e 75mila t/a di percolati (da intendersi non come semplice somma, dato che all’aumentare dei rifiuti solidi processati dovranno diminuire i percolati) da cui ricavare 26.500 t/a di perle vetrose destinate al mercato edile (è in corso la procedura di riconoscimento di End of waste), ad esempio per pavimentazione drenanti o per isolamento termico; 50mila mc/a di acqua da destinare a scopi industriali e di comparto; circa 90mila t/a di CO2 che sarà catturata, liquefatta e reimmessa sul mercato; 42mila MWh di energia da poter distribuire. E 31 nuovi posti di lavoro per garantire l’operatività dell’impianto.
Tutto questo trattando i rifiuti tramite la tecnologia Isotherm, cosiddetta flameless (senza fiamma) perché le particolari condizioni all’interno dell’impianto – esercizio in pressione, uso di ossigeno puro, temperatura di oltre 1300°C – permettono di rendere la fiamma stessa del tutto trasparente, di fatto invisibile.
Da Oxoco aggiungono che tutto ciò garantisce la «trasformazione dei sottoprodotti organici indesiderati come Ipa, diossine, furani, Pcb in anidride carbonica e acqua, entrambe recuperate e destinate a riutilizzo. La combinazione dei tre parametri operativi fondamentali – ossigeno, pressione e temperatura – è in grado di portare a fusione la frazione non combustibile dei rifiuti (inerti), dando luogo alla produzione non di ceneri (come nella combustione ordinaria), ma di materiale vetroso inerte e riutilizzabile in sicurezza. I metalli pesanti vengono così incapsulati nella matrice vetrosa evitando il rilascio del residuo di carbonio e altre sostanze pericolose».
In attesa di dati progettuali di maggiore dettaglio, e soprattutto della valutazione sugli stessi che dovrà arrivare dagli uffici tecnici competenti della Regione Toscana, l’impianto prospettato oggi a Peccioli sembra avere le caratteristiche per permettere davvero al territorio di fare un passo avanti verso l’economia circolare, tanto da essersi conquistato l’entusiasmo di Ermete Realacci, il presidente onorario di Legambiente nazionale.
Non solo: dalla collaborazione tra Belvedere e Retiambiente potrebbe infine nascere anche un nuovo assetto industriale, tutto a trazione pubblica, per valorizzare al meglio la gestione rifiuti lungo la costa toscana.
«Mi auguro che questa collaborazione possa continuare con l’obiettivo di struttura sempre di più Retiambiente sul piano della disponibilità impiantistica, sia per ragioni economiche che strategiche – osserva nel merito Renzo Macelloni, sindaco di Peccioli (nella foto con Monni, ndr) – Faccio un appello ai miei colleghi sindaci: ora osiamo di più nella strutturazione industriale di Retiambiente per trasformarla da società di partecipazione a società industriale assorbendo tutte le Sol (Società operative locali) avendo come unico obiettivo quello di rimanere fortemente radicata al territorio e avendo come unica preoccupazione quella della soddisfazione degli utenti.
Retiambiente a mio avviso, dovrebbe avere l’ambizione di allargare una quota del suo capitale sociale, sia per reperire risorse finanziarie e fare investimenti che per rafforzare il suo collegamento con il territorio in maniera indissolubile. Con un progetto societario e industriale unico nel suo genere ma di grande valore sociale. In questo caso la Belvedere guarderebbe con grande interesse e favore ad essere anche incorporata in Retiambiente».
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