L’allevamento intensivo di bestiame e una dieta eccessivamente ricca di prodotti animali provocano notevoli perdite di azoto reattivo nell’ambiente. Questo causa diverse forme di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, contribuendo al cambiamento climatico. L’esaurimento dell’azoto nel suolo è considerato una delle principali cause di perdita di biodiversità e di risorse naturali. I suoli sani sono la base della nostra sicurezza alimentare e del lavoro degli agricoltori.
Il nuovo rapporto “Appetite for Change: Food system options for nitrogen, environment & health. 2nd European Nitrogen Assessment Special Report on Nitrogen & Food”, realizzato dall’UK
Centre for Ecology and Hydrology (UKCEH) per conto della Task Force on Reactive Nitrogen dell’UNECE Convention on Long-range Transboundary Air Pollution, Il rapporto presenta i cambiamenti necessari per raggiungere gli obiettivi concordati per dimezzare i rifiuti di azoto stabiliti nella Dichiarazione di Colombo dell’United Nations environment programme (Unep) e nel the Kunming-Montreal Global diversity framework e in linea con l’ambizione dell’Ue di ridurre del 50% le perdite di nutrienti, compreso l’azoto,
Il rapporto, al quale hanno collaborato anche i ricercatori del Joint research center (JRC) dell’Unione europea che fanno parte di un team internazionale di scienziati che lavorano con l’Air Convention dell’Onu, evidenzia che «Una combinazione di cambiamenti nella dieta e misure tecniche lungo la catena alimentare può dimezzare le perdite di azoto nell’ambiente, con vantaggi per la salute umana e planetaria».
Al JRC ricordano che «Le perdite globali di azoto rappresentano una seria minaccia per la sostenibilità ambientale. I nitrati in eccesso possono portare all’inquinamento dell’acqua con conseguente proliferazione di alghe, perdita di biodiversità e inquinamento atmosferico. Queste perdite compromettono anche la capacità del settore agricolo di nutrire una popolazione in crescita, cosa che non è possibile in modo sostenibile con diete ricche di carne».
Il nuovo rapporto rafforza le prove scientifiche sull’azoto e sui sistemi alimentari e chiede «Azioni più ambiziose per rendere l’attuale sistema alimentare più sostenibile. Una gamma equilibrata di azioni, tra cui il dimezzamento del consumo di carne e latticini (approccio “demitarian”), una migliore gestione delle imprese agricole e della catena alimentare e il rafforzamento dell’economia circolare e del ruolo svolto del bestiame, potrebbero raggiungere una riduzione del 49% delle perdite di azoto. Incoraggiare diete a base vegetale può promuovere la salute umana e un pianeta più sano».
Tra i 144 scenari esaminati in questo studio, 11 dei 12 che ridurrebbero la perdita di azoto del 50% e quindi soddisferebbero gli obiettivi dell’Ue, implicano un cambiamento della dieta. «L’opzione più equilibrata con i costi sociali più bassi per ridurre le perdite di azoto (del 49%) è una combinazione di: Dimezzare il consumo di carne e latticini; Migliorare la gestione delle imprese agricole e della catena alimentare; Ridurre il consumo eccessivo e l’assunzione di proteine – dicono i ricercatori – Diete più equilibrate, prevalentemente a base vegetale, avrebbero un’impronta di azoto inferiore, minori emissioni di gas serra e porterebbero risultati positivi sulla salute».
Poi ci sono anche i vantaggi per la salute: «Livelli elevati di nitrati nell’acqua potabile e nel cibo possono aumentare il rischio di malattie non trasmissibili, tra cui cancro, malattie della tiroide e malattie cardiovascolari», avvertono i ricercatori.
E gli scienziati hanno scoperto un altro modo per ridurre le perdite di azoto dal suolo è quello di ridurre gli sprechi alimentari e migliorare il trattamento delle acque reflue in modo da recuperare più nutrienti.
Inoltre, il rapporto ha rilevato che, nel 2015, «Solo il 18% dell’azoto nel sistema alimentare europeo è stato utilizzato in prodotti alimentari e fibre, mentre la maggior parte del rimanente è stato sprecato in dispersioni nell’ambiente, contribuendo all’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, che minacciano il nostro clima, la biodiversità e la salute umana».
Il JRC fa notare che «L’aumento senza precedenti dei prezzi dell’energia, dei fertilizzanti e degli alimenti a partire dal 2021 sottolinea la necessità di affrontare la vulnerabilità del sistema alimentare. Le diete a base vegetale richiedono meno terreno e fertilizzanti minerali, riducendo così la dipendenza energetica e aumentando la resilienza alle crisi alimentari ed energetiche. Come mostrato nella comunicazione della Commissione sulla salvaguardia della sicurezza alimentare e sul rafforzamento della resilienza dei sistemi alimentari , ridurre la dipendenza dell’agricoltura europea dalle importazioni di energia, fertilizzanti e mangimi è più che mai una necessità. Tra le proposte presentate dalla Commissione figurano una maggiore efficienza nell’uso dei nutrienti, il passaggio all’ammoniaca verde per i fertilizzanti azotati e l’economia circolare».
Il rapporto conclude: «Utilizzando le tecnologie attualmente disponibili, esiste già un ampio margine per migliorare l’efficienza nell’uso dell’azoto a livello delle aziende agricole. Questo è particolarmente vero per i sistemi arabili, che potrebbero raggiungere un miglioramento fino al 92%. Un’elevata efficienza nell’uso dell’azoto è ottenibile anche nell’allevamento di suini e pollame (80%) e nell’allevamento di bovini e ovini (dal 55% al 61%). Le tecnologie future, compresa l’agricoltura di precisione e digitale, hanno il potenziale per migliorare l’efficienza nell’uso dell’azoto oltre ciò che è attualmente possibile. La trasformazione del sistema alimentare e il progresso verso gli obiettivi relativi all’azoto necessitano di politiche congiunte, che comprendano incentivi finanziari e aiutino i consumatori ad accedere a scelte alimentari più sostenibili con un minore impatto ambientale. La scelta delle soluzioni disponibili, come i legumi, e l’innovazione negli alimenti e nei mangimi, possono aiutare a raggiungere diete a bassa impronta di azoto fornendo allo stesso tempo benefici nutrizionali».
L’articolo Per ridurre l’inquinamento da azoto ci vuole una dieta più a base vegetale sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.