Si parla tanto di economia circolare e di buone pratiche per il riciclo dei materiali. Fra i materiali più green non possiamo non menzionare il vetro, che può essere riciclato all’infinito, praticamente ad emissioni zero. Proprio per la sua importanza verso un’economia circolare, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2022 l’anno internazionale del vetro.
Come si legge nella risoluzione ufficiale – il 2022 sottolineerà il ruolo tecnologico, scientifico, economico, ambientale, storico e artistico del vetro nella nostra società, mettendo in luce le ricche possibilità di sviluppo delle tecnologie e il loro potenziale contributo per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile e delle società inclusive, raggiungere la ripresa economica mondiale e ricostruire meglio dall’epidemia di coronavirus.
Un materiale antico
Diversamente dalla plastica, materiale di invenzione recente, il vetro era noto già agli antichi Egizi e ha una storia millenaria alle spalle. Gli archeologi hanno trovato tracce di vetro risalenti all’antica Mesopotamia: si trattava di piccole pietre e monili, a cui fecero seguito vasetti e recipienti.
Anche in epoca romana il vetro ebbe grande successo, attraverso lo sviluppo di tecniche di lavorazione sempre più raffinate e precise che portarono alla creazione di splendidi manufatti in vetro soffiato che oggi popolano le teche di molti musei. Ma non solo: i Romani avevano già messo a punto anche tecniche di riciclo di questo materiale, che veniva fuso e a cui veniva data nuova forma.
Il vetro: riciclabile all’infinito
Uno studio pubblicato lo scorso anno sulla rivista scientifica Nature ha definito il vetro come la “gemma nascosta per un futuro a emissioni zero”. Diversamente da altri materiali come carta e plastica, il vetro può essere riciclato e riutilizzato all’infinito, senza perdere nessuna delle sue proprietà: la spinta a ridurre l’uso della plastica potrebbe accelerare l’uso del vetro, che diventerebbe indiscusso protagonista di un’economia carbon neutral.
Infatti, se da una parte è vero che la produzione di vetro genera circa 86 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, è anche vero che tali emissioni vengono completamente eliminate se il materiale viene riciclato nel modo giusto. Il vetro viene prodotto fondendo insieme calcare, sabbia e carbonato di sodio a 1.500°C, e il calore prodotto per la fusione genera circa l’80% delle emissioni connesse a questo materiale; le restanti emissioni inquinanti provengono dalle reazioni chimiche fra le materie prime coinvolte.
Tuttavia, se al posto di materie prime nuove venissero usati frantumi di vetro da riciclare, le reazioni chimiche in fase di fusione non rilascerebbero CO2 nell’ambiente; inoltre, il punto di fusione del vetro riciclato è più basso, e questo consentirebbe di risparmiare combustibile e, di conseguenza, ridurre ulteriormente le emissioni.
Stando agli ultimi dati, il nostro continente è al primo posto nel mondo per il riciclo di questo materiale – questo rende l’Europa un modello virtuoso da esportare nel mondo. Attualmente, fra Unione Europea e Regno Unito, tre quarti di tutto il vetro utilizzato nel quotidiano (bottiglie, barattoli) viene raccolto e destinato al riciclo. L’obiettivo, entro il 2030, è di arrivare a riciclare il 90% del materiale.
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Vuoto a rendere: un “altro” riciclo
Oltre al riciclo vero e proprio del materiale grezzo, che torna a nuova vita dopo essere stato nuovamente fuso e modellato, esiste un altro sistema di riciclaggio più semplice e praticato già da decenni – noto anche ai nostri genitori e ai nostri nonni ma poi caduto un po’ nel dimenticatoio: il vuoto a rendere.
Da non intendersi come unica alternativa al riciclo del materiale, quanto piuttosto come un’azione complementare ad esso, il vuoto a rendere permette di restituire al fornitore il contenitore dopo che questo è stato svuotato, in modo da essere riempito nuovamente e riutilizzato fino a quaranta volte! Ecco allora che bottiglie, vasetti e fiaschi hanno numerose vite prima di essere definitivamente gettate e riciclate.
I vantaggi di questa pratica sono molteplici. Innanzitutto, meno vetro viene prodotto e immesso nell’ambiente, con la conseguente riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera; producendo meno vetro, poi, si risparmia anche l’uso di materie prime, come l’acqua o il gas metano per alimentare le fornaci; infine, si producono meno rifiuti, a beneficio del nostro territorio e dell’intera comunità.
Purtroppo in Italia – Paese virtuoso per il riciclo del vetro, in cui oltre il 77% del materiale viene riciclato – il vuoto a rendere ha subito una pesante battuta d’arresto negli ultimi anni, come ci ha raccontato Silvia Ricci, responsabile Rifiuti ed economia circolare dell’Associazione Comuni Virtuosi, in questo articolo.
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Fonti: Nazioni Unite / AssoVetro / ANSA / Nature
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