Secondo una mappa dettagliata diffusa oggi da Greenpeace Italia, «E’ stata rilevata la presenza di Pfas (composti poli- e perfluoroalchilici) in 132 dei 462 campioni di acqua destinata al consumo umano monitorati dall’ente gestore MM e da ATS Città Metropolitana di Milano, relativi agli anni 2021, 2022 e parte del 2023, ottenuti da Greenpeace Italia tramite istanza di accesso agli atti».
Greenpeace ha reso pubblici gli esiti delle analisi effettuate per circa due anni e mezzo nel capoluogo lombardo dagli enti preposti e approfondirà il tema della contaminazione da PFAS delle acque a Milano e in Lombardia durante un evento pubblico che si terrà venerdì 27 ottobre al’Arci Bellezza.
I Pfas sono un ampio gruppo di sostanze chimiche di sintesi prodotte dall’industria. Si tratta di composti persistenti e difficilmente biodegradabili che si accumulano nel corpo umano. Sono noti interferenti endocrini e associati sia ad alcune forme tumorali come il cancro ai reni e ai testicoli, sia a problemi alla tiroide, danni al fegato e al sistema immunitario, riduzione del peso alla nascita dei neonati, obesità, diabete, elevati livelli di colesterolo, riduzione della risposta immunitaria ai vaccini, diabete gestazionale e impatti negativi sulla fertilità. Per questo, Greenpeace Italia ha promosso una petizione per chiedere a governo, Parlamento e ai ministeri competenti di varare in tempi brevi un provvedimento che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas sul territorio nazionale.
Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia. Ha spiegato che «Oggi promuoviamo un’operazione di trasparenza offrendo alla cittadinanza di Milano la possibilità di consultare i livelli di contaminazione da Pfas in vari punti della rete acquedottistica cittadina: siamo costretti a farlo perché gli enti pubblici a cui spetta questa responsabilità, pur monitorando da anni la presenza di queste sostanze, non diffondono i risultati delle analisi. Anche se tutti i prelievi del territorio milanese sono inferiori ai limiti fissati dall’attuale Direttiva europea, in oltre un caso su quattro le concentrazioni risultano superiori ai valori più cautelativi per la salute umana fissati o proposti in altri Paesi come la Danimarca o gli Stati Uniti. I cittadini hanno il diritto di sapere di essere esposti a rischi che già oggi sono ritenuti inaccettabili in altre nazioni».
L’organizzazione ambientalista specifica che «In 76 casi le concentrazioni rilevate a Milano erano superiori a limiti più restrittivi vigenti in Danimarca (2 nanogrammi per litro per la somma di quattro PFAS) o proposti negli Stati Uniti (4 nanogrammi per litro per i composti PFOA e PFOS). Inoltre, sebbene le concentrazioni rilevate risultino inferiori al limite fissato dalla Direttiva europea 2020/2184, pari a 100 nanogrammi per litro per la somma di 24 sostanze, destano comunque preoccupazione perché secondo le più recenti conoscenze scientifiche la presenza di PFAS nell’acqua può costituire un pericolo anche a concentrazioni molto basse».
Una conferma a riguardo viene dalle recenti dichiarazioni di Marco Martuzzi, direttore del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, riportate da ilfattoquotidiano.it e in cui si specifica che «La contaminazione da Pfas in Veneto, così come altrove in Italia e altrove, continua purtroppo a rappresentare una sfida, come anche evidenziato dall’allarme espresso dal territorio. Data l’ubiquità e la persistenza di queste molecole occorre proseguire nell’opera di contenimento dell’esposizione e di approfondimento delle implicazioni di salute, al fine di prevenirne il più possibile i danni sanitari, anche indiretti e a lungo termine».
E Greenpeace chiosa: «Ecco perché, oltre alla Danimarca, anche Svezia, Paesi Bassi, Germania e la regione belga delle Fiandre hanno già adottato limiti o raccomandazioni più basse per l’acqua potabile, compresi tra 4 e 20 nanogrammi per litro».
Vincenzo Cordiano, presidente della sezione regionale del Veneto dell’Associazione Medici per l’Ambiente, aggiunge: «Non dobbiamo far credere alle persone che una bassa concentrazione di Pfas sia innocua per la salute. Si tratta di sostanze che si accumulano negli organi, quindi un’esposizione cronica anche a piccolissime dosi rischia di provocare conseguenze sanitarie anche gravi. I limiti di legge europei che entreranno in vigore nel 2026 non tutelano la nostra salute. Se nell’acqua che giornalmente beviamo è presente un qualunque quantitativo di PFAS, non abbiamo garanzia che non vi siano effetti per la salute, soprattutto su bambini, donne in gravidanza e persone fragili. L’unico limite sicuro è la loro assenzaz.
Greenpeace Italia fa notare che «Le concentrazioni riscontrate nella rete acquedottistica milanese possono essere facilmente abbattute tramite una soluzione emergenziale come l’installazione e/o il potenziamento di appositi sistemi di filtrazione».
L’organizzazione ambientalista chiede però alla Regione Lombardia di «Intervenire a monte e individuare tutte le fonti inquinanti, al fine di bloccare la contaminazione all’origine e riconvertire le produzioni industriali che ancora utilizzano queste sostanze. Inoltre, è necessario rendere disponibili alla collettività gli esiti delle analisi, e garantire il diritto della cittadinanza a disporre di acqua pulita e non contaminata».
L’articolo Pfas nell’acqua potabile di Milano sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.